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  • Lunedì 11 novembre 2024

L’ultimo mercante di ghiaccio del Chimborazo

È morto Baltazar Ushca, che scalò per decenni la montagna più alta dell'Ecuador per fare un mestiere faticoso e obsoleto, diventando una celebrità locale

Baltazar Ushca in un documentario di Doctv Ecuador, via YouTube
Baltazar Ushca in un documentario di Doctv Ecuador, via YouTube
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Nonostante la diffusione di freezer e frigoriferi avesse reso il suo lavoro obsoleto, fino a poco tempo fa Baltazar Ushca continuava a scalare la montagna più alta dell’Ecuador una o due volte alla settimana per prelevare il ghiaccio dalle sue pendici e venderlo in città. Grazie a questo mestiere tanto antico quanto pericoloso Ushca era conosciuto come “l’ultimo mercante di ghiaccio del Chimborazo” e in Ecuador era una sorta di celebrità: è morto il mese scorso a 80 anni, e la sua storia nel tempo è stata raccontata in diversi documentari, compreso il corto del 2012 El Último Hielero del regista statunitense Sandy Patch.

Luis Baltazar Ushca Tenesaca era nato il 12 maggio del 1944 nel villaggio di Cuatro Esquinas, nella provincia del Chimborazo: si trova nella parte centrale dell’Ecuador, è una delle più povere del paese e prende il nome dall’omonimo vulcano inattivo, che con 6.310 metri è una delle vette più alte delle Ande. Aveva cominciato a fare questo mestiere a 15 anni assieme al padre, alla madre e a due fratelli, Juan e Gregorio; continuò a farlo anche ben dopo l’età pensionabile, malgrado i rischi e gli scarsi guadagni, convinto che il ghiaccio del Chimborazo fosse «speciale».

Ushca viveva nel comune di Guano, a circa quattro ore di cammino dai ghiacciai. Il martedì e il sabato, ma spesso solo nel fine settimana, partiva di prima mattina con i suoi tre asini, una piccozza e poco altro: giunto a destinazione estraeva cinque o sei blocchi di ghiaccio da diverse decine di chili l’uno, che poi avvolgeva in fasci di erbe raccolte sul posto e caricava in groppa agli animali. Una volta tornato a casa, andava a venderli al mercato di Riobamba, a pochi chilometri di distanza.

Il suo ghiaccio veniva usato sia per tenere in fresco gli alimenti, come il pesce, sia per preparare granite, succhi o gelati. Tra quello prodotto a livello industriale e quello prelevato dalla montagna a suo dire non c’era paragone: nel corto del 2012 diceva che il ghiaccio che si forma naturalmente sul Chimborazo era «il migliore, il più saporito e gustoso. Pieno di vitamine che fanno bene alle ossa». Anche secondo le persone del posto le granite fatte con quello sarebbero più buone e avrebbero effetti curativi.

Baltazar Ushca in una foto condivisa sulla pagina Facebook del comune di Guano

Come è facile immaginare, quello di Ushca era un mestiere molto faticoso. Percorreva anche 3mila metri di dislivello in poche ore, a metà dell’ascesa iniziava a patire la mancanza di ossigeno e al ritorno la stanchezza. Inoltre di volta in volta doveva salire un po’ più in alto perché nel tempo la superficie dei ghiacciai del Chimborazo si è progressivamente ridotta, principalmente a causa del cambiamento climatico: secondo uno studio del 2023, nel 2019 era diminuita del 42,5 per cento rispetto al 1965.

In più guadagnava abbastanza poco, circa 5 dollari statunitensi per un blocco di ghiaccio di circa 40 chili (il dollaro è la valuta ufficiale dell’Ecuador). Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica lo stipendio mediano mensile nelle aree rurali nel primo trimestre del 2024 era comunque molto basso, 220 dollari (circa 200 euro), contro i 459,5 delle aree urbane.

In passato per arrotondare Ushca portava con sé turisti a cui mostrava ciò che faceva, in più faceva il pastore e coltivava patate. Dopo oltre sessant’anni, nel 2018 ebbe il suo primo incidente: un blocco di ghiaccio gli cadde sui piedi e fu costretto a fermarsi per mesi. Da allora di tanto in tanto veniva aiutato dal genero, Juan, e una volta alla settimana lavorava al museo del comune di Guano, dove parlava del suo mestiere ai turisti. Ushca è morto l’11 ottobre scorso per le lesioni provocate da uno dei suoi tori, che si era imbizzarrito e lo aveva colpito.

Fino ad alcuni anni fa i mercanti di ghiaccio in Ecuador erano alcune decine, compresi i due fratelli di Uscha, ma nel tempo lui era rimasto l’ultimo a farlo, almeno sul Chimborazo. Al tempo dell’uscita del corto Patch lo aveva definito «un tesoro nazionale dell’Ecuador», mentre nel 2017 gli fu assegnato un dottorato honoris causa per il suo contributo alle attività storiche del paese. Adesso il comune di Guano lo ha descritto come un «simbolo della resistenza culturale e di una vita dedicata a una tradizione ancestrale».

In occasione della sua morte l’amministrazione locale ha proclamato tre giorni di lutto, e per la festa tradizionale che si terrà a dicembre sono previsti ulteriori riconoscimenti. Il comune sta anche pensando di dedicargli un mausoleo e ha preso contatti con il ministero del Turismo affinché l’attività di estrazione di ghiaccio dal Chimborazo venga riconosciuta come patrimonio immateriale dell’Ecuador.

– Guarda anche: Il viaggio del ghiaccio