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  • Sabato 15 marzo 2025

L’attacco degli Stati Uniti contro obiettivi Houthi in Yemen

È stato annunciato da Donald Trump, che ha minacciato anche l'Iran, e potrebbe durare più giorni: sono state colpite strutture della capitale Sana'a

Uno degli edifici colpiti a Sana’a, in Yemen, il 15 marzo 2025 (ANSA/Mohammed Mohammed/Xinhua via ZUMA Press)
Uno degli edifici colpiti a Sana’a, in Yemen, il 15 marzo 2025 (ANSA/Mohammed Mohammed/Xinhua via ZUMA Press)
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Gli Stati Uniti sabato hanno lanciato una vasta operazione militare in Yemen, contro decine di obiettivi degli Houthi, milizia sciita sostenuta dall’Iran che dal 2014 controlla una parte consistente nel paese. L’attacco, condotto con bombardamenti aerei e missili lanciati da navi da guerra, è stato annunciato nella serata di sabato dal presidente statunitense Donald Trump, con un post sul suo social Truth. Trump ha detto di voler utilizzare «un’enorme forza letale» fino a quando gli Houthi non cesseranno gli attacchi alle navi commerciali in transito fra l’oceano Indiano e il mar Rosso, al largo delle coste dello Yemen. Il ministero della Salute, controllato dagli Houthi, ha detto che per ora l’attacco ha ucciso 53 persone e ne ha ferite più di 100.

Nella giornata di domenica un portavoce militare degli Houthi ha annunciato che il gruppo avrebbe compiuto degli attacchi missilistici in risposta all’operazione statunitense, diretti anche alla portaerei Harry Truman, che è nel mar Rosso. Al momento i media internazionali non hanno potuto verificare in modo indipendente l’entità degli attacchi di risposta né il numero delle vittime a Sana’a e nelle altre località dello Yemen colpite.

Fumo da un edificio colpito a Sana’a, il 15 marzo 2025 (AP Photo/Osamah Abdulrahman)

Negli ultimi due anni gli Stati Uniti hanno condotto con il Regno Unito molti attacchi aerei simili su obiettivi Houthi, non riuscendo però a limitarne le capacità di condizionare una rotta importantissima per i commerci globali. L’attacco in corso avrebbe come obiettivi postazioni radar, difese antiaeree e strutture militari in grado di lanciare attacchi con missili e droni. Gli Houthi hanno detto che gli attacchi statunitensi hanno colpito la capitale Sana’a e la provincia di Saada, un’area nel nord del paese, al confine con l’Arabia Saudita, considerata una “roccaforte” del gruppo. Non è al momento possibile stimare l’impatto degli attacchi: media internazionali e post sui social network segnalano colonne di fumo visibili sulla capitale Sana’a e sull’aeroporto.

Secondo quanto riferito dal New York Times, che cita funzionari di governo statunitense, l’operazione militare potrebbe durare anche più giorni e mirerebbe a eliminare la gran parte dell’arsenale a disposizione della milizia, nascosto in depositi sotterranei che in passato i servizi segreti statunitensi non sono riusciti a localizzare con certezza.

Nel messaggio con cui annunciava gli attacchi Trump ha anche minacciato direttamente l’Iran: «Il sostegno ai terroristi Houthi deve finire immediatamente. Non minacciate il popolo americano o il suo presidente, altrimenti sarete ritenuti responsabili». A fine gennaio Trump aveva firmato un ordine esecutivo che ridefiniva le milizie Houthi una «organizzazione terroristica straniera». Qualche giorno fa le milizie Houthi avevano a loro volta minacciato di riprendere gli attacchi sulle navi «collegate a Israele» in risposta al blocco all’ingresso degli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza.

Una parata di miliziani Houthi a novembre (AP Photo/Osamah Abdulrahman)

Gli Houthi combattono dal 2014 una guerra civile contro il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, e grazie al sostegno economico e di forniture militari provenienti dall’Iran controllano da tempo la capitale Sana’a e le aree più popolate del paese. La guerra ha causato la morte di più di 150mila persone e provocato uno dei peggiori disastri umanitari del mondo.

A partire dalla fine del 2023, dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, gli Houthi hanno attaccato oltre cento navi, sia civili che militari, di passaggio fra l’oceano Indiano e il mar Rosso: hanno affondato due navi, ucciso quattro marinai e sequestrato una nave cargo, poi liberata a gennaio. Gli attacchi si sono interrotti in corrispondenza del cessate il fuoco fra Israele e Hamas.

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