Un’altra evasione dal carcere minorile Beccaria di Milano
È la sesta negli ultimi mesi, a cui si aggiungono diverse proteste dovute al sovraffollamento e alle pessime condizioni di detenzione
Domenica pomeriggio due fratelli di 16 e 17 anni hanno scavalcato il muro di cinta del carcere minorile Beccaria, a Milano, e sono scappati. Il più giovane era già riuscito a evadere tre mesi fa, poi trovato dopo poche ore su un treno regionale. Con loro c’era un 17enne italiano, che gli agenti sono riusciti a fermare prima che riuscisse a scavalcare il muro del carcere. In serata, durante le ricerche dei primi due detenuti, il 17enne ha provato di nuovo a evadere, stavolta con successo. Carabinieri e polizia li stanno cercando. La notizia delle tre evasioni è stata diffusa dai sindacati di polizia penitenziaria, che definiscono il Beccaria un carcere «fuori controllo».
Nell’ultimo anno ci sono state diverse evasioni – sei dall’inizio dell’anno – e molte proteste più o meno violente organizzate dai detenuti. Sabato 31 agosto, per esempio, alcuni di loro avevano dato fuoco ai materassi nelle loro celle, e dopo avevano tentato di uscire dall’istituto approfittando di una porta lasciata aperta. Quattro erano stati riportati in carcere dopo un’evasione durata qualche ora. Erano intervenuti medici per soccorrere otto detenuti feriti e i vigili del fuoco per spegnere l’incendio.
Al Beccaria la tensione è aumentata dopo l’inchiesta per violenze e maltrattamenti che lo scorso aprile aveva portato all’arresto di tredici agenti di polizia penitenziaria, di cui dodici erano ancora in servizio al momento dell’arresto. Altri otto agenti che in passato avevano lavorato al Beccaria erano stati sospesi, e quattro sono ancora indagati. Le indagini sono condotte dalla procura di Milano ed erano partite da alcune segnalazioni presentate dalle madri dei detenuti e dalle psicologhe in servizio nel carcere.
Secondo la procura, gli agenti avrebbero abusato fisicamente e psicologicamente di almeno 12 detenuti minorenni. I maltrattamenti sarebbero cominciati nel 2022 e sarebbero stati compiuti soprattutto nelle stanze senza telecamere, per esempio nelle celle di isolamento oppure nell’ufficio del “capoposto”, il responsabile del turno di guardia, in modo che non ci fossero prove.
L’Ansa aveva diffuso alcune immagini delle violenze. In alcuni fotogrammi di un video di sorveglianza si vede un gruppo di agenti (in alcune scene tre, in altre quattro) che aggredisce un ragazzo all’interno del carcere. Inizialmente il detenuto viene spinto contro un muro bianco dietro al quale si trova una scala, mentre altre immagini sono ambientate in un corridoio. Gli agenti avrebbero spinto il ragazzo contro il muro e l’avrebbero colpito più volte alla testa e al torace, fino a farlo cadere a terra. A quel punto l’avrebbero preso ripetutamente a calci. Il ragazzo sarebbe poi stato portato in infermeria e in seguito nella sua cella, con un braccio fasciato: poco dopo però gli agenti l’avrebbero preso di nuovo e chiuso in un ufficio per circa otto minuti, picchiandolo ancora.
Le condizioni all’interno del Beccaria sono pessime anche per il sovraffollamento: secondo i dati aggiornati al 15 agosto nel carcere – che è solo maschile – erano detenute 60 persone a fronte di 70 posti disponibili. Ad aprile, quando sono stati arrestati gli agenti di polizia penitenziaria accusati delle violenze, i detenuti erano 81. Solo una minima parte dei detenuti ha ricevuto una condanna definitiva. Tutti gli altri sono in attesa di un processo e sono quindi in custodia cautelare, cioè la detenzione che viene ordinata dal giudice prima del processo o prima della fine delle indagini, se si teme che la persona indagata possa commettere altri reati, scappare o “inquinare” le prove.
Il sovraffollamento è dovuto principalmente agli effetti negativi del decreto Caivano approvato l’anno scorso dal governo. Il decreto infatti ha modificato proprio le regole della custodia cautelare: prima poteva essere decisa solo per reati che prevedessero pene di almeno 9 anni, ora gli anni necessari sono stati ridotti a 6.
Il decreto Caivano ha anche aumentato le pene per diversi reati compiuti da minori e ampliato la lista di reati per cui è possibile l’arresto in flagranza (è possibile, per esempio, anche per lo spaccio di stupefacenti di lieve entità). Da un anno, insomma, è molto più facile che una persona minorenne finisca nelle carceri minorili italiane, che già prima avevano pochi posti disponibili.
Lo scorso febbraio l’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti delle persone che si trovano in carcere, ha pubblicato un rapporto sulla situazione delle carceri minorili in Italia. Tra le varie cose il rapporto rileva che all’inizio del 2024 i detenuti nelle carceri minorili italiane erano circa 500, un numero che non si raggiungeva da oltre dieci anni. La stessa Antigone ha segnalato che questo record è dovuto agli effetti del decreto Caivano.
– Leggi anche: Negli ultimi dieci anni in Italia non ci sono mai stati così tanti detenuti nelle carceri minorili
Don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria, sostiene che i problemi siano dovuti principalmente al fatto che mettere in carcere i minori non è la soluzione. Intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che gli adolescenti dovrebbero trovare all’interno delle strutture adulti che sappiano ascoltarli. «Opporre limiti e responsabilizzare fa crescere ma il punto di equilibrio tra contenimento e fiducia è difficile da trovare», ha detto. «Sono ragazzi molto irrequieti e sui grandi numeri diventa difficile contenere aggressività e voglia di evadere».