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  • Mercoledì 26 marzo 2025

Jair Bolsonaro sarà processato per il tentato colpo di stato del 2022

Per la Corte suprema brasiliana ci sono prove sufficienti a incriminarlo: l’ex presidente rischia fino a 43 anni di carcere

Un venditore di strada con una statuetta di Jair Bolsonaro che imbraccia un fucile e sventola una bandiera brasiliana fuori dalla Corte suprema del Brasile, il 25 marzo (AP Photo/Luis Nova)
Un venditore di strada con una statuetta di Jair Bolsonaro che imbraccia un fucile e sventola una bandiera brasiliana fuori dalla Corte suprema del Brasile, il 25 marzo (AP Photo/Luis Nova)
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La Corte suprema del Brasile ha deciso di avviare una procedura penale contro l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, accusato di avere progettato un colpo di stato per restare al potere anche dopo aver perso le elezioni del 2022. La procura generale ha accusato Bolsonaro di cinque reati, per i quali rischia fino a 43 anni di carcere. Nel processo ci sono altri sette imputati, tutti importanti membri dell’esercito e della polizia.

Il piano in questione è quello che secondo l’accusa avrebbe portato all’assalto delle istituzioni brasiliane l’8 gennaio 2023, quando furono attaccati parlamento, Corte suprema e ufficio presidenziale a Brasilia, la capitale del Brasile. Secondo l’accusa il piano era in realtà molto più ampio e prevedeva di bloccare con l’esercito la transizione democratica dopo la vittoria alle presidenziali di Luiz Inácio Lula da Silva, rivale di Bolsonaro: non si realizzò solo per il mancato appoggio di gran parte dei leader militari del paese. Il piano prevedeva anche di incarcerare o uccidere Lula, il suo vicepresidente Geraldo Alckmin e il giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes (che ora sarà “relatore” nel processo).

La decisione della Corte suprema di processare Bolsonaro era considerata scontata, così come l’esito del processo vero e proprio: ci si aspetta che l’ex presidente sarà condannato. Il presunto piano criminale è stato ricostruito dalla polizia federale in modo molto dettagliato, e in più i cinque giudici della Corte suprema che lo giudicheranno, fra cui lo stesso de Moraes, sono piuttosto agguerriti: sono perlopiù di orientamento progressista e hanno preso in passato decisioni contrarie all’ex presidente.

Jair Bolsonaro durante una manifestazione a marzo del 2025 (Saulo Angelo/TheNEWS2 via ZUMA Press Wire)

Lo stesso Bolsonaro non sembra avere troppe speranze in un’assoluzione: ha convocato varie manifestazioni per chiedere una grazia collettiva per tutti i partecipanti all’assalto dell’8 gennaio 2023, e i suoi sostenitori hanno messo in dubbio la legittimità del futuro giudizio della Corte. Bolsonaro è già stato dichiarato ineleggibile fino al 2030 dalla Corte suprema elettorale per aver diffuso false notizie circa il processo elettorale: chiede che anche questa condanna sia cancellata.

A guidare il giudizio preliminare, nel ruolo di “relatore”, è stato proprio Alexandre de Moraes, che come detto manterrà lo stesso ruolo anche nel processo. È il giudice più noto e più discusso del paese. Una parte dei brasiliani lo considera l’uomo che ha salvato la democrazia durante la presidenza di Bolsonaro, l’altra ritiene che abusi dei suoi poteri per fini politici. Durante il suo intervento, in cui per primo fra i giudici si è detto favorevole all’incriminazione di Bolsonaro, ha mostrato alcuni video che mostrano i sostenitori dell’ex presidente scontrarsi con la polizia e assaltare gli edifici governativi durante le rivolte dell’8 gennaio 2023.

Moraes era considerato un giudice di indirizzo conservatore, in questi anni è stato al centro di iniziative o sentenze contestate dai sostenitori di Bolsonaro. Recentemente ha anche ordinato il blocco di X in Brasile, all’interno di una disputa iniziata per contrastare la diffusione di notizie false, ed Elon Musk lo ha accusato di aver «tradito la Costituzione». X è tornato disponibile dopo alcuni mesi.

– Leggi anche: Il piano di Jair Bolsonaro per un colpo di stato in Brasile

La statua della Giustizia all’ingresso della Corte suprema (AP Photo/Eraldo Peres)

Gli altri quattro giudici che hanno votato a favore dell’incriminazione di Bolsonaro, e che dovrebbero giudicarlo durante il processo, formano un gruppo piuttosto omogeneo: tre sono stati nominati da Lula e uno dalla sua vicepresidente poi diventata presidente, Dilma Rousseff. De Moraes invece è stato nominato da Michel Temer, che subentrò a Rousseff dopo il contestato impeachment di quest’ultima.

L’unica donna del gruppo è Carmen Lúcia Rocha, 70 anni: fu nominata da Lula nel 2006 e oggi è anche presidente della Corte suprema elettorale. Un altro giudice è Cristiano Zanin, l’ex avvocato di Lula che ottenne la cancellazione della condanna per corruzione del presidente. Nei quasi due anni che Lula passò in carcere fu il suo principale interlocutore, poi contribuì a rilanciarne la carriera politica. Flávio Dino era ministro della Giustizia del governo Lula nel 2023, è stato governatore dello stato nordorientale del Maranhão, il più povero del Brasile, ed era iscritto al partito Comunista.

Luiz Fux infine è considerato il giudice meno progressista del gruppo: fu nominato nel 2011 da Rousseff e si fece notare per alcune dichiarazioni che sembravano mettere in dubbio l’innocenza di Lula anche dopo la riabilitazione. Recentemente ha chiesto una sospensione del giudizio di una donna, Débora Rodrigues dos Santos, che stava per essere condannata per aver imbrattato la statua della Giustizia durante l’assalto dell’8 gennaio.

I giudici Alexandre de Moraes e Cármen Lúcia Rocha (Wallace Martins / TheNews2)

La Corte suprema brasiliana è composta in tutto da undici membri, che vengono nominati dal presidente della Repubblica e restano in carica fino al compimento del 75° anno di età, quando vanno in pensione obbligatoria.

A differenza della Corte suprema statunitense non si esprimono sempre in sessione plenaria, anche perché hanno competenze più ampie e ricevono decine di migliaia di richieste all’anno (di cui ne vengono esaminate solo una piccola parte). La sessione plenaria si riunisce e delibera per i casi legati alla costituzionalità, altrimenti ci si affida a una delle due sottosezioni, chiamate turmas, da 5 giudici (l’undicesimo è il presidente). Succederà così anche per il processo contro Bolsonaro.

La difesa di Bolsonaro aveva richiesto che il caso fosse discusso in sessione plenaria, ma la richiesta è stata respinta, anche con qualche critica da parte degli stessi giudici esclusi. Due, André Mendonça e Kassio Nunes Marques, sono stati nominati proprio da Bolsonaro, ma non fanno parte della prima sottosezione, quella coinvolta in questo caso. È stata respinta anche una richiesta della difesa di escludere i giudici nominati da Lula.