L’ordine in cui nascono sorelle e fratelli influenza il loro carattere?

Secondo la maggior parte degli studi è insignificante, ma alcune persone tendono a pensare che sia invece un fattore alla base di molte differenze

La famiglia Kennedy in ordine crescente di età e altezza
Joseph Patrick Kennedy, ultimo a destra, vicino a sua moglie Rose Kennedy e a otto dei loro nove figli: da sinistra, Edward, Jean Ann, Robert, Patricia, Eunice, Kathleen, Rosemary e John F. Kennedy (Keystone/Getty Images)
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Le caratteristiche strutturali delle famiglie, dal numero di componenti del nucleo alla prevalenza di un genere anziché un altro, sono un frequente argomento di conversazione tra chi le ritiene influenti sullo sviluppo del carattere delle persone e chi no. Esiste, per esempio, una radicata convinzione che i primogeniti siano “diversi” dal resto della prole perché tendenzialmente investiti di responsabilità e aspettative specifiche. Ma qualità particolari sono attribuite sulla base di convinzioni e pregiudizi dello stesso tipo anche ai figli unici, a quelli di mezzo, agli ultimi e anche ai gemelli.

Spesso capita di sentir parlare in termini apparentemente clinici della specifica posizione delle persone nell’ordine di nascita. Espressioni come “sindrome della figlia maggiore” e “sindrome del figlio di mezzo”, per quanto popolari sui social media, non hanno tuttavia un valore diagnostico riconosciuto in ambito medico. Definiscono piuttosto fenomeni sociali che possono variare molto a seconda del contesto. Che le primogenite siano sottoposte a livelli maggiori di stress rispetto ad altri membri della famiglia, per esempio, può essere vero nella misura in cui esistono in una certa società ruoli familiari e di genere rigidamente definiti. Ma non è necessariamente vero per tutte le primogenite, né per tutte le società, ed è un criterio comunque variabile nel tempo.

Gli studi scientifici suggeriscono in generale di trattare con cautela e con un certo scetticismo l’ipotesi che l’ordine di nascita possa esercitare condizionamenti a lungo termine su aspetti come la personalità, le relazioni sentimentali o la carriera professionale. Negli ultimi decenni alcune ricerche hanno scoperto una serie di correlazioni tra la posizione delle persone nell’ordine di nascita e i livelli di istruzione, i risultati nei test del quoziente intellettivo e la propensione al rischio finanziario.

Tuttavia, come ha detto al New York Times la psicologa della University of Houston Rodica Damian, la maggior parte degli studi in materia presenta diversi limiti, sia metodologici che di estensione e varietà del campione analizzato. Uno studio più ampio e attendibile, uscito nel 2015 sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) e condotto su oltre 20mila persone in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, non trovò alcuna correlazione tra l’ordine di nascita e le caratteristiche della personalità. E le correlazioni furono molto deboli, sostanzialmente insignificanti, anche in uno studio condotto nello stesso anno da Damian e dallo psicologo Brent Roberts su oltre 370mila studenti americani delle superiori.

Le dinamiche familiari e i rapporti tra fratelli e sorelle – o tra fratelli e fratelli, o sorelle e sorelle – possono ovviamente subire l’influenza di modelli culturali legati a determinate pratiche, come per esempio quella di passare al primogenito e non ad altri figli eventuali diritti o proprietà aziendali. Diverse ricerche descrivono inoltre molte differenze nelle esperienze vissute dai primogeniti rispetto ai secondogeniti. Uno studio longitudinale su 392 famiglie condotto nei primi anni Duemila suggerì che i genitori tendono ad avere rapporti meno conflittuali con i secondogeniti, rispetto ai quali potrebbero sentirsi meno ansiosi e sentire meno il bisogno di controllare le loro attività.

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L’ordine di nascita può anche definire particolari gerarchie: in molte famiglie, per esempio, ai primogeniti e alle primogenite viene spesso chiesto di badare alle sorelle e ai fratelli più piccoli, o di essere per loro modelli da seguire. Ma l’ordine di nascita non influenza la personalità in sé, ha detto Roberts all’Atlantic. Anche se in alcune culture ci si aspetta che le donne siano nutrici e che il comportamento dei primogeniti sia esemplare, per esempio, le primogenite e i primogeniti non sono necessariamente più responsabili dei propri fratelli e delle proprie sorelle.

Per quanto potenzialmente influenti, le aspettative familiari possono non corrispondere affatto all’indole delle persone, secondo Roberts. E il fatto che molti primogeniti non aderiscano per carattere a un certo ruolo predefinito può generare frustrazione e senso di colpa, ma non determina necessariamente la loro personalità. Peraltro la stessa interpretazione dei ruoli cambia molto a seconda delle prospettive. Roberts ha spiegato che negli studi da lui condotti, quando chiede quali qualità siano associate ai primogeniti, i partecipanti che sono primogeniti tendono a rispondere «responsabilità» e «leadership». Quelli che invece non sono primogeniti indicano attributi come «prepotenza» ed «eccessivo controllo».

Una particolare e discussa serie di studi si è poi concentrata fin dagli anni Novanta anche nella ricerca di una correlazione tra l’ordine di nascita e l’orientamento sessuale. Gli studi hanno cercato di verificare in particolare un’ipotesi soprannominata «effetto dell’ordine di nascita fraterno», per cui avere fratelli maggiori aumenterebbe le probabilità di essere persone omosessuali. Uno studio del 2022 su oltre 9 milioni di persone nei Paesi Bassi ha confermato la correlazione: non soltanto gli uomini ma anche le donne impegnate in matrimoni tra persone dello stesso sesso avevano maggiori probabilità di avere fratelli maggiori rispetto ad altri tipi di fratelli o sorelle.

L’effetto dell’ordine di nascita fraterno è cumulativo, e cioè più fratelli maggiori si hanno, più aumentano le probabilità di provare attrazione per persone dello stesso sesso, ha spiegato al network statunitense NPR lo psicologo della Stetson University Scott Semenyna. Ma le probabilità in termini assoluti restano comunque molto basse: avere cinque fratelli maggiori è associato a una probabilità di essere omosessuali di circa l’8 per cento, mentre per la popolazione generale la probabilità è del 2-3 per cento. In altre parole, la larghissima maggioranza delle persone con molti fratelli maggiori non è omosessuale. E avere fratelli maggiori certamente non è l’unico fattore influente sull’orientamento sessuale di una persona, ha detto Semenyna.

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Nelle conversazioni sull’influenza dell’ordine di nascita sono soprattutto l’aneddotica e l’esperienza personale, più che la considerazione degli studi scientifici o quella delle influenze culturali più ampie, ad avere peso sulle valutazioni delle persone. In generale, indipendentemente dalla fondatezza delle opinioni, è molto difficile far cambiare idea a chi sia convinto che il proprio ordine di nascita abbia predeterminato il suo ruolo nella famiglia. «Qualcuno dice: “Ti sbagli! Sono un primogenito e sono più coscienzioso dei miei fratelli!”, e qualcun altro dice: “Ti sbagli, sono nato dopo e sono più coscienzioso dei miei fratelli!”», ha detto Damian al New York Times.

Alcune persone trovano comunque utile riflettere sull’ordine di nascita e sulla presunta influenza che ha avuto o ancora ha sulle loro vite. I primogeniti possono sentire di avere maggiori responsabilità verso il resto della famiglia, per esempio, mentre i secondogeniti e gli altri membri più giovani avere l’impressione di essere costretti ad accettare decisioni prese da sorelle o fratelli più grandi di loro. Alla fine, che ci sia o meno la prova che l’ordine di nascita influenzi i tratti della personalità è quasi irrilevante, ha detto al New York Times la psicoterapeuta californiana Sara Stanizai. «Credo che le persone stiano solo cercando un significato e una comprensione di sé», ha detto Stanizai. Citando anche l’esempio degli oroscopi, ha aggiunto che «le persone sono solo alla ricerca di una serie di parole in codice e di modi per descrivere le loro esperienze».

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