Lo spettacolo teatrale che fa svenire le persone
Succede puntualmente durante una scena su un aborto di “The Years”, tratto dal libro di Annie Ernaux e messo in scena nei Paesi Bassi e a Londra

Lo scorso luglio a Londra, durante la serata di anteprima dello spettacolo teatrale The Years, ispirato al libro di Annie Ernaux Gli anni, quattro persone svennero durante la stessa scena, a circa quaranta minuti dall’inizio. La produzione pensò che potesse avere un ruolo, in parte, il caldo di quei giorni d’estate, ma poi da allora lo spettacolo è stato riproposto molte altre volte, anche in inverno – l’ultima sarà il 18 aprile – e le persone hanno continuato a svenire. Durante quella scena, che racconta un aborto, le attrici si sono abituate a interrompersi, per lasciare tempo ai soccorritori di intervenire.
Gli anni è il libro più famoso della scrittrice premio Nobel Annie Ernaux. Uscì nel 2008 e racconta gli avvenimenti della sua vita e come questi si intrecciano con la storia della Francia attraverso il Novecento. Lo spettacolo andato in scena negli ultimi mesi è un adattamento della regista norvegese Eline Arbo in cui cinque attrici interpretano la protagonista nelle diverse fasi della sua vita. È stato presentato per la prima volta in olandese nel 2022 all’Aia e poi ad Amsterdam, prima di essere trasposto in inglese e portato a Londra, dove ha avuto enorme successo di critica e di pubblico, nonostante gli svenimenti.
La scena in questione dura circa sei minuti. La protagonista racconta e interpreta l’episodio in cui, da molto giovane, aveva provato a procurarsi un aborto da sola prima di rivolgersi a una clinica clandestina (ai tempi in Francia abortire era illegale) ed espellere poi il feto con una grave emorragia una volta tornata a casa. La scena viene accennata in Gli anni e descritta più dettagliatamente nel libro di Ernaux L’evento. È molto cruda anche nel film del 2021 tratto dal libro: La scelta di Anne.
Sul Guardian la critica Arifa Akbar ha definito la scena «devastante, non solo per il dolore fisico e il sangue ma per la sua tristezza». La giornalista Anna Russell del New Yorker ha detto che quando è andata a vedere lo spettacolo si aspettava che qualcuno sarebbe svenuto e infatti è successo, ma è comunque rimasta stupita perché il sangue che si vede è poco e la scena è «più descritta che mostrata». La giornalista Kate Maltby ha scritto che per chi ha le mestruazioni «non è niente di nuovo».
La scena è stata interpretata da Romola Garai (One Day, Espiazione) fino a qualche mese fa e poi più di recente da Tuppence Middleton (Black Mirror, Sense8). Garai ha raccontato di essere stata avvisata da Arbo, la regista, del fatto che già durante gli spettacoli col cast olandese qualche spettatore si era sentito male durante quella scena, e di aver pensato che a Londra sarebbe stato diverso perché i britannici sono abituati al sangue per via di Shakespeare. In realtà poi Arbo ha detto che gli svenimenti durante gli spettacoli di Londra sono stati molto più frequenti che nei Paesi Bassi. Lo scorso febbraio Sonia Friedman, produttrice dello spettacolo, aveva raccontato al New York Times che a ogni performance era svenuta almeno una persona.

Da sinistra le attrici Anjli Mohindra, Gina McKee, Deborah Findlay, la produttrice Sonia Friedman, la regista Eline Arbo, e le attrici Harmony Rose-Bremner e Romola Garai (Jo Hale/Getty Images)
Tutto questo è accaduto nonostante la scena dell’aborto fosse anticipata da un trigger warning sul sito dello spettacolo e in una mail inviata dopo l’acquisto dei biglietti, e anche da avvisi sulle pareti dell’Harold Pinter Theatre. A questo proposito la regista ha detto che durante il tour nei Paesi Bassi non era previsto nessun trigger warning e di non essere sicura che aiutino a ridurre gli svenimenti. Anzi, potrebbe essere vero il contrario, visto che da quando hanno cominciato a metterli non sono diminuiti, ma semmai aumentati.
– Leggi anche: I trigger warning funzionano?
Inizialmente pensarono che la scena fosse particolarmente traumatica per donne con esperienze di aborto, ma col tempo hanno appurato che svenivano sia uomini che donne, di tutte le età. Garai e Middleton, così come tutto il cast e la produzione, si sono abituate al fatto che durante quella scena le luci a un certo punto si accendono e lo spettacolo deve essere interrotto. Oltre a chi si sente male e viene soccorso dai paramedici presenti ogni sera, c’è anche qualcuno che ne approfitta per uscire dalla sala autonomamente. Sia Garai che Middleton a quel punto aspettano ferme sul palco insieme alle altre attrici (che sono sempre sul palco anche quando non recitano) e, una volta finiti i soccorsi, riprendono esattamente da dove si erano interrotte.
Gli svenimenti si ripetono così puntualmente che alcuni hanno cominciato a sostenere che possano essere parte di una messa in scena voluta dalla produzione per accrescere la tensione della scena e la visibilità dello spettacolo. Sul social network di discussioni Reddit è nato un intenso dibattito in cui questa teoria è stata sostenuta da vari utenti. Al New Yorker la regista dello spettacolo ha detto che non è così, e che anzi si sente «abbastanza offesa» dal fatto che qualcuno possa averlo pensato. «Non vedo il motivo per fare una cosa del genere», ha detto, «a me piacerebbe che lo spettacolo andasse avanti liscio esattamente nel modo in cui è stato pensato».
La giornalista culturale Kate Maltby ha anzi fatto notare sul Guardian come la storia degli svenimenti potrebbe aver finito col spostare l’attenzione dallo spettacolo, «un dramma di successo che cattura le esperienze di una vita femminile», facendolo passare come «lo spettacolo sull’aborto».
Arbo ha detto comunque di non aver mai avuto dubbi sul fatto di inserire o meno la scena dell’aborto nello spettacolo: sia perché è un momento chiave nella vita dell’autrice, sia perché riteneva fondamentale ricordare al pubblico l’importanza del diritto ad abortire legalmente. «Bisogna sapere che questa è una cosa reale. Riguarda la vita di un sacco di donne», ha detto Arbo al New Yorker. La sua teoria sugli svenimenti è che l’essenzialità della scenografia renda agli spettatori particolarmente facile immedesimarsi nelle attrici e provare emozioni anche molto intense. E il fatto che si sia diffusa la voce sull’intensità di quella scena avrebbe, secondo lei, «alimentato la sensazione di disagio».
Dall’estate scorsa comunque lo spettacolo è stato molto acclamato. Gli anni non è peraltro un libro facile da trasporre, essendo un intreccio di racconti di vita personale e storia collettiva, senza dialoghi. Il 6 aprile The Years ha vinto due Olivier Awards, i premi della Society of London Theatre: uno per Romola Garai come migliore attrice non protagonista, e l’altro per Eline Arbo come miglior regista.