Il fenomeno Sally Rooney
È la scrittrice trentenne più famosa al mondo, e i suoi romanzi sentimentali esaltano tanto la critica quanto il pubblico: l'ultimo, “Intermezzo”, è appena uscito
Il quarto libro della scrittrice irlandese Sally Rooney, Intermezzo, è uscito questa settimana nei paesi del mercato anglofono. Per la traduzione in italiano bisognerà aspettare novembre, ma di Intermezzo si era cominciato a parlare anche in Italia come nel resto del mondo già mesi fa, quando era stato annunciato. Dopo tre romanzi da milioni di copie vendute e un grande successo anche di critica, infatti, la fama internazionale di Rooney ha raggiunto probabilmente un livello senza uguali per una scrittrice contemporanea di 33 anni.
In Italia Parlarne tra amici e Dove sei, mondo bello, rispettivamente il suo primo e terzo romanzo, hanno venduto decine di migliaia di copie, e Persone normali, da cui è stata tratta anche una serie tv apprezzatissima, ha ampiamente superato il centinaio di migliaia. Non è facile spiegare il suo successo e non è facile inquadrarla in un genere: scrive di sentimenti e relazioni, ma è un’autrice con una forte connotazione politica; è letta da un pubblico largo, ma ha uno stile letterario e non banale; è diventata un fenomeno di cultura pop ma conduce una vita tutto sommato riservata, e da poco ha fatto sapere che non venderà i diritti dei propri libri alla tv almeno per un po’.
Per essere una scrittrice difficile da inquadrare comunque Sally Rooney è stata etichettata in molti modi. Primo fra tutti naturalmente “la voce della sua generazione”. Ma anche “la Jane Austen dei Millennial” (che sono appunto i trenta-quarantenni) e la «Salinger della Snapchat generation», anche se quando le affibbiarono questo epiteto disse che Snapchat non sapeva neanche cosa fosse. Lei stessa comunque ha detto in varie occasioni di ispirarsi ad alcuni autori di classici del passato, come appunto Jane Austen, Henry James e Fëdor Dostoevskij.
Nonostante questo però Rooney è amata soprattutto dai lettori suoi coetanei e apprezzata proprio per la capacità di raccontare storie estremamente contemporanee. Scrive di come pensano, agiscono e vivono oggi le relazioni di amore, sesso e amicizia le persone a cavallo tra la fine degli studi e l’inizio della vita adulta. E soprattutto delle loro incomprensioni, preoccupazioni, rimuginii, paralisi emotive e sofferenze subite e inflitte. Come fa notare l’Economist, c’è una frase che dice una dei protagonisti del suo ultimo libro che riassume bene tutta la sua produzione: «Le persone non sono sempre troppo gentili con le persone che amano». Ma non c’è solo l’aspetto cerebrale delle relazioni, Rooney è anche molto capace nel descrivere il sesso: in una recente intervista al Guardian ha detto che l’erotismo è «un enorme motore» in tutti i suoi libri.
Parlarne tra amici lo scrisse poco dopo la fine degli studi, al Trinity College di Dublino. Rooney era nata e cresciuta in provincia, a Castlebar, dove è poi tornata a vivere di recente insieme al marito, che è un insegnante di matematica. Nel mezzo ha passato un periodo a Dublino e qualche anno a New York. Quando uscì il suo primo romanzo lei aveva 26 anni e aveva già scritto qualche racconto, poesia o saggio breve per delle riviste letterarie: all’università era tra le altre cose diventata campionessa europea di dibattito (cosa su cui scrisse il saggio breve Even If You Beat Me).
Parlarne tra amici non fu un successo immediato ma cominciò a vendere grazie a un grosso passaparola che lo fece diventare un caso editoriale. Quando nel 2018 uscì Persone normali quindi il nome di Rooney era già molto conosciuto: questo secondo romanzo, secondo alcuni critici già evidentemente più maturo (e drammatico), confermò e fece crescere rapidamente la sua reputazione. Persone normali fu negli anni candidato a vari premi tra cui il Man Booker Prize, il più importante premio letterario britannico, vinse come romanzo dell’anno agli Irish Book Awards, e fu tradotto in oltre 40 lingue.
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Con Dove sei, mondo bello, e ora di nuovo con Intermezzo, l’attesa e la trepidazione dei lettori è stata un po’ fisiologica, e un po’ alimentata da un intenso lavoro di marketing della casa editrice statunitense Farrar, Straus & Giroux. Dei suoi libri hanno parlato personalità del mondo del cinema indipendente e autoriale come Lena Dunham e Ayo Edebiri, ma anche celebrità più mainstream come Sarah Jessica Parker, Emily Ratajkowski, Taylor Swift e Barack Obama. Sempre per promuovere i suoi ultimi libri sono stati venduti cappellini, tote bag e magliette: cosa che non ha mancato di suscitare qualche perplessità, considerato che Rooney si è sempre posta in modo molto critico nei confronti del sistema capitalista e di come influenza la cultura.
Per l’uscita di Intermezzo a New York una libreria è rimasta aperta fino a mezzanotte, con una folla di lettori esagitati che «non si vedeva dall’uscita dell’ultimo libro di Harry Potter nel 2007».
Nel tentativo di inserire i suoi libri in un genere c’è chi ha parlato di “romance letterario”. Come nei romanzi rosa infatti la trama gira attorno a relazioni d’amore e di sesso; i libri di Rooney però si discostano molto per qualità narrativa e stilistica dai libri romance che hanno avuto grande successo negli ultimi anni, e su cui la critica spesso non si esprime neanche.
Le storie di Rooney non hanno niente di inedito in termini di sviluppo della trama e anzi si può dire che nelle sue storie non succede niente di che. In Parlarne tra amici la protagonista ha 21 anni e inizia una relazione con un uomo più grande e sposato, all’interno di una specie di quadrangolo amoroso con la sua migliore amica, ed ex fidanzata, e la moglie di lui. In Persone normali i protagonisti sono Marianne e Connor (due personaggi che aveva già usato nel racconto breve At the Clinic), due liceali e poi universitari che col passare degli anni non fanno altro che amarsi e allontanarsi. In Dove sei, mondo bello l’intreccio è nuovamente tra quattro personaggi, un po’ smarriti, intrecciati da amori, amicizie e corrispondenze via mail.
Più che la trama quindi la grande differenza la fa il racconto dei personaggi e delle loro interazioni, rigorosamente in terza persona. La stessa autrice ha raccontato che è la creazione dei personaggi a guidare il suo processo creativo: sono la prima cosa che le viene in mente, e quando scrive non fa altro che seguirli nel modo in cui immagina si comporterebbero.
I personaggi sono anche la cosa per cui Rooney risulta però più indigesta ai suoi detrattori, che spesso trovano noiosa e limitata la sua tendenza a raccontare sempre lo stesso ambiente benestante, bianco e istruito, i cui problemi possono sembrare tutto sommato piccole difficoltà da persone privilegiate. Alcuni dettagli, come la loro profondità di pensiero in giovane età, il fatto che spesso si definiscano marxisti e che si tengano in contatto via mail, inoltre, sono stati criticati perché secondo alcuni posticci e poco realistici. Allo stesso tempo però Rooney è molto attenta nei suoi libri a notare e raccontare aspetti della società irlandese che rendono i problemi dei personaggi molto concreti: come la differenza di classe, la precarietà, il costo delle case, la tensione tra vita di città e di provincia, l’ansia da cambiamento climatico. I suoi non sono libri “impegnati”, ma il suo impegno politico «ci scorre attraverso», dice lei.
In questi anni Rooney si è in generale espressa su diverse questioni politiche al di fuori dei suoi libri. Quando uscì Dove sei, mondo bello, nel 2021, si rifiutò di vendere i diritti alle case editrici israeliane in sostegno del movimento Boycott, Divestment, Sanctions che boicotta le attività culturali di Israele come forma di protesta contro la sua oppressione della popolazione palestinese. Era prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, quando l’attenzione per la questione palestinese era meno sentita a livello internazionale. Per il suo quarto libro ha fatto lo stesso, e in un evento a Londra per promuoverlo ha tenuto un duro discorso contro l’invasione e i bombardamenti israeliani a Gaza, che ha definito «un genocidio».
In Irlanda ha anche scritto e parlato a favore del diritto all’aborto e del diritto alla casa. In varie occasioni ha detto che la scelta di esprimersi pubblicamente su questioni politiche deriva dalla sua consapevolezza di avere una posizione privilegiata nel dibattito per via della sua fama, «e il potere di intervenire nella conversazione pubblica». In generale, come molti suoi personaggi, si definisce marxista e femminista.
Le tre protagoniste dei suoi primi libri sono tutte in qualche modo delle scrittrici, ma Rooney ha sempre detto che non c’è niente di autobiografico in quello che scrive e che vede il suo lavoro come quello di un’attrice che interpreta dei ruoli che non hanno niente a che fare con la sua vita. E anzi, ha detto che quando si accorge di attingere dalla propria vita mentre scrive sa che sta sbagliando qualcosa. In Intermezzo i protagonisti sono per la prima volta due uomini: i due fratelli Peter e Ivan. Rooney ha detto di non averlo fatto in modo deliberato, di non avere avuto intenzione fin da subito di parlare di maschilità e che anzi il personaggio con cui aveva cominciato a scrivere era quello di Margaret, ma che poi la scrittura l’ha portata da un’altra parte.
A giudicare dalle recensioni uscite in questi giorni, Intermezzo è all’altezza delle enormi aspettative. Sia in termini di qualità letteraria, sia per quello che i lettori di Rooney sono stati abituati a trovare nei suoi romanzi. Nell’ultimo libro tornano molti elementi già emersi in quelli precedenti: relazioni sentimentali complicate, amori che diventano amicizie e viceversa, dolore cronico (in Parlarne tra amici la protagonista soffriva di endometriosi), anticapitalismo ed erotismo. Inedito è invece il tema del lutto, che viene fuori dalle prime pagine quando Ivan e Peter si trovano al funerale del padre, e della differenza d’età tra i due fratelli tra loro e con le donne che frequentano. Come ha scritto l’Atlantic «la generazione Z è ufficialmente entrata nell’universo di Rooney, e fa sentire vecchi i Millennial».
In una lunga intervista audio pubblicata pochi giorni fa dal New York Times, Rooney ha detto che quando esce un suo nuovo libro cerca di non seguire i discorsi che ne nascono attorno, perché teme che la «porterebbero su una cattiva strada» e che non le interessa della sua carriera. Pensa infatti che il sistema culturale in cui viviamo sia ossessionato dalla crescita e dall’innovazione, dall’idea di migliorare e diventare più grandi, cosa che invece lei non trova «particolarmente interessante», motivo per cui non si pone il problema di scrivere libri che tornano sugli stessi temi e con storie e personaggi che si assomigliano molto tra loro.
Da quando è diventata così famosa Rooney ha parlato anche spesso di quanto l’abbia messa a disagio il fatto di essere una donna giovane al centro di una grande attenzione mediatica. Il motivo, ha spiegato al New York Times, è che le donne giovani che ricevono un’attenzione così larga vengono automaticamente percepite e giudicate sulla base del loro aspetto e della loro presenza, come fossero personaggi dello spettacolo, anziché per il loro lavoro intellettuale. Non sono tante, in effetti, le scrittrici recenti diventate famosissime così giovani: tra quelle che vengono citate quando si cerca di paragonare Rooney a qualcuna ci sono per esempio l’americana Ottessa Moshfegh (che ha 43 anni ed è diventata molto famosa a 37 per Il mio anno di riposo e oblio) e l’inglese Zadie Smith, che quando scrisse Denti bianchi aveva 25 anni.
L’attenzione mediatica è anche il motivo per cui dopo aver seguito la produzione della serie tv tratta da Persone normali (che ha avviato la carriera degli attori irlandesi Paul Mescal e Daisy Edgar-Jones) e quella di Parlarne tra amici (che invece ha avuto meno successo) ha deciso di non vendere i diritti degli ultimi due romanzi per adattamenti televisivi o cinematografici: una rinuncia notevole soprattutto dal punto di vista economico. Al New York Times ha spiegato di voler fare una pausa da tutto quello che queste produzioni comportano in termini di visibilità e lasciare che i libri siano «una cosa a sé per un po’».