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  • Martedì 4 marzo 2025

Sono entrati in vigore i dazi di Trump sulle merci da Canada e Messico

E sono aumentati quelli alla Cina: Canada e Cina hanno già risposto con altri dazi, e ci sono stati grossi cali in borsa

Le bandiere di Stati Uniti, Canada e Messico (AP Photo/Judi Bottoni)
Le bandiere di Stati Uniti, Canada e Messico (AP Photo/Judi Bottoni)
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Da martedì sono infine entrati in vigore i dazi decisi dall’amministrazione statunitense di Donald Trump sulle merci provenienti da Canada e Messico, e sono aumentati quelli già presenti sui prodotti che arrivano dalla Cina. I dazi per Canada e Messico sono del 25 per cento, quelli per la Cina sono passati dal 10 al 20 per cento. Le misure dovevano entrare in vigore a inizio febbraio, poi Trump le aveva sospese per trenta giorni in cambio di alcune concessioni temporanee da Messico e Canada e tenendo aperte delle trattative. Cina, Canada e Messico sono i principali partner commerciali degli Stati Uniti, ed è quindi possibile che i dazi avranno l’effetto di un aumento generale dei prezzi per i consumatori statunitensi.

Tra lunedì e martedì la conferma e poi l’entrata in vigore dei dazi ha provocato i cali peggiori dall’inizio dell’anno in molti indici di borsa. All’apertura dei mercati statunitensi martedì mattina l’indice S&P 500, che sintetizza l’andamento delle azioni delle 500 società più grandi degli Stati Uniti, ha perso lo 0,7 per cento, dopo aver già perso l’1,8 per cento lunedì. L’annuncio sta avendo conseguenze negative anche sulle borse europee: l’Euro Stoxx 50, che sintetizza l’andamento dei titoli di varie borse europee, è calato del 2,5 per cento e il Dax 40, il listino più importante in Germania, del 3,1 per cento.

Canada e Cina hanno annunciato immediate misure in risposta ai dazi. Il Canada imporrà dazi del 25 per cento sulle merci provenienti dagli Stati Uniti, subito su prodotti per un valore complessivo di 21 miliardi di dollari all’anno, dopo tre settimane il valore raggiungerà i 107 miliardi complessivi (se i dazi statunitensi continueranno a essere in vigore). Il primo ministro del Canada Justin Trudeau ha commentato in maniera molto dura i dazi imposti da Trump, accusandolo di aver avviato «una guerra commerciale contro il Canada» con un gesto «molto stupido».

La Cina, da parte sua, ha deciso dazi del 10 o del 15 per cento perlopiù su prodotti freschi e agricoli provenienti dagli Stati Uniti (fra gli altri pollo, maiale, grano, mais, soia, frutta e verdura e cotone). Secondo diversi analisti, la risposta della Cina è stata moderata e per ora interessata a evitare ulteriori contromisure e quindi a scongiurare una più generale guerra commerciale. La Cina però ha anche proibito a 15 specifiche aziende statunitensi di operare in Cina: fra queste ci sono Skydio, che produce droni, e l’azienda di biotecnologie Illumina. Al momento non ci sono reazioni ufficiali da parte del Messico.

Trump annunciò i dazi come misura per costringere Messico e Canada a un maggiore contrasto dei flussi migratori e del traffico di droghe illegali (soprattutto il fentanyl, un oppiaceo molto potente che negli Stati Uniti ogni anno uccide decine di migliaia di persone) e la sospensione temporanea di un mese fu stabilita per alcune misure decise dai governi interessati per un maggiore controllo delle frontiere. Quelle misure oggi non sono ritenute sufficienti, così come quelle messe in atto dalla Cina per limitare la produzione del fentanyl.

L’amministrazione statunitense ha però annunciato che i dazi resteranno in vigore finché non tornerà in pareggio la “bilancia commerciale”, cioè il rapporto fra importazioni ed esportazioni. È un obiettivo che viene ritenuto poco credibile a breve termine: gli Stati Uniti importano molte più merci di quante ne esportino, con questi tre paesi.

Ma i dazi sono anche una delle misure economiche più ricorrenti nei discorsi e nei programmi economici di Trump, che anche lunedì ha difeso questa scelta parlando dalla Casa Bianca: «I dazi sono un’arma molto potente che i politici prima non hanno usato perché erano disonesti, stupidi o pagati in qualche altra forma». Trump ha minacciato di imporre dazi, in un prossimo futuro, anche sui prodotti provenienti dall’Unione Europea e dall’India. Sono già stati definiti dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, che entreranno in vigore il 12 marzo e dazi definiti “reciproci” che pareggiano quelli imposti da altri paesi sui prodotti statunitensi (in vigore dall’inizio di aprile).

Vari esponenti del suo governo hanno sostenuto che non esista il rischio di una maggiore inflazione, perché i dazi spingeranno le grandi aziende a spostare la produzione negli Stati Uniti: in realtà per completare processi del genere ci possono volere anni, anche quando sono possibili e sostenibili economicamente.

Gli Stati Uniti importano complessivamente da Canada, Messico e Cina merci per un valore di 1.400 miliardi di dollari l’anno (secondo i dati del dipartimento per il Commercio): l’anno scorso corrispondevano al 40 per cento del totale. Prodotti freschi, telefoni, computer, auto e parti di auto sono alcune delle merci più importate. L’80 per cento dei giocattoli venduti negli Stati Uniti è prodotto in Cina.

I dazi sui prodotti canadesi avranno ripercussioni soprattutto su alcuni stati del nord del paese, le cui economie sono piuttosto integrate con quella canadese: alcuni prodotti attraversano più volte il confine nelle varie fasi della produzione. I prodotti energetici provenienti dal Canada sono soggetti a dazi del 10 per cento e la misura preoccupa molte raffinerie del Midwest (la parte centro-orientale degli Stati Uniti) che utilizzano greggio canadese.