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  • Venerdì 17 gennaio 2025

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l’accordo sul cessate il fuoco a Gaza

Manca l’approvazione del governo: è il momento più vicino alla sospensione delle ostilità in 15 mesi di guerra

Il gabinetto di sicurezza israeliano riunito per approvare l'accordo sul cessate il fuoco, il 17 gennaio 2025 (Koby Gideon/Israeli Government Press Office via AP)
Il gabinetto di sicurezza israeliano riunito per approvare l'accordo sul cessate il fuoco, il 17 gennaio 2025 (Koby Gideon/Israeli Government Press Office via AP)

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha raccomandato al governo di approvare l’accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza raggiunto dai negoziatori di Hamas e Israele dopo mesi di incontri mediati da altri paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Qatar. Poche ore prima, in un comunicato Hamas aveva detto che tutti gli ostacoli per il raggiungimento dell’accordo erano stati superati.

È il momento più vicino all’approvazione di un cessate il fuoco in 15 mesi di guerra: manca solo il voto del governo israeliano, che si riunirà venerdì pomeriggio. Il cessate il fuoco dovrebbe entrare in vigore da domenica 19 gennaio, e lo stesso giorno dovrebbero essere rilasciati i primi ostaggi. In un comunicato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto intendere che questa tempistica dovrebbe essere rispettata.

Un accordo era già stato trovato dai negoziatori mercoledì sera, ma poi non era stato approvato a causa di alcune questioni irrisolte e di problemi dell’ultimo minuto. Nelle prime ore di venerdì mattina Netanyahu ha detto che i negoziatori avevano superato le divergenze. Ha aggiunto che le famiglie degli ostaggi sono state informate del raggiungimento dell’accordo, e che il governo si sta preparando ad accoglierli.

Non sono ancora stati diffusi i dettagli dell’accordo concluso venerdì, ma dovrebbe essere molto simile a quello di mercoledì. È diviso in tre fasi, prevede il rilascio graduale di tutti i circa 100 ostaggi ancora presenti nella Striscia, il ritiro delle truppe israeliane e il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti in Israele.

I primi 33 ostaggi dovrebbero essere rilasciati gradualmente nella prima fase, che dovrebbe durare sei settimane. I media israeliani hanno diffuso una lista con i loro nomi, che è da considerarsi non ufficiale. Anche il ministero della Giustizia israeliano ha reso pubblico l’elenco dei 95 detenuti palestinesi che dovrebbero essere rilasciati. Nella Striscia sono presenti 98 ostaggi, e Israele ritiene che circa un terzo siano morti durante la prigionia. I loro corpi dovrebbero essere restituiti nella terza e ultima fase dell’accordo.

Il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, noto per le sue posizioni estremiste e ostili alla popolazione palestinese, ha minacciato di ritirare il proprio sostegno al governo se l’accordo verrà approvato. Ben Gvir ha descritto l’accordo come «sconsiderato» e «un regalo a Hamas», perché non permetterebbe la completa distruzione del gruppo, cosa che sia Ben Gvir che Netanyahu hanno spesso presentato come il fine ultimo della guerra. Anche il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha criticato l’accordo e ha detto che potrebbe smettere di sostenere il governo nel caso in cui fosse approvata la fine permanente delle ostilità.

Itamar Ben Gvir parlando con i giornalisti, il 16 gennaio 2025

Itamar Ben Gvir parlando con i giornalisti, il 16 gennaio 2025 (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

I partiti che sostengono il governo di Netanyahu hanno 68 seggi in parlamento, su un totale di 120. Il partito di Ben Gvir, Potere Ebraico, ha 6 deputati: se uscisse dal governo Netanyahu avrebbe ancora una risicata maggioranza. Il Partito Sionista Religioso, quello di Smotrich, ha sette seggi. Perdere anche il loro consenso sarebbe un grosso problema per Netanyahu, e potrebbe portare a elezioni anticipate.

Giovedì a Gerusalemme alcuni manifestanti di estrema destra si sono riuniti per protestare contro l’accordo: hanno bloccato delle strade e intonato cori accusando il governo israeliano di volersi arrendere.

Intanto la guerra nella Striscia di Gaza prosegue da oltre un anno: decine di migliaia di civili palestinesi sono state uccise dai bombardamenti e dagli attacchi israeliani, e gran parte delle abitazioni e delle infrastrutture della Striscia è stata distrutta. Le negoziazioni per un cessate il fuoco andavano avanti da mesi, ma finora si sono sempre concluse con un nulla di fatto. Da quando è stato annunciato l’accordo, mercoledì, nella Striscia sono state uccise più di 100 persone.