Il comizio di Trump a Washington, l’ultimo prima di insediarsi
È stato molto simile a quelli già visti in campagna elettorale: pieno di discorsi confusi, attacchi agli avversari e affermazioni false

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Domenica Donald Trump ha tenuto l’ultimo comizio prima della cerimonia di insediamento, che avverrà lunedì pomeriggio. Si è svolto alla Capital One Arena, palazzetto nel centro di Washington D.C. vicino alla Casa Bianca. Nei toni e nello svolgimento ha ricordato molto i comizi della campagna elettorale, quando Trump parlava a lungo e in modo confuso, mischiando promesse elettorali, affermazioni false e attacchi anche violenti contro i suoi avversari.
È stato un evento insolito, perché negli Stati Uniti i presidenti eletti non tengono eventi pubblici di questo tipo a ridosso della cerimonia di insediamento. È probabile che Trump l’abbia organizzato per parlare direttamente al suo pubblico e ai suoi sostenitori, e per rimarcare l’eccezionalità della sua rielezione, avvenuta quattro anni dopo la fine del suo primo mandato da presidente. Dopo il comizio Trump ha partecipato a una cena privata organizzata per i suoi donatori più importanti.
Insieme a lui sul palco della Capital One Arena ci sono stati diversi ospiti, fra cui alcuni membri della sua famiglia, esponenti del Partito Repubblicano e il miliardario e suo stretto collaboratore Elon Musk, che ha parlato dei suoi progetti per ridurre la spesa pubblica e ha criticato le politiche di inclusione e l’immigrazione.
Hanno partecipato anche i Village People che hanno cantato “Y.M.C.A.”, ormai parte della colonna sonora non ufficiale della campagna elettorale di Trump.
Nel suo discorso Trump ha lasciato nuovamente intendere che uno dei suoi primi atti da presidente sarà quello di graziare molte delle persone condannate per l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, che lui definisce «ostaggi». Ha parlato anche a lungo di immigrazione, uno dei temi principali della sua campagna elettorale, promettendo che «fermeremo l’immigrazione illegale una volta per tutte» attraverso «il più aggressivo e ampio sforzo per ripristinare le nostre frontiere che il mondo abbia mai visto».
In questa parte del discorso ha ripetuto molte delle sue teorie false o fuorvianti sul tema usate negli scorsi mesi, come il fatto che paesi come il Congo e il Venezuela avrebbero «svuotato le loro prigioni» e mandato volontariamente tutti i detenuti negli Stati Uniti, spacciandoli per persone migranti comuni.
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Ha poi parlato di come ha «salvato TikTok», facendo riferimento alla sua decisione di emettere un ordine esecutivo per bloccare temporaneamente il divieto di utilizzo del social media negli Stati Uniti. Domenica il divieto era entrato in vigore per poche ore per via di una legge che richiedeva alla società che possiede la piattaforma, ByteDance, di venderla a un’azienda non cinese. La legge era stata approvata a metà del 2024 con il sostegno di entrambi i partiti. Anche Trump durante il suo primo mandato era contrario a TikTok, ma da allora ha cambiato idea.
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Fra le altre cose Trump ha dichiarato di aver vinto il voto nel segmento dei giovani con 36 punti di distacco, un dato che non risulta in nessuno dei principali exit poll pubblicati dopo il voto (negli Stati Uniti gli exit poll sono sondaggi realizzati il giorno stesso del voto e rispondono a domande generali, non danno percentuali sui singoli candidati): dagli exit poll era risultato infatti che tra i giovani era prevalsa la candidata Democratica Kamala Harris. Trump ha anche detto di aver vinto in Florida con 13 punti di vantaggio e l’ha definito un risultato che nessuno aveva mai raggiunto prima di lui. In realtà sono diversi i presidenti che hanno vinto la Florida con un risultato migliore, fra cui Richard Nixon nel 1972, Ronald Reagan nel 1984, di oltre trenta punti, e George H.W. Bush nel 1988.
La cerimonia di insediamento comincerà alle 10 (le 16 ora italiana) e alle 12 Trump e il suo vicepresidente J.D. Vance presteranno giuramento nella rotonda centrale del palazzo del Congresso. Di solito la cerimonia si svolge all’aperto, ma quest’anno tutto è stato spostato al chiuso a causa delle temperature rigidissime che sono attese a Washington. L’ultimo presidente a prestare giuramento al chiuso fu Ronald Reagan nel 1985, sempre a causa del freddo.
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