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  • Venerdì 10 maggio 2024

L’Assemblea Generale dell’ONU ha appoggiato la richiesta della Palestina di diventare uno stato membro

E le ha concesso maggiori diritti; l’eventuale adesione però deve essere approvata dal Consiglio di Sicurezza, e finora gli Stati Uniti si sono opposti

Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, all'ONU lo scorso settembre (AP Photo/Julia Nikhinson)
Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, all'ONU lo scorso settembre (AP Photo/Julia Nikhinson)
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Venerdì l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che attribuisce alla Palestina nuovi «diritti e privilegi» all’interno dell’ONU, e sostiene la sua richiesta di diventare uno stato membro a tutti gli effetti. La risoluzione era stata presentata dagli Emirati Arabi Uniti ed è stata approvata con 143 voti favorevoli, 9 contrari, tra cui gli Stati Uniti e Israele, e 25 astenuti, tra cui Italia, Germania e Regno Unito.

Dal 2012 la Palestina è uno stato osservatore all’ONU. La risoluzione approvata oggi le concede una serie di nuovi diritti: per esempio, i suoi rappresentanti potranno partecipare alle discussioni su tutti gli argomenti (e non solo a quelli strettamente legati alla Palestina o al Medio Oriente), proporre autonomamente dei temi da discutere e prendere parte ai dibattiti e alla conferenze organizzate dall’ONU. La Palestina continuerà però a non poter votare le risoluzioni discusse dall’Assemblea Generale.

Secondo vari osservatori l’adozione della risoluzione è stata una mossa perlopiù simbolica, e non significa che la Palestina diventerà automaticamente uno stato membro dell’organizzazione: l’eventuale adesione dovrebbe infatti essere approvata in primo luogo dal Consiglio di Sicurezza, un organo composto da 15 membri, di cui cinque permanenti e con diritto di veto (Cina, Russia, Stati Uniti, Francia e Regno Unito). Lo scorso aprile il Consiglio aveva respinto una risoluzione che chiedeva l’adesione della Palestina all’ONU, a causa del veto posto dagli Stati Uniti. La risoluzione approvata oggi dall’Assemblea Generale chiede al Consiglio di rivalutare la propria posizione.

Il vice ambasciatore all’ONU degli Stati Uniti, Robert Wood, ha criticato la risoluzione sostenendo che si tratti di un tentativo dei paesi arabi e della Palestina per «aggirare» il voto del Consiglio di Sicurezza. «Abbiamo detto fin dall’inizio che il modo migliore per permettere alla Palestina di diventare uno stato membro dell’ONU è attraverso delle negoziazioni con Israele. Questa rimane la nostra posizione», ha detto Wood. Nate Evans, il portavoce della delegazione statunitense all’ONU, ha detto che un eventuale nuovo voto al Consiglio di Sicurezza avrebbe lo stesso risultato del primo (quindi gli Stati Uniti porranno ancora il veto).

Prima del voto il rappresentante di Israele all’ONU, Gilad Erdan, aveva tenuto un breve intervento: si era rivolto agli altri membri dell’Assemblea Generale mostrando un piccolo tritacarte, con il quale aveva distrutto una copia in miniatura dello Statuto delle Nazioni Unite. «State distruggendo lo Statuto con le vostre mani. Vergognatevi», aveva detto.

Il testo finale della risoluzione è stato comunque modificato rispetto alla proposta originale, per venire incontro alle richieste di paesi come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Per esempio, è stato specificato che la concessione di maggiori diritti alla Palestina è da considerarsi «un’eccezione che non dovrà creare un precedente»: il chiarimento è stato aggiunto per evitare che la stessa procedura possa essere applicata in futuro anche ad altri paesi, come Taiwan, che da anni ha rapporti molto complicati con la Cina, o il Kosovo, che nel 2008 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia.