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  • Giovedì 17 aprile 2025

Le indagini sugli attacchi alle prigioni francesi

Secondo il ministro dell'Interno potrebbero essere legati a gruppi di narcotrafficanti, ma la procura nazionale antiterrorismo dice di non escludere alcuna pista

Agenti di polizia durante la visita del ministro della giustizia Gérald Darmanin al carcere di Tolosa, 15 aprile 2025 (Laurent Coust/ABACAPRESS.COM)
Agenti di polizia durante la visita del ministro della giustizia Gérald Darmanin al carcere di Tolosa, 15 aprile 2025 (Laurent Coust/ABACAPRESS.COM)
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In Francia sono in corso le indagini per accertare i responsabili e i moventi degli attacchi contro diverse prigioni, istituti e persone legate all’amministrazione penitenziaria commessi in diverse città del paese tra lunedì e mercoledì. Il caso è di competenza della procura nazionale antiterrorismo, che dice di non poter escludere nessuna pista. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha detto che una delle ipotesi più probabili è che i responsabili abbiano a che fare con gruppi di narcotrafficanti.

Gli attacchi sono cominciati nella notte tra domenica e lunedì, e sono durati fino alla notte tra martedì e mercoledì. Sono stati di natura diversa e sparsi su quasi tutto il territorio francese. Per esempio ad Agen, nel sud della Francia, sono state incendiate sette auto nei pressi della Scuola nazionale di amministrazione penitenziaria, mentre a Tolone, nel sud-est del paese, sono stati sparati 15 colpi con un’arma semiautomatica verso il portone d’ingresso del carcere. A Tarascona, poco a nord di Marsiglia, sono state incendiate delle auto del personale penitenziario, mentre a Villenoy, a ovest di Parigi, è stata lanciata una molotov nell’atrio del palazzo in cui abita un dipendente del carcere di Meaux-Chauconin.

In diversi casi sui luoghi degli attacchi è stata trovata la scritta DDPF, acronimo di Droits des prisonniers français (Diritti dei carcerati francesi): gli inquirenti lo hanno collegato al nome di un gruppo nato sull’app di messaggistica Telegram nella notte tra domenica e lunedì, cioè quando sono state incendiate le prime macchine. Nel gruppo gli inquirenti hanno trovato messaggi di accuse contro il sistema penitenziario francese e il ministro della Giustizia Gérald Darmanin. Uno di questi diceva: «Non siamo terroristi, siamo qui per difendere i diritti umani dei detenuti».

La sigla DDPF scritta con la vernice spray fuori dalla prigione di Nanterre, vicino Parigi, 15 aprile 2025 (EPA/TERESA SUAREZ)

Inizialmente i giornali francesi avevano accostato il gruppo a movimenti anarchici e di estrema sinistra. Ci sono però alcuni dubbi sull’autenticità del gruppo e sulle sue motivazioni: per esempio il fatto che in alcuni casi DDPF è stato trovato scritto in modo sbagliato, cosa che lascia supporre che non tutti gli autori fossero legati alla causa. Mercoledì è stato fermato nell’Essonne, un dipartimento a sud di Parigi, un detenuto in libertà condizionale che faceva parte del gruppo Telegram.

Come detto, secondo Retailleau una delle ipotesi più probabili è quella legata ai gruppi di narcotrafficanti, che con gli attacchi vorrebbero intimidire il governo per convincerlo a fare un passo indietro su delle misure che intende approvare per rendere più duro il carcere per chi viene condannato per traffico di sostanze stupefacenti. Tra queste ci sarebbe per esempio la creazione di nuovi istituti di massima sicurezza, dove le visite sarebbero limitate e ci sarebbero più controlli per evitare che i detenuti riescano a comunicare con l’esterno.

Nel frattempo sono state attivate misure di sicurezza aggiuntive: sono aumentati i pattugliamenti attorno alle carceri, le perquisizioni nelle celle e agli agenti della penitenziaria è stato chiesto di evitare di condividere informazioni sui loro spostamenti sui social network.