Cosa si è deciso nell’incontro tra Meloni ed Erdogan a Roma
I due hanno firmato diversi accordi, il più importante dei quali riguarda la difesa, ed evitato ogni argomento potenzialmente imbarazzante

L’Italia e la Turchia hanno firmato undici accordi di cooperazione bilaterale durante la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Roma. Erdogan è stato accolto martedì dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e i due hanno parlato di scambi commerciali, politiche migratorie e soprattutto di difesa. Tra gli accordi firmati, il più importante riguarda una collaborazione tra l’azienda di armamenti italiana Leonardo e quella turca Baykar per la costruzione di droni militari.
Il clima estremamente cordiale della visita, tutta concentrata sul miglioramento della già buone relazioni tra Italia e Turchia, mostra ancora una volta quanto la Turchia sia importante per l’Europa in ambiti come la gestione dei flussi migratori e la sicurezza. Erdogan governa la Turchia in maniera autoritaria, e di recente il suo governo è stato oggetto di enormi proteste popolari dopo l’arresto (con ogni probabilità per per ragioni politiche) di Ekrem Imamoglu, l’ex sindaco di Istanbul e principale avversario del presidente. Di questo durante l’incontro pubblico tra i due leader non si è parlato.
Tutto l’incontro tra Meloni ed Erdogan è stato costruito per evitare momenti imbarazzanti o spiacevoli, anche in memoria di quando, qualche anno fa, l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi diede a Erdogan del «dittatore», benché non in sua presenza. I due leader sono apparsi davanti ai giornalisti, che però erano pochi e molto selezionati (dieci italiani e dieci turchi) e che soprattutto non hanno potuto fare domande: Erdogan e Meloni hanno parlato e poi se ne sono andati. Questa non è una novità per incontri del genere, ma è comunque stata molto notata.
Tra le questioni di cui i due leader hanno parlato c’è stata l’immigrazione: Meloni ha ringraziato Erdogan per avere «sostanzialmente azzerato» le partenze di migranti dalle coste turche, cosa che è avvenuta a seguito di un controverso accordo tra la Turchia e l’Unione Europea. Hanno poi parlato di Libia, un paese che è piuttosto importante tanto per l’Italia quanto per la Turchia, dei negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina e della guerra nella Striscia di Gaza.
I media turchi hanno dato molto risalto al fatto che Erdogan abbia ringraziato l’Italia e il governo di Meloni per il loro sostegno all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. In realtà, prima di diventare presidente del Consiglio, Meloni aveva fatto dure campagne contro la Turchia nell’Unione, chiesto che le fosse revocato lo status di paese candidato all’ingresso e sostenuto la Turchia avrebbe provocato una «islamizzazione» dell’Europa.
Ma l’elemento centrale della visita sono stati gli scambi commerciali, che nel 2024 ammontavano a circa 28 miliardi di euro. Come detto, l’accordo più importante e rilevante è stato quello firmato tra Leonardo e l’azienda turca Baykar.

Il capo della tecnologia di Baykar Selçuk Bayraktar e l’amministratore di Leonardo Roberto Cingolani si stringono la mano davanti a Erdogan e Meloni, 29 aprile 2025 (ANSA / Filippo Attili – Palazzo Chigi)
L’accordo (che in realtà è un memorandum of understanding, cioè una dichiarazione d’intenti preliminare che dovrà essere poi specificata) prevede la creazione di una joint venture tra Leonardo e Baykar per la produzione di droni da combattimento, settore su cui Baykar è uno dei leader al mondo. I suoi droni Bayraktar hanno avuto per esempio un ruolo fondamentale nella guerra in Ucraina, e sono estremamente richiesti. Pur essendo un’azienda privata (al contrario di Leonardo, che è pubblica) Baykar è estremamente vicina al governo turco, anche per legami parentali: Selçuk Bayraktar, che guida l’azienda assieme al fratello Haluk, è il genero di Erdogan. Anche Selçuk Bayraktar era a Roma martedì.
La joint venture dovrebbe avere la sede in Italia e la produzione dovrebbe essere divisa tra i due paesi. I siti industriali di Leonardo coinvolti in varie maniere saranno quelli di Ronchi dei Legionari (Friuli Venezia Giulia), Nerviano (Lombardia), Torino e Roma.



