La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato il “TikTok ban”
La legge prevede che il social media sia cancellato dagli app store americani o venduto a un compratore non cinese, ma Trump potrebbe intervenire

I giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti hanno confermato all’unanimità la validità del cosiddetto “TikTok ban”, la legge statunitense che obbliga ByteDance, la società cinese proprietaria del popolare social network TikTok, a vendere la piattaforma a un acquirente non legato al governo cinese entro il prossimo 19 gennaio. In base alla legge, se ByteDance non rispetterà questa scadenza il governo americano dovrebbe bloccare la possibilità di scaricare l’app dall’App Store di Apple e dal Google Play Store nel paese. Gli utenti che l’hanno già scaricata potranno ancora usarla ma non aggiornarla.
Il dipartimento di Giustizia ha accolto positivamente la decisione della Corte Suprema, ma ha anche detto che per mettere in atto il divieto ci vorrà del tempo. Diversi giornali internazionali hanno riferito che molto probabilmente Joe Biden non applicherà la legge nel suo ultimo giorno da presidente, lasciando che se ne occupi Donald Trump dopo il suo insediamento, che avverrà il 20 gennaio. Giovedì il New York Times aveva scritto che Trump starebbe valutando la possibilità di firmare un ordine esecutivo per annullare temporaneamente il blocco, anche se non è chiaro se questo possa bastare a non farlo entrare in vigore.
Durante la sua prima amministrazione Trump era molto contrario a TikTok e aveva approvato una serie di misure per vietarlo, che però si erano concluse in un nulla di fatto. Recentemente aveva però cambiato idea: pochi giorni fa aveva chiesto alla Corte di posticipare la scadenza per permettergli di raggiungere una «soluzione politica» con l’azienda e aveva incontrato l’amministratore delegato di TikTok, Shou Chew, che dovrebbe anche essere presente alla sua cerimonia di insediamento.
Venerdì dopo l’uscita della sentenza Trump ha detto a CNN di aver avuto una conversazione al riguardo con il presidente cinese Xi Jinping e che «alla fine dipende da me, quindi vedrete cosa farò», insinuando che prenderà una decisione, ma senza suggerire quale.
La legge sul “TikTok ban” era stata approvata con il sostegno di entrambi i partiti ad aprile del 2024. ByteDance aveva fatto ricorso, sostenendo che vietare TikTok negli Stati Uniti fosse una violazione del primo emendamento della Costituzione, quello che tutela la libertà di espressione. La Corte d’Appello di Washington però aveva bocciato il ricorso, sostenendo che la sicurezza nazionale, tirata in ballo dal governo statunitense, dovesse avere la precedenza sugli interessi della compagnia. Per questo ByteDance si era rivolta alla Corte Suprema, che aveva accettato il caso in maniera insolitamente veloce.
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Il governo statunitense teme che TikTok venga usato dal governo cinese per influenzare l’opinione pubblica statunitense o accedere ai dati degli utenti. ByteDance ha sempre negato di condividere informazioni sugli utenti con il governo cinese, e gli Stati Uniti non hanno mai fornito prove che questo accada. Molti analisti sostengono che i sospetti dei governi occidentali siano più di natura politica che tecnologica, e che quindi siano molto difficili da smentire.
ByteDance finora non ha considerato, almeno pubblicamente, l’opzione di vendere TikTok, sostenendo che sia un’operazione impossibile per via delle dimensioni dell’azienda e per il fatto che la Cina ha già detto che bloccherebbe l’esportazione della tecnologia e delle conoscenze alla base dell’algoritmo di raccomandazione dei video dell’app, considerato uno dei più efficaci al mondo per la sua capacità di mantenere gli utenti sulla piattaforma.
La decisione della Corte Suprema era molto attesa, dato che gli Stati Uniti sono il mercato più grande al mondo per TikTok con 170 milioni di utenti. Come altri grandi social network, la piattaforma viene usata come un mezzo di intrattenimento ma anche come fonte di informazione, ed è stato usato molto anche dai candidati alle elezioni presidenziali dello scorso 5 novembre. È anche un’importante forma di guadagno per decine di migliaia di persone che per lavoro creano contenuti o vendono prodotti attraverso il negozio digitale presente nell’app.
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