Facebook non ha ancora deciso quanto siano importanti gli “amici”
Sembra volerci puntare, anche se nel processo in cui è accusata di monopolio ha sostenuto che siano ormai marginali

Nel corso degli ultimi anni l’esperienza degli utenti di Facebook è cambiata radicalmente. Da tempo, infatti, nel suo feed si vedono soprattutto contenuti da pagine che non sono seguite dagli utenti e che vengono selezionati dall’algoritmo, in modo simile a quanto accade su TikTok. I contenuti prodotti dagli amici visibili su Facebook, secondo fonti dell’azienda, sarebbero appena il 17 per cento del totale. Questo cambiamento ha avuto grandi conseguenze anche per Meta, il gruppo che comprende Facebook, Instagram e WhatsApp, che da anni cerca di adattare le sue piattaforme a un mercato in rapida evoluzione.
Questa trasformazione di Facebook è alla base della strategia difensiva di Meta nel processo in cui è accusata di aver ottenuto una posizione di monopolio nel settore dei social media dalla Federal Trade Commission (o FTC), l’agenzia governativa che si occupa di tutela dei consumatori, di privacy e di concorrenza. Il fondatore di Facebook e capo di Meta Mark Zuckerberg sostiene infatti che quello che hanno Facebook e Instagram nel settore dei social network non è un monopolio proprio perché «la componente legata agli amici è calata parecchio». Non sono più insomma piattaforme su cui coltivare relazioni con amici e colleghi, ma prodotti di «intrattenimento e scoperta», cioè sono in un mercato in cui la concorrenza è rappresentata da YouTube e TikTok.
La stessa Facebook comunque non sembra avere le idee chiare su come gestire questa trasformazione. In una mail del 2022, Zuckerberg propose addirittura di cancellare le reti di amicizia di tutti gli utenti «e farli ricominciare da capo». Una proposta in aperto contrasto con altre sue dichiarazioni più recenti. Presentando i dati relativi all’ultimo trimestre del 2024, lo scorso gennaio, Zuckerberg ha per esempio detto che uno dei suoi obiettivi per l’anno nuovo era il «ritorno al Facebook delle origini». A tal proposito, a marzo il social network ha presentato “Friends”, una sezione in cui è possibile vedere solo i contenuti pubblicati dai propri amici (per ora disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada).
La categoria dei social media comprende servizi di vario tipo (Facebook, Instagram, TikTok, LinkedIn, X), che spesso offrono funzionalità simili (messaggistica privata, video verticali, Stories, eccetera). La definizione della giusta categoria è quindi essenziale per poter dimostrare l’eventuale monopolio di Meta: anche per questo alcuni analisti hanno criticato le accuse nei confronti del gruppo formulate dalla FTC. Secondo l’agenzia, infatti, Meta avrebbe il monopolio di un mercato preciso, quello dei «servizi di social networking personali». Tuttavia, come ha notato il Competitive Enterprise Institute, un think tank di area libertaria, «se non avete mai sentito il termine “servizi di social networking personali”, non siete i soli. La FTC e i procuratori generali lo hanno inventato per portare avanti i casi contro Facebook. E la loro definizione è tale da escludere TikTok, una svista curiosa».
Alcuni osservatori sostengono che la FTC abbia considerato un mercato molto specifico e più ridotto di quello in cui opera effettivamente Facebook, in modo da farlo risultare monopolista. In questo mercato, ha notato Ben Thompson, analista e autore della newsletter Stratechery, i competitor di Meta sarebbero Snap, azienda che possiede Snapchat (un social network in voga tra i giovani negli Stati Uniti), e MeWe, un servizio sconosciuto ai più. I prodotti concorrenti a Facebook presenti nella citazione della FTC, che prende in esame il periodo dal 2012 al 2020, sono: Snapchat, Google+, Myspace, MeWe, Path, Orkut e Friendster. Di questi, Snapchat e MeWe sono gli unici tuttora attivi.
Per supportare le proprie accuse, infine, la FTC ha citato un post pubblicato da Zuckerberg sul blog di Facebook nel 2005 – un anno dopo la fondazione dell’azienda –, in cui descriveva il social network come «costruito su vere connessioni con veri amici». Come ha notato l’analista esperto di tecnologia Benedict Evans, però, «è da moltissimo tempo che Meta non è più questo».