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  • Mercoledì 12 marzo 2025

La proposta di cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina, spiegata

È vantaggiosa per l'Ucraina, sia dal punto di vista militare che diplomatico, ma molte cose possono ancora andare storte

Soldati ucraini al fronte mostrano un messaggio di ringraziamento per gli Stati Uniti dopo la ripresa degli aiuti militari
Soldati ucraini al fronte mostrano un messaggio di ringraziamento per gli Stati Uniti dopo la ripresa degli aiuti militari, l'11 marzo 2025 (AP Photo/Roman Chop)
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La proposta congiunta di Stati Uniti e Ucraina per un cessate il fuoco totale di 30 giorni potrebbe aiutare l’Ucraina a uscire dallo stallo diplomatico disastroso in cui si trovava dall’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. La proposta è emersa dall’incontro di martedì a Gedda, in Arabia Saudita, tra le delegazioni statunitense e ucraina. Prevede da una parte che gli Stati Uniti riprendano immediatamente le consegne di aiuti militari e la condivisione di intelligence, sospese più di una settimana fa; dall’altra che l’Ucraina accetti un cessate il fuoco totale di 30 giorni, che però deve essere ancora approvato dalla Russia.

Il comunicato con cui l’accordo è stato annunciato non dà molte informazioni su come dovrebbe avvenire il cessate il fuoco, ed è probabile che saranno necessari altri incontri per definire i dettagli.

In ogni caso, il primo passaggio – per nulla scontato – sarà l’approvazione della Russia. «Speriamo che il presidente Putin approvi, così possiamo far cominciare lo spettacolo», ha detto il presidente americano Trump, per poi aggiungere una frase che ha ripetuto molte volte in questi giorni a indicare che è necessaria la collaborazione da entrambe le parti: «Il tango si balla in due».

Il segretario di Stato americano Marco Rubio (sinistra) e il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Mike Waltz a Gedda dopo aver incontrato la delegazione ucraina

Il segretario di Stato americano Marco Rubio (sinistra) e il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Mike Waltz a Gedda dopo aver incontrato la delegazione ucraina (Saul Loeb/Pool Photo via AP)

Dal punto di vista militare, quindi guardando quello che succede al fronte, una pausa di trenta giorni potrebbe avvantaggiare l’Ucraina. Da molti mesi i soldati ucraini sono impegnati in una difesa accanita delle loro posizioni con lo scopo di rendere insostenibile l’avanzata delle truppe russe, perché per ogni chilometro le perdite di uomini e di mezzi che la Russia deve sopportare sono molto alte. La resistenza ucraina in questo modo ha di fatto bloccato i russi a Chasiv Yar e a Pokrovsk, i due luoghi dove si combatte di più nel Donbass.

Uno dei problemi dei soldati ucraini è che è difficile costruire nuove linee fortificate, con trincee e barriere di cemento, sotto la minaccia del fuoco di artiglieria e dei droni russi. Così spesso i soldati sono costretti a costruire queste linee di difesa a qualche chilometro di distanza dal fronte e a lasciare meno protetto un pezzo di terreno. Un cessate il fuoco, per quanto breve, potrebbe aiutarli a trincerarsi di più, in attesa di una possibile ripresa della guerra. Il tempo è poco, ma ogni giorno di cessate il fuoco sarebbe utile.

Nell’inverno tra il 2022 e il 2023 i russi costruirono poderose fortificazioni nel sud del Donbass: la cosiddetta “linea Surovikin”, dal nome del generale russo Sergei Surovikin, con trincee, postazioni di tiro e campi minati. Anche grazie alla linea Surovikin respinsero la fallimentare controffensiva ucraina nell’estate del 2023.

Volodymyr Zelensky a Londra il 1° marzo 2025

Volodymyr Zelensky a Londra il 1° marzo 2025 (AP Photo/Kin Cheung)

Dal punto di vista diplomatico il cessate il fuoco potrebbe contribuire a sbloccare la situazione complicata in cui l’Ucraina era finita dopo il disastroso incontro tra Zelensky e Trump.

Marco Rubio, segretario di Stato americano e capo della delegazione statunitense a Gedda, ha detto alla fine dell’incontro che ora «la palla è nel campo dei russi», metafora per indicare che sta alla Russia decidere se accettare o no il cessate il fuoco. Nelle scorse settimane Trump e la propaganda russa avevano condannato più volte l’Ucraina sostenendo che Zelensky non fosse «pronto alla pace». Ma ora che l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco, questa stessa accusa potrebbe essere ribaltata e cadere su Putin.

Quest’idea per cui «la palla è nel campo dei russi» è piaciuta anche a un mucchio di leader europei, che hanno ripreso tutti la stessa identica metafora: Emmanuel Macron, Keir Starmer, Ursula von der Leyen, Kaja Kallas, tra gli altri.

Non è detto però che Putin si farà incastrare nel ruolo del guerrafondaio. Putin potrebbe approfittare dell’ottimo rapporto che ha con Trump e cercare di rinegoziare l’accordo, proponendo nuove condizioni e buttando la “palla metaforica” dall’altra parte. Finora Trump si è rivelato molto comprensivo con le esigenze e le richieste della Russia, e molto meno con quelle dell’Ucraina.

Come ha detto a Bloomberg John Herbst, ex ambasciatore americano in Ucraina, la Russia potrebbe anche dire che il cessate il fuoco non vale per il proprio territorio, e in particolare per la regione del Kursk, che è stata invasa dall’Ucraina lo scorso agosto ma dove in questo momento l’esercito ucraino si trova in estrema difficoltà.

C’è poi da considerare il fatto che dal 2014, quando è cominciata la guerra con l’invasione russa della Crimea, Russia e Ucraina hanno concordato numerosi cessate il fuoco: sono sempre falliti, nonostante le garanzie e il coinvolgimento internazionale, perché la Russia a un certo punto ha deciso di violarli.