Il cardinale Angelo Becciu parteciperà al conclave?
Lui dice di sì, ma intanto è stato escluso dall'elenco di quelli che possono eleggere il nuovo papa: la verità è che per ora non si capisce

L’11 maggio al massimo, a 20 giorni dalla morte di papa Francesco, inizierà il conclave per eleggere un nuovo papa. Non tutto il collegio cardinalizio – cioè l’insieme dei cardinali della Chiesa cattolica – potrà parteciparvi, ma in base a una decisione presa da Paolo VI nel 1970 solo i cardinali che hanno meno di 80 anni. Se qualcuno li compirà durante la sede vacante o il conclave, non perderà il suo diritto di voto. Al momento il collegio è formato in teoria da 135 cardinali elettori, ma su alcuni non ci sono certezze: due cardinali per esempio hanno già fatto sapere che non ci saranno per motivi di salute. C’è un caso però su cui l’incertezza è ben maggiore: quello di Angelo Becciu, primo cardinale processato e condannato da un tribunale di laici per un grosso scandalo finanziario.
Nel 2021 Angelo Becciu, quando era sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato (il più importante organo di governo della Chiesa cattolica), venne accusato tra le altre cose di peculato e abuso d’ufficio. Al centro del caso che lo riguardava c’era l’acquisto di un palazzo in Sloane Avenue, a Londra, pagato molto di più del suo effettivo valore. Secondo l’accusa quell’investimento e altri erano stati fatti da Becciu in maniera illecita utilizzando soldi provenienti dall’Obolo di San Pietro, cioè il fondo fatto di piccole e grandi donazioni che i fedeli affidano al papa (ma in realtà alla segreteria di Stato vaticana) perché venga redistribuito in opere di carità.
Becciu fu processato davanti al tribunale di prima istanza della Città del Vaticano, e nel 2023 fu condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato.
Fino a quel momento papa Francesco e Becciu avevano avuto un rapporto stretto. Ogni giovedì Santo il papa andava a pranzo nella residenza di Becciu. Nel settembre del 2020, dopo essere stato informato dell’indagine che i magistrati vaticani stavano seguendo sulla destinazione effettiva dei fondi dell’Obolo di San Pietro, il papa lo convocò e prese nei suoi confronti una decisione senza precedenti: disse in un comunicato di aver «accettato la rinuncia dalla carica di prefetto della Congregazione delle cause dei Santi» di Becciu, incarico che gli aveva assegnato lui stesso, e anche di aver accettato il ritiro di Becciu «dai diritti connessi al cardinalato».
Quella formula piuttosto vaga utilizzata dal papa non equivaleva né alla deposizione né alla perdita dell’intera «dignità cardinalizia», Becciu cioè non smise di essere un cardinale: ma quella formula faceva intuire che Becciu avrebbe continuato a ottemperare ai doveri del cardinalato perdendone i diritti, compresi quelli di partecipazione a un eventuale conclave. Questa fu almeno l’interpretazione più diffusa all’interno delle gerarchie vaticane.
Nel 2022 Becciu, su esplicita chiamata del papa, tornò a partecipare al concistoro (la riunione tra il papa e i cardinali) per la nomina di venti nuovi cardinali, e alle riunioni sulla riforma della Curia romana (cioè il governo della Chiesa). In quell’occasione lui dichiarò di essere stato «reintegrato» dal papa, ma non venne pubblicata alcuna nota ufficiale vaticana a confermare o a smentire la sua autodichiarata reintegrazione.
Il sito Vatican News, che fa parte della stampa ufficiale del Vaticano, scrisse solo che alcune fonti della Santa Sede avevano confermato che i diritti del cardinalato non si riferivano «alla partecipazione alla vita della Chiesa; i cristiani sono chiamati a prendervi parte, secondo il proprio stato: nel caso dei cardinali questo può includere l’invito – talvolta personale – a partecipare ad alcune riunioni a loro riservate». La precisazione di Vatican News sembrava insomma chiarire che l’invito rivolto a Becciu era stata una scelta personale del papa, scelta che non influiva però sulle sue decisioni precedenti sullo stesso Becciu.
Ora sul sito del Vaticano il nome di Angelo Becciu compare tra i cardinali «non elettori», tra coloro cioè che non hanno il diritto di partecipazione al conclave. Becciu, ora come nel 2022, sembra però pensarla diversamente e sta rivendicando pubblicamente il proprio diritto di ammissione al voto: «Non esiste alcun impedimento formale o giuridico alla mia presenza tra gli elettori del nuovo pontefice», ha detto il cardinale dopo la morte di papa Francesco, annunciando la sua partenza dalla Sardegna per Roma. Da lunedì sera si trova effettivamente a Roma.
Martedì mattina, il giorno dopo la morte del papa, ha partecipato alla prima congregazione generale. Ma come ha spiegato la sala stampa vaticana, alle congregazioni generali sono stati invitati tutti i cardinali. Becciu, comunque, ha detto in un’intervista all’Unione Sarda che l’elenco pubblicato dal sito del Vaticano sui cardinali elettori e non elettori «non ha alcun valore giuridico». Ha anche aggiunto che il papa «ha riconosciuto intatte» le sue prerogative cardinalizie «in quanto non vi è stata una volontà esplicita» di estrometterlo dal conclave né la richiesta di una sua «esplicita rinuncia per iscritto».
Va poi aggiunto, come spiega il giornalista esperto di Vaticano Iacopo Scaramuzzi su Repubblica, che la formula adottata da papa Francesco su Becciu, la perdita dei «diritti connessi al cardinalato» è effettivamente anomala. La Universi Dominici Gregis, la principale costituzione apostolica tuttora vigente nella situazione immediatamente successiva alla morte di un papa e che regola le procedure del conclave, parla dell’elezione del nuovo papa come di un «diritto» (articolo 33), ma dice anche (articolo 38) che «tutti i cardinali elettori, convocati dal decano, o da altro cardinale a suo nome, per l’elezione del nuovo Pontefice, sono tenuti, in virtù di santa obbedienza, ad ottemperare all’annuncio di convocazione e a recarsi al luogo designato allo scopo, a meno che siano trattenuti da infermità o da altro grave impedimento, che però dovrà essere riconosciuto dal collegio dei cardinali». Si parla insomma della partecipazione al conclave sia come di un diritto sia come di un dovere.
Non è chiaro che cosa accadrà. Diversi giornalisti esperti di Vaticano scrivono che è possibile che sulla questione si esprima proprio la congregazione generale. Repubblica, riportando l’opinione di Pierluigi Consorti, esperto di diritto ecclesiastico dell’università di Pisa, sostiene che la congregazione potrebbe essere orientata più facilmente a riabilitare Becciu che a opporsi alla sua presenza: «La saggezza antica della chiesa suggerisce di permettere a un cardinale, ancorché già rinunciatario, di essere incluso nel processo elettorale».
Questo anche perché escluderlo «significherebbe tenere accesa una miccia che potrebbe poi far esplodere una bomba e indebolire la legittimità del successore di Pietro» (cioè del prossimo papa). Il timore è insomma che senza riabilitare Becciu il caso possa restare aperto e portare anche alla richiesta di invalidare l’intero conclave e dunque l’elezione del nuovo papa: anche se una richiesta del genere non dovesse avere conseguenze, com’è probabile, sarebbe comunque un danno d’immagine.