MPS ha presentato un’offerta per acquistare Mediobanca

L'operazione da più di 13 miliardi formerebbe un nuovo grande gruppo bancario in concorrenza con Intesa e Unicredit

(ANSA/EPA/MATTIA SEDDA)
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Il gruppo bancario MPS (Monte dei Paschi di Siena), il cui primo azionista è lo Stato italiano attraverso il ministero dell’Economia, ha annunciato di aver presentato un’offerta per acquistare Mediobanca, una delle principali banche di investimento italiane. L’operazione prevede un’offerta di 13,3 miliardi di euro per il controllo completo di Mediobanca tramite una cosiddetta Offerta Pubblica di Scambio, pagando cioè non in denaro ma offrendo in cambio ai suoi soci azioni di MPS: in una nota MPS ha detto di voler completare l’acquisizione entro il terzo trimestre del 2025.

Sarebbe una delle più grosse operazioni di questo genere degli ultimi anni, e sarebbe funzionale alla creazione del cosiddetto “terzo polo”, cioè un terzo grande gruppo bancario che rompa l’attuale duopolio di fatto del mercato, composto da Intesa Sanpaolo – prima banca italiana per capitalizzazione di mercato, cioè per il valore complessivo delle sue azioni in circolazione – e Unicredit, seconda banca italiana.

L’operazione insomma ridurrebbe la concentrazione e in un certo senso aumenterebbe la concorrenza. È notevole anche il fatto che l’abbia promossa MPS, una banca che fino a pochi anni fa era considerata in dissesto e che, dopo aver ricevuto molti soldi pubblici e sostegno da parte di diversi governi, è riuscita infine a tornare profittevole: a febbraio dello scorso anno riuscì per la prima volta dopo 13 anni ad accantonare un utile da redistribuire ai suoi soci.

Ci sono poi partecipazioni incrociate nelle due banche: il primo azionista di Mediobanca è il gruppo finanziario Delfin, della famiglia Del Vecchio, proprietaria di EssilorLuxottica, che ha poco meno del 20 per cento delle azioni. Il 5,5 per cento è del gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone, uno dei più ricchi e importanti imprenditori italiani, con diffuse partecipazioni nel settore finanziario, edilizio e dell’editoria. Caltagirone e Delfin insieme hanno dunque circa il 25 per cento di Mediobanca, e sono anche tra i soci più importanti di MPS.

Il primo azionista di MPS è ancora il ministero dell’Economia, con l’11,7 per cento delle azioni. Delfin è poi il secondo azionista, con una quota del 9,9 per cento aumentata proprio nelle scorse settimane, seguito da Caltagirone con il 5,03 per cento ottenuto a novembre. Ci sono poi il il 5 per cento di Banco BPM – quinta banca italiana per capitalizzazione e oggetto di un tentativo di acquisto da parte di Unicredit – e il 3,99 per cento di Anima, società italiana di investimento peraltro oggetto a sua volta di un’offerta di acquisto da parte di Banco BPM. Il resto del capitale è di altri azionisti minori.

Su Delfin e Caltagirone il governo conta per garantire stabilità e presenza italiana nella delicata fase di uscita dall’azionariato di MPS: fino a poco tempo fa possedeva il 40 per cento delle azioni, ora sono scese per via di un più ampio piano di privatizzazione. Delfin e Caltagirone, peraltro, sono tra i soci di molte compagnie finanziarie italiane, come Generali, Unicredit, Anima, Banco BPM e altre.

Come fa notare il Sole 24 Ore, se l’operazione tra MPS e Mediobanca andasse a buon fine, con gli attuali assetti Delfin diventerebbe primo azionista della nuova banca, con circa il 16 per cento, e Caltagirone il secondo, con l’8: sono due interlocutori impossibili da ignorare nell’ampio processo di consolidamento del settore, cioè quel continuo movimento di fusioni e acquisizioni del settore finanziario che crea istituti sempre più grossi, e che sui giornali è chiamato “risiko bancario”.

È possibile che il governo – che della nuova società si ritroverebbe il 5 per cento – avesse chiesto il loro coinvolgimento in MPS anche per concretizzare il suo auspicio che il “terzo polo” si sviluppasse proprio intorno alla banca senese: la speranza si era resa molto evidente quando lo scorso autunno criticò l’operazione con cui Unicredit aveva avviato un tentativo di comprare Banco BPM, che a sua volta il governo aveva individuato come possibile acquirente di MPS.

Non è comunque detto che l’operazione tra MPS e Mediobanca si realizzerà: è innanzitutto soggetta alle consuete verifiche delle autorità sul rispetto delle norme sulla concorrenza. In più i soci di Mediobanca dovranno accettare le condizioni dell’offerta: prevedono 2,3 azioni di nuova emissione di MPS per ogni azione esistente di Mediobanca, che sono valutate dunque a un prezzo di 15,99 euro ad azione, del 5 per cento più alto rispetto al valore di mercato del 23 gennaio, cioè del giorno prima dell’annuncio.

Dal punto di vista industriale MPS prevede di realizzare con l’operazione 700 milioni di euro all’anno di cosiddette sinergie, cioè vantaggi su costi e ricavi derivanti dal mettere insieme le strutture delle due banche, che hanno modelli di business diversi e dunque in un certo modo complementari: mentre MPS è una banca più tradizionale, che ha una parte molto consistente di prestiti a privati e imprese, Mediobanca è più una banca di investimento, cioè specializzata nella gestione dei patrimoni e nelle grandi operazioni societarie tra aziende.

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