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  • Mercoledì 5 febbraio 2025

L’ufficio immigrazione di Torino verrà trasferito

In teoria per risolvere la questione delle lunghe code di persone migranti che si formano all'esterno, ma i problemi maggiori resteranno

Una lunga coda di migranti in attesa di entrare all'ufficio immigrazione di Torino, il 23 gennaio 2025 (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
Una lunga coda di migranti in attesa di entrare all'ufficio immigrazione di Torino, il 23 gennaio 2025 (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
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La prefettura di Torino ha annunciato che entro un mese l’ufficio immigrazione verrà trasferito dalla sede della questura a un edificio più grande e spazioso, in quella che è stata presentata come una soluzione al problema delle lunghe code delle persone migranti in attesa di appuntamenti per rilasci, rinnovi, conversioni o aggiornamenti dei permessi di soggiorno.

Le code davanti all’ufficio immigrazione della questura di Torino sono un problema da tempo, che ciclicamente torna al centro dell’attenzione. Quell’ufficio ha di per sé una pessima fama: è finito al centro di indagini con accuse di abusi nei confronti degli stessi migranti, corruzione e pratiche a vario titolo irregolari. Nelle ultime settimane le lunghissime code sono state documentate soprattutto dalla Stampa, che ha raccontato di persone in coda per giorni anche di notte, turni autogestiti per non perdere il posto, e allestimenti di tende di fortuna per continuare ad aspettare anche di notte, al freddo.

Al momento l’ufficio si trova in corso Verona: è aperto due giorni a settimana ed è collocato in un edificio che dal 2022 è parzialmente inagibile per problemi strutturali mai risolti, riducendo lo spazio disponibile all’interno. Questo costringe molte persone in coda ad attendere fuori, spesso al freddo e sotto la pioggia. La prefettura ha fatto sapere che dal prossimo marzo l’ufficio immigrazione verrà trasferito in un edificio di corso Bolzano, a circa cinque chilometri da lì, di proprietà della Invimit (Investimenti Immobiliari Italiani), società del ministero delle Finanze.

La prefettura ha detto che ieri è stato effettuato un sopralluogo nel nuovo edificio: l’ufficio dovrebbe essere allestito al piano terra, in uno spazio di 250 metri quadrati, e nei prossimi giorni dovrebbero essere trasferiti gli arredi e iniziati i collegamenti della rete informatica.

La prefettura ha presentato il trasferimento dell’ufficio immigrazione come un’iniziativa pensata per risolvere il problema delle code, ma in realtà del trasferimento dell’ufficio si parlava da tempo, proprio per via del fatto che era stato dichiarato inagibile. C’è inoltre molto scetticismo sul fatto che il trasferimento risolverà effettivamente il problema delle code, che non dipende tanto o solo dalla limitatezza degli spazi, ma dalle complesse procedure burocratiche riservate alle persone migranti in sé, e dalla gestione poco efficiente delle pratiche da parte della questura di Torino.

Davanti all’ufficio immigrazione della questura di Torino le code sono formate sia da persone che hanno un appuntamento per chiedere di rinnovare i permessi di soggiorno, e che quindi devono fisicamente andare nell’ufficio per consegnare e ottenere dei documenti, sia – e questo è l’aspetto più contestato della situazione – da persone che devono semplicemente prenotare un appuntamento.

Non è prevista la possibilità di fissare un appuntamento per telefono né online, per poi andare all’ufficio nel giorno stabilito: quindi le persone devono fare la coda due volte.

Le code di chi deve solo fissare gli appuntamenti sono le più lunghe, e con limiti di tempo e utenza che allungano ulteriormente i tempi: per questa categoria di persone l’ufficio è aperto solo due giorni a settimana, il martedì e il giovedì pomeriggio, e gli appuntamenti vengono dati con cadenza bisettimanale e a un numero limitato di persone al giorno.

C’è anche chi è in coda solo per chiedere informazioni sullo stato delle proprie pratiche: circa il 40 per cento delle persone in coda, secondo stime dell’assessore alla Cura della città Francesco Tresso basate su report interni al comune.

«In questo caso sarebbe teoricamente possibile gestire la cosa online, ma con un sistema che funziona ogni tanto sì e ogni tanto no, e che in generale dà pochissime informazioni, per cui di fatto obbliga le persone ad andare di persona», dice Elena Garelli, avvocata dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI), che assiste i e le richiedenti asilo nella preparazione per le audizioni.

Garelli dice che una volta fatto l’accesso allo stato della pratica online il sistema dà tre opzioni, divise per colore: verde, quando i documenti sono pronti; giallo, quando la pratica è è in uno stato di «trattazione» non meglio definito; rosso, quando è stata respinta. Garelli dice che né quando la pratica è gialla né quando è rossa c’è scritto quali eventuali documenti la persona che ha fatto richiesta dovrebbe integrare: in pratica, quindi, bisogna rifare una nuova, lunghissima fila per chiedere un appuntamento, e una volta ottenuto l’appuntamento rifarne un’altra, altrettanto lunga, per parlare con gli operatori.

Anche per chi ha già un appuntamento non è chiaro cosa renda le procedure così complicate. Molte persone con un appuntamento hanno già concluso il percorso giudiziario che ha riconosciuto loro il diritto a ottenere un permesso di soggiorno: in questi casi la questura non deve fare particolari controlli o valutazioni, ma semplicemente consegnare i documenti.

Per i richiedenti asilo, cioè le persone che hanno chiesto una forma di protezione internazionale e sono in attesa della pronuncia della commissione territoriale competente, queste code sono tra l’altro un passaggio obbligato, e frequente: i tempi per le pronunce delle commissioni sono lunghi, arrivano anche a distanza di due o tre anni, e nel frattempo i permessi di soggiorno vanno rinnovati ogni sei mesi, presentando esattamente gli stessi documenti di sei mesi prima, e sono necessari per poter ricevere assistenza sanitaria e avere accesso ai servizi essenziali.

– Leggi anche: Valutare le richieste d’asilo dei migranti è un lavoro complicato

Il trasferimento dell’ufficio immigrazione nella nuova sede non prevede la possibilità di prenotare appuntamenti online, o al telefono: prevede semplicemente un ufficio in più per continuare a gestire le pratiche come sono state svolte finora. Nel frattempo la questura ha fatto sapere di aver deciso di ampliare gli orari di apertura dell’ufficio per chi deve prendere un appuntamento e, dal prossimo lunedì, di reindirizzare parte delle richieste alla sede centrale della questura, in via Doré. Anche in questo caso non ci sono particolari novità: la sede è già utilizzata da tempo per gestire parte delle pratiche della sede di corso Verona, e non è stata una soluzione stabile ai problemi.

Elena Garelli dell’ASGI dice che anche la gestione delle persone migranti della sede di via Doré è molto problematica: «In più di un caso finito in tribunale, con cause che abbiamo vinto, abbiamo documentato allontanamenti di persone su base etnica, e irregolarità nella gestione delle pratiche». Garelli cita il fatto che l’ufficio in questione, che gestisce soprattutto la presentazione delle richieste d’asilo che vengono poi valutate dalla commissione territoriale, ha in varie occasioni subordinato la presentazione della domanda d’asilo al possesso di una dichiarazione di ospitalità, cioè la prova di risiedere a casa di qualcuno: «La legge non prevede niente di tutto questo, e anzi stabilisce che i richiedenti asilo possono autodichiarare un proprio domicilio: anche perché prima di presentare richiesta d’asilo sono migranti irregolari e non possono formalmente dichiarare di vivere a casa di qualcuno».