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  • Mercoledì 1 gennaio 2025

Cecilia Sala è detenuta in condizioni severe

Nella cella di isolamento della prigione iraniana di Evin dorme sul pavimento, non ha contatti con nessuno e il pacco che secondo la Farnesina le era stato consegnato non è mai arrivato

Cecilia Sala (ANSA/ CHORA MEDIA)
Cecilia Sala (ANSA/ CHORA MEDIA)
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La giornalista italiana Cecilia Sala è sottoposta a un regime di carcere duro nella prigione iraniana di Evin. Dorme sul pavimento con due coperte, una per coprirsi e una sotto. Nella cella non c’è nulla, nemmeno una brandina, soltanto un faro sempre acceso. È in regime di isolamento completo da quattordici giorni e questo vuol dire che non ha contatti con nessuna persona e ha visto soltanto l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, per trenta minuti. 

Sala non ha finora ricevuto il pacco consegnato sabato dall’ambasciata alle autorità del carcere iraniano, che conteneva alcuni beni per rendere meno dura la vita in cella: un necessaire con articoli per l’igiene, quattro libri, sigarette, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi. Le regole sugli oggetti che possono entrare nella cella sono strettissime, non sono permessi nemmeno gli occhiali. Il ministero degli Esteri italiano aveva sostenuto due giorni fa che il pacco fosse stato consegnato in cella. 

Queste informazioni vengono da persone vicine ai genitori di Sala, che la mattina del 1° gennaio hanno ricevuto una telefonata dalla figlia e hanno detto di essere angosciati. Sala ha ripetuto: «bisogna fare in fretta», per trovare una soluzione che le permetta di essere rimessa in libertà e di tornare in Italia. 

La cella d’isolamento è un modo di detenzione usato nelle carceri per punire i detenuti, perché non vedere nessuno per periodi di tempo prolungati genera sofferenza, ansia e una forte sensazione di disagio. L’isolamento è da sempre uno strumento per fare pressione psicologica sui prigionieri. In Italia la legge dice che l’isolamento punitivo non può durare più di quindici giorni. 

Le autorità iraniane avevano arrestato Cecilia Sala la mattina di giovedì 19 dicembre. Il 30 dicembre avevano detto che Sala è in carcere per avere violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran, senza specificare null’altro. 

Fonti del ministero degli Esteri italiano hanno spiegato al Post che tutto quello che riguarda le condizioni della giornalista italiana in Iran, quindi il regime carcerario duro, le telefonate concesse e la singola visita dell’ambasciatrice, sono da considerare come altrettanti messaggi al governo italiano. 

Nel governo a seguire con attenzione il caso sono quattro persone: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.  

Mercoledì 1° gennaio l’Italia ha chiesto al governo dell’Iran «garanzie totali sulle condizioni di detenzione di Cecilia Sala» e la sua liberazione immediata. Nel messaggio si chiede anche la possibilità di inviare generi di conforto e la garanzia che siano consegnati davvero alla prigioniera italiana.