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  • Mercoledì 5 marzo 2025

In Spagna un padre sta cercando di impedire l’eutanasia a sua figlia

Sostenendo che non sia in pieno possesso delle sue facoltà: è il primo processo di questo tipo da quando la pratica è diventata legale, nel 2021

La facciata della Ciutat de la Justicia di Barcellona, ad agosto del 2024 (David Oller/Contacto via ZUMA Press)
La facciata della Ciutat de la Justicia di Barcellona, ad agosto del 2024 (David Oller/Contacto via ZUMA Press)
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Martedì a Barcellona si è tenuta una delle udienze finali del primo processo sul tema dell’eutanasia da quando la pratica è stata legalizzata in Spagna, a metà del 2021: un padre sta cercando di impedire a sua figlia, che ha 24 anni ed è paraplegica, di morire con l’eutanasia, sostenendo che non sia in pieno possesso delle sue facoltà mentali e quindi non possa decidere autonomamente. L’eutanasia legale è la pratica con cui un medico somministra un farmaco letale a un o una paziente che ha espresso la volontà di ricorrere alla pratica e soddisfa determinati requisiti stabiliti dalla legge.

Il processo si sta svolgendo a porte chiuse, per garantire la privacy delle parti coinvolte. Citando fonti presenti in aula, rimaste anonime, El Pais ha scritto che durante l’udienza la donna avrebbe confermato la sua volontà di morire.

Noelia, la donna coinvolta, è diventata paraplegica nell’ottobre del 2022: un tentativo di suicidio le causò una lesione al midollo che le impedisce di muovere le gambe. Ad aprile del 2024 fece richiesta per poter accedere all’eutanasia, e a luglio dello stesso anno la Commissione di Garanzia e Valutazione della Catalogna, l’organo regionale competente, la accettò. La Commissione aveva concluso che la donna era cosciente della sua scelta e «manifestava ragionevolmente la sua volontà»: un rapporto allegato alla decisione definiva la sua situazione clinica «irrecuperabile», e diceva che le generava «grave dipendenza, dolore e sofferenza cronica e invalidante».

La sua morte assistita era prevista per il 2 agosto del 2024, ma fu bloccata il giorno prima: suo padre aveva presentato un ricorso amministrativo contro la decisione della Commissione attraverso l’associazione cattolica conservatrice Avvocati Cristiani, sostenendo che la figlia non soddisfacesse i requisiti previsti dalla legge. Nella lettera presentata al tribunale il padre aveva raccontato diversi tentativi di suicidio da parte della figlia, sostenendo che soffrisse di disturbo borderline della personalità e di disturbo ossessivo-compulsivo. Tra le altre cose, il padre ha presentato come prova un biglietto che sarebbe stato scritto a mano dalla figlia pochi giorni prima del 2 agosto, in cui lei esprimeva dei dubbi sulla decisione.

Come detto il processo si svolge a porte chiuse, e quindi all’interno dell’aula del tribunale non ci sono giornalisti: tutte le informazioni su quello che è stato detto si basano sui resoconti fatti dalle persone presenti o dagli avvocati delle varie parti.

Secondo fonti sentite dal País, durante il processo Noelia avrebbe confermato di voler procedere nonostante l’opposizione della sua famiglia. Avrebbe anche raccontato di come i suoi parenti abbiano provato molte volte a dissuaderla, permettendo anche ad alcune persone di entrare nella stanza della casa di cura in cui vive per riempirla di croci, rosari e immagini di santi.

Durante l’udienza di martedì la Generalitat de Catalunya, l’amministrazione catalana che rappresenta la Commissione di Garanzia, ha portato come testimoni sette medici ed esperti forensi: tutti sarebbero stati d’accordo sia sul fatto che la donna non soffre di alcun disturbo mentale, sia sul fatto che la sua condizione non ha margini di miglioramento, a differenza di quanto sostenuto dal padre.

Nei prossimi cinque giorni le parti dovranno presentare le loro considerazioni finali, dopo le quali verrà comunicata la sentenza. Se il tribunale darà ragione alla Commissione, il padre di Noelia potrebbe ancora ricorrere al Tribunale superiore di giustizia della Catalogna.

Una manifestazione a favore della legalizzazione dell’eutanasia che si è svolta a Madrid a giugno del 2021, il mese in cui è entrata in vigore la legge approvata a marzo dello stesso anno (ANSA/Zaro De Luca/Contacto via ZUMA Press)

In Spagna l’eutanasia è stata legalizzata il 25 giugno del 2021: secondo gli ultimi dati disponibili, da quel momento alla fine del 2023 686 persone hanno fatto ricorso alla pratica: sono state 75 nel 2021, 288 nel 2022 e 334 nel 2023, a fronte di 1.515 richieste presentate in due anni e mezzo.

L’associazione Avvocati Cristiani ha detto al País che prima di questo caso avevano già assistito altre quattro persone che volevano impedire ai loro famigliari di morire con l’eutanasia, ma non si era mai arrivati a un processo. Fra questi, il caso che aveva ricevuto più attenzione dalla stampa spagnola riguardava una donna di 54 anni affetta da sclerosi multipla, la cui madre aveva impedito di entrare in casa al personale medico che era venuto a prenderla per portarla in ospedale, dove le sarebbe stata praticata l’eutanasia.

Il fatto si svolse a Santiago de Compostela, in Galizia, nel novembre del 2023: anche in quel caso la madre aveva cercato di dimostrare con il sostegno legale di Avvocati Cristiani che la figlia non fosse capace di intendere e di volere, e che non soffrisse di dolori insopportabili. A metà novembre un giudice aveva archiviato la richiesta della madre senza arrivare a un processo, stabilendo che fosse ingiustificata, ma due settimane dopo Avvocati Cristiani aveva comunicato che la figlia aveva volontariamente richiesto di rimandare la procedura a tempo indeterminato.

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Dove chiedere aiuto

Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.