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  • Mercoledì 26 febbraio 2025

Si ritira la più forte giocatrice di basket di sempre

A 42 anni Diana Taurasi lascia lo sport professionistico, dopo aver vinto tutto in WNBA, in Europa e con la Nazionale statunitense

L'esultanza di Diana Taurasi dopo aver superato i 10.000 punti in WNBA, nel 2023 (AP Photo/Matt York, File)
L'esultanza di Diana Taurasi dopo aver superato i 10.000 punti in WNBA, nel 2023 (AP Photo/Matt York, File)
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Martedì in un’intervista alla rivista Time la cestista statunitense Diana Taurasi ha annunciato il suo ritiro dal basket. Taurasi ha 42 anni ed è considerata la più forte giocatrice di basket di tutti i tempi: con 10.464 punti è la miglior realizzatrice della storia della WNBA (il campionato femminile di basket nordamericano), con oltre 3.000 punti segnati in più della seconda, ed è anche, tra le altre cose, l’unica ad aver vinto sei medaglie d’oro alle Olimpiadi, da Atene 2004 a Parigi 2024. Con gli Stati Uniti ha vinto 42 partite su 42 ai Giochi (la Nazionale, del resto, non perde una partita olimpica dal 1992).

Ha vinto anche, tra le altre cose, 3 titoli WNBA con le Phoenix Mercury, la squadra per cui ha giocato tutta la carriera, e 6 titoli in Eurolega, la principale competizione europea, a cui partecipò con diverse squadre russe e turche nei periodi di pausa della WNBA, la cui stagione dura pochi mesi. Nei suoi periodi alla Dinamo Mosca, allo Spartak Mosca, al Fenerbahce, al Galatasaray e all’UMMC Ekaterinburg, Taurasi diventò anche la giocatrice più pagata al mondo, una cosa che non avrebbe potuto fare restando solo in WNBA, dove c’è un tetto piuttosto basso agli stipendi.

La cosa che più di tutte l’ha resa un’icona è stata soprattutto la sua capacità di far crescere l’interesse sul basket femminile grazie al suo modo spettacolare di giocare e anche al suo atteggiamento spesso sfrontato; prima che arrivasse Caitlin Clark a mettere la WNBA ancor più al centro dell’attenzione, tantissime persone hanno cominciato a guardare il campionato femminile grazie a Diana Taurasi. LeBron James, che è il miglior realizzatore nella storia dell’NBA (il campionato maschile) ed è amico di Taurasi, ha detto a Time che «guardare le ragazzine che volevano giocare come lei, il suo stile, il suo talento, la sua spavalderia, è stato un piacere incredibile».

Secondo il capo dell’NBA Adam Silver «non si può raccontare la storia della WNBA senza Diana», la quale «ha ispirato generazioni di tifosi e giocatrici, molte delle quali sono arrivate a giocare in WNBA». Sue Bird, un’altra eccellente cestista che ha giocato con lei al college e poi in Russia e in Nazionale, ha raccontato sempre a Time di come fosse diversa da tutte le altre giocatrici: «La gente la riconosceva ovunque andassimo», ha detto Bird, secondo cui Taurasi è stata la miglior giocatrice di tutti i tempi anche «per come fa sentire le sue compagne, per il modo in cui alza il livello delle squadre in cui gioca».

Si sente spesso pronunciare la parola GOAT (Greatest of all time) in questo video

Taurasi è figlia di due genitori immigrati dall’Argentina (il padre era nato in Italia) ed è cresciuta in California tra Los Angeles e Chino. È stata una cestista promettente sin da quando era giovane: al college con UConn vinse tre titoli nazionali universitari consecutivi tra il 2002 e il 2004, ricevendo per due volte consecutive il premio di miglior giocatrice sia del torneo sia delle finali. Nell’estate del 2004 fu selezionata in WNBA dalle Phoenix Mercury come prima scelta assoluta nel draft (il processo di selezione delle nuove giocatrici) e giocò le sue prime Olimpiadi. Sin dai primi anni si affermò come una delle migliori cestiste al mondo.

Di ruolo guardia, è stata una giocatrice completa ed entusiasmante da veder giocare: tirava molto bene da lontano (nessuna ha segnato tanti canestri da 3 in WNBA), era abile nel palleggio e nei passaggi, aveva visione di gioco, furbizia e personalità fuori dal comune. Più di tutto però si distingueva per la capacità di essere decisiva nei momenti determinanti delle partite; per questo motivo fu soprannominata “White Mamba” da Kobe Bryant, un cestista altrettanto eccezionale in quei momenti che a sua volta si era auto-soprannominato “Black Mamba” ispirandosi al letale serpente del film Kill Bill: Volume 2. Sue Bird a questo proposito ha detto che Taurasi «non aspettava altro che le grandi partite, i grandi momenti», e che a lei e alle compagne bastava guardarla per tranquillizzarsi prima di una partita importante.