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  • Mercoledì 5 febbraio 2025

Nella Repubblica Democratica del Congo il cessate il fuoco non sta migliorando le cose

A Goma è tornata una relativa calma, ma la situazione umanitaria continua a peggiorare e le intenzioni dei ribelli sono poco chiare

Il personale della Croce Rossa trasporta i corpi dei defunti nelle sepolture comuni, 4 febbraio 2025 (EPA/STRINGER)
Il personale della Croce Rossa trasporta i corpi dei defunti nelle sepolture comuni, 4 febbraio 2025 (EPA/STRINGER)
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Lunedì 3 febbraio nella Repubblica Democratica del Congo un’alleanza di milizie, guidate dal gruppo M23, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale e quindi la sospensione dei combattimenti contro l’esercito congolese. Non è chiaro però se questo sia davvero successo, dato che la situazione sul campo è molto confusa e ci sono notizie di scontri in diverse zone dell’est del paese. Quel che è certo è che la situazione umanitaria continua a peggiorare.

La scorsa settimana i ribelli erano entrati a Goma: dopo l’annuncio del cessate il fuoco in città è tornata una relativa calma, ma le condizioni umanitarie sono parecchio complicate. Lunedì l’Organizzazione mondiale della sanità ha detto di aver recuperato i corpi di almeno 900 civili uccisi durante gli scontri tra i ribelli, sostenuti dal vicino Ruanda, e l’esercito congolese. Ha inoltre stimato la presenza di quasi 3mila persone ferite. Secondo il ministero dell’Interno i morti sarebbero 2mila.

Gli ospedali sono in grande difficoltà anche a causa della carenza di medicinali, di strumentazione medica e di gasolio necessario per far funzionare i generatori, dato che la fornitura di corrente elettrica non funziona sempre. Anche gli obitori sono sovraccarichi: la maggior parte dei corpi verrà interrata in fosse comuni per mancanza di alternative immediate, anche per evitare la diffusione di malattie.

L’aeroporto di Goma, che aveva sospeso i voli in seguito all’arrivo dei ribelli, non è ancora tornato in attività e questo rende molto complicata la consegna degli aiuti umanitari. Inoltre quasi tutti i campi per sfollati intorno alla città sono stati distrutti e svuotati a causa degli scontri: chi poteva se ne è andato, ma moltissime persone non sanno dove rifugiarsi e sono finite per strada. Tra gli sfollati ci sono anche decine di minori non accompagnati, persone anziane o con mobilità ridotta.

In diversi quartieri stanno lentamente riaprendo i negozi, dove i proprietari stanno rientrando per ripulire e verificare i danni causati dai combattimenti e dalle attività di sciacallaggio. Ngumbi Ngengele, il vescovo di Goma, ha detto che nonostante la relativa calma molte persone hanno ancora paura a lasciare le proprie case, perché «non si sentono completamente sicure».

Persone sfollate con le taniche di acqua, 4 febbraio 2025 (EPA/STRINGER)

Le scuole e le università sono chiuse e la connessione internet non è ancora tornata del tutto accessibile. Anche l’acqua continua a essere un problema: nonostante da qualche giorno sia tornata a funzionare la pompa che rifornisce diversi quartieri e ospedali, la maggior parte delle persone continua a doversi rifornire dal lago Kivu, su cui affaccia la città. Il rischio di diffusione di malattie come colera e mpox è reso alto sia dalla scarsità di acqua controllata e sicura, sia dal fatto che, a causa degli scontri, decine di persone che si trovavano in isolamento prima della cattura della città hanno dovuto lasciare le strutture mediche e rischiano quindi di contagiarne altre.

Ci sono state poi diverse testimonianze di stupri e violenze contro le donne, spesso usate come arma di guerra in questa regione. La vice responsabile della missione Onu in RDC ha riferito che la mattina del 27 gennaio i ribelli hanno preso il controllo della prigione di Munzenze e liberato migliaia di uomini detenuti. Poi hanno invaso l’ala femminile, violentato centinaia di detenute e dato fuoco alla struttura. «Sono morte tutte» ha detto.

La rappresentante speciale delle Nazioni Unite per le violenze sessuali nei conflitti, Pramila Patten, ha detto di aver ricevuto notizie di stupri anche lungo il percorso che i ribelli hanno fatto verso la regione di Kivu Sud in seguito all’ingresso a Goma. Le difficoltà dei servizi sanitari rendono molto complesso fornire assistenza alle donne, dato che mancano professionisti per il supporto psicologico, la strumentazione medica per i test delle malattie sessualmente trasmissibili e i medicinali per la loro cura e prevenzione.

– Leggi anche: Lo stupro come arma di guerra nella Repubblica Democratica del Congo

Il presidente della Repubblica Democratica del Congo Felix Tshisekedi ha accusato i ribelli di aver dichiarato un falso cessate il fuoco e ha di nuovo intimato al gruppo di abbandonare Goma. Le comunicazioni di questi giorni sono state parecchio confuse: lo scorso 31 gennaio, pochi giorni dopo essere entrati nella città, uno dei leader dell’M23 aveva dichiarato che il gruppo puntava ad arrivare alla capitale Kinshasa e rovesciare il governo di Tshisekedi. In quei giorni c’erano state diverse testimonianze di gruppi ribelli diretti verso sud, e si era ipotizzato che puntassero alla città di Bukavu come secondo obiettivo dopo Goma, e prima di arrivare a Kinshasa.

Lunedì un portavoce di un’alleanza di cui fa parte l’M23 ha fatto un passo indietro, dicendo che i ribelli non avevano intenzione di prendere Bukavu né altre zone del paese, ma solo di mantenere le proprie posizioni. In quell’occasione aveva anche dichiarato il cessate il fuoco unilaterale a partire dal giorno dopo. L’esercito congolese sostiene che i messaggi contrastanti diffusi dal gruppo sarebbero un segnale di scontri interni all’alleanza di milizie. Un portavoce dell’esercito ha detto a Reuters che i ribelli avrebbero «dichiarato il cessate il fuoco per riorganizzarsi e rafforzare i propri ranghi». Non è chiaro insomma quali siano le reali intenzioni dei ribelli.

Mercoledì pomeriggio Reuters ha scritto, citando diverse fonti rimaste anonime, che i ribelli dell’M23 hanno preso il controllo della città di Nyabibwe, nella regione di Kivu Sud, nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco.

Varie testimonianze continuano inoltre a riferire la presenza a Goma dei soldati dell’esercito del Ruanda, che secondo diversi governi occidentali e organizzazioni umanitarie sostiene attivamente i ribelli dell’M23 (il governo del Ruanda ha sempre negato di farlo). Nei prossimi giorni si terrà in Tanzania un incontro tra i principali leader della regione, a cui dovrebbe partecipare anche il presidente del Ruanda Paul Kagame. Non è invece confermata la presenza di Tshisekedi, che aveva già saltato l’ultimo incontro organizzato la settimana scorsa.

– Leggi anche: Cosa sta succedendo nella Repubblica Democratica del Congo