Era un po’ che una serie non aveva l’impatto di “Adolescence”
È la più vista su Netflix in decine di paesi, e ha dato improvvisa rilevanza ai temi di cui parla, arrivando al parlamento britannico

In meno di due settimane dall’uscita su Netflix, la serie tv britannica Adolescence ha creato un dibattito a livello internazionale attorno al suo tema principale: la mascolinità tossica e i modelli negativi a cui sono esposti gli adolescenti online. Nonostante fosse stata poco promossa e anticipata da Netflix, nel giro di pochi giorni la serie ha avuto una diffusione enorme: in Italia è ancora la prima nella classifica delle più guardate della piattaforma, ed è stata la serie più vista su Netflix nel mondo lo scorso weekend, piazzandosi al primo posto in oltre 70 paesi. Il dibattito che ha suscitato è arrivato fino ai massimi livelli della politica britannica.
Con la gran quantità di serie che da alcuni anni escono sulle piattaforme, un successo e un impatto culturale come quelli di Adolescence sono ormai molto rari (di recente era successo forse solo con Squid Game e Baby Reindeer). Tra i motivi che hanno portato la serie ad acquisire una tale rilevanza c’è il fatto che intercetta l’interesse generale verso il tema della violenza maschile sulle donne, ma lo fa in un modo piuttosto inedito e che rivela agli spettatori dettagli poco conosciuti di un aspetto molto specifico e molto attuale del fenomeno, cioè come coinvolge gli adolescenti occidentali. A questo si aggiunge il fatto che è scritta, interpretata e girata con una maestria che ha ottenuto molti riconoscimenti sui media.
La serie è composta da quattro episodi da circa un’ora che raccontano quello che succede dopo l’arresto di Jamie Miller, un tredicenne che vive con i genitori e la sorella nello Yorkshire. Jamie viene accusato di aver accoltellato e ucciso una compagna di scuola e attraverso vari punti di vista la serie svela ciò che l’ha portato a commettere questo crimine, il suo processo di radicalizzazione online e il bullismo subito a scuola e sui social, attraverso dinamiche in gran parte misteriose e difficilmente comprensibili ai genitori, agli insegnanti e agli agenti incaricati di indagare.
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Uno dei motivi per cui la serie è stata così tanto ripresa, dai giornali, sui social e nelle conversazioni di molti paesi, è che crea una forte immedesimazione degli spettatori negli adulti della storia, che più cercano di capire cosa ha mosso Jamie e più scoprono di essere all’oscuro di un mondo violento e pervasivo. Nei giorni scorsi una dei produttori, Hannah Walters, che è anche la moglie di Stephen Graham, autore e attore della serie, ha detto di aver ricevuto «molti messaggi di gratitudine» da genitori che si sono sentiti motivati a migliorare la propria comunicazione con i figli adolescenti. Walters ha detto che era loro intenzione fare una serie che avesse un impatto ma che non immaginava che sarebbe stato così grande.
L’altro autore, Jack Thorne, è stato intervistato in molte occasioni nei giorni scorsi, e tra le altre cose ha detto che il suo scopo era di portare la serie nelle scuole e in parlamento. La scorsa settimana la serie è effettivamente entrata anche nella politica britannica, dopo che la parlamentare Anneliese Midgley ha chiesto al primo ministro Keir Starmer di sostenere la campagna citata da Thorne per contrastare la violenza contro le donne e offrire modelli di riferimento migliori ai giovani uomini. Starmer ha poi detto, dopo aver visto la serie con il figlio 16enne e la figlia 14enne, che bisogna affrontare il «problema crescente» che racconta e le sue «fatali conseguenze».
Nel Regno Unito il dibattito si è concentrato soprattutto sul tema dell’accesso degli adolescenti a internet: Thorne ha proposto una legge che vieti ai minori di 16 anni di iscriversi ai social network, come in Australia. Allo stesso tempo però l’autore ha sottolineato come gli smartphone non siano l’unica causa del problema, sottolineando come la serie mostri volutamente anche un sistema scolastico affaticato e senza fondi, e l’ignoranza delle forze dell’ordine e dei genitori che non hanno idea di quello che i loro figli pensano e fanno tutti i giorni. In un’intervista al celebre programma televisivo The Tonight Show, Graham ha detto: «non do la colpa a nessuno, penso solo che siamo tutti responsabili e dovremmo avviare un dibattito al riguardo».
La sceneggiatura della serie è frutto di un lavoro di ricerca approfondito degli autori. Thorne e Graham hanno raccontato che l’idea di fare Adolescence è venuta loro circa due anni e mezzo fa, dopo aver letto di due casi di cronaca simili, in cui dei giovani uomini avevano ucciso delle coetanee. Thorne ha raccontato che per scriverla ha creato dei nuovi account sui social con cui si è mosso nel mondo degli incel, come si definiscono online gli uomini eterosessuali che si sentono discriminati e rifiutati dalle donne, con cui non riescono ad avere rapporti romantici e sessuali (da involuntary celibates, “casti non per scelta”). Thorne ha un figlio di 8 anni e ha detto di essere rimasto terrorizzato all’idea che nel giro di poco sarebbe potuto venire a contatto con quei contenuti.
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Oltre ai temi delicati, la cosa che rende la visione di Adolescence particolarmente tesa e sconvolgente è la scelta di girare ciascuno dei quattro episodi in piano sequenza, quindi in un’unica scena lunga circa un’ora. Nelle ultime due settimane, Netflix ha sfruttato e alimentato il grande interesse per la serie pubblicando online molti “dietro le quinte” che mostrano le difficoltà di questo tipo di riprese.
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