Perché i gemelli identici ci affascinano

Non solo per la rarità del fenomeno, ma anche per ragioni culturali, storiche e psicologiche che sono alla base di molti stereotipi letterari

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Nel romanzo del 1977 Shining, il libro dello scrittore americano Stephen King da cui il regista Stanley Kubrick trasse il famoso film del 1980, le figlie dell’ex guardiano dell’albergo non sono gemelle: sono due sorelle di otto e dieci anni. Dopo un provino svolto da due bambine gemelle di Londra, Lisa e Louise Burns, all’epoca decenni, Kubrick cambiò quel dettaglio della storia di King. «Stanley decise che i gemelli erano decisamente una cosa più spaventosa», raccontarono poi le sorelle Burns nel 2015.

La somiglianza fisica dei gemelli monozigoti – quelli che nascono da una singola cellula uovo fecondata da uno spermatozoo, e condividono quindi il 100 per cento dei loro geni – esercita da secoli un fascino profondo nella cultura popolare, oltre a essere oggetto di interesse scientifico. In parte, il fascino è dovuto a una relativa eccezionalità del fenomeno: secondo una stima citata nel 2021 sulla rivista Human Reproduction, soltanto 4 parti ogni mille circa nel mondo sono di tipo gemellare monozigotico.

Gran parte dell’attrattiva dei gemelli fisicamente indistinguibili tra loro, o quasi, però deriva soprattutto dalla lunghissima storia di testi letterari, racconti di genere e stereotipi a cui queste persone sono associate da secoli: a cominciare dagli equivoci di cui sono protagonisti in molte commedie greche e latine. Oltre che per scopi drammatici, in epoche più recenti le caratteristiche dei gemelli sono state utilizzate anche per suscitare particolari sentimenti nel romanzo gotico e nel cinema dell’orrore, come scrisse sul sito The Conversation Xavier Aldana Reyes, studioso di letteratura inglese e cinema alla Manchester Metropolitan University e co-direttore del Manchester Centre for Gothic Studies.

Stereotipi come quello del gemello “maligno” sono alla base di numerose leggende storiche e romanzi, incluso Il visconte di Bragelonne, scritto nel 1848 dal francese Alexandre Dumas e basato sull’ipotesi che Luigi XIV di Francia avesse un fratello gemello, tenuto nascosto per evitare contestazioni sul diritto al trono.

Il singolo aspetto più affascinante e inquietante allo stesso tempo, nei gemelli identici, è secondo Reyes il fatto che siano l’incarnazione della ripetizione di uno stesso elemento.

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Le sorelle Lisa e Louise Burns, interpreti delle gemelle del film del 1980 “Shining”, alla fiera Fan Expo Canada, a Toronto, il 29 agosto 2014 (Christopher Drost/SHIFT digital/ZUMA Wire)

A rendere particolarmente popolare questo concetto fu un noto saggio scritto nel 1919 dal neurologo austriaco e fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, su quella che sarebbe poi diventata una delle più importanti categorie estetiche del Novecento: Il perturbante (Das Unheimliche). Freud definì perturbante quel sentimento che si prova quando qualcosa di massimamente familiare finisce per essere percepito come il contrario di sé: qualcosa che ci turba, familiare ma allo stesso tempo per niente familiare perché rimosso, «quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo».

Effetti perturbanti possono scaturire da moltissime situazioni diverse, e tipicamente quelle in cui uno stesso fatto, gesto o fenomeno si ripete identico a sé stesso (che è una delle ragioni per cui anche gli specchi sono per molti aspetti considerati oggetti perturbanti). E l’origine del sentimento è la scoperta che qualcosa di presumibilmente unico ha in realtà una corrispondenza in qualcos’altro. Il caso dei gemelli identici o dei sosia, per esempio, è secondo Freud una tipica esperienza perturbante nella misura in cui è una «rappresentazione del doppio». E suggerisce ipotesi paradossali e appunto perturbanti come l’«identificazione di un soggetto con un’altra persona», o l’idea che possa esistere tra due persone una sorta di telepatia, una «trasmissione immediata di processi psichici dall’una all’altra».

Le riflessioni di Freud sul perturbante furono fondamentali per la comprensione moderna dell’inconscio, e insieme ad altre servirono ad affermare l’idea che le persone, sotto la spinta di altre forze, possano non avere il pieno controllo delle proprie azioni e dei propri pensieri. Ma già nel XIX secolo il “doppio” era stato un tema ricorrente nel romanzo gotico, attraverso il mito del doppelgänger (in genere tradotto come “sosia”, deriva dal tedesco doppel, “doppio”, e gänger, “viandante”).

In quel genere letterario, che comprende romanzi come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, il “doppio” di una persona tendeva spesso a esserne la copia maligna, a volte spettrale, altre volte reale. E vagava per le strade conducendo un’esistenza parallela, in cui solitamente incarnava qualità opposte a quelle dell’altra persona. Se la norma sociale richiede di essere civili, buoni e coscienti, ha detto Reyes al sito Atlas Obscura, «allora il doppio è il lato egoista, violento e non represso».

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(Bart e il suo gemello cattivo in un episodio dei Simpson)

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Secondo la studiosa di letteratura statunitense Karen Dillon, docente al Blackburn College in Illinois e autrice del libro The Spectacle of Twins in American Literature and Popular Culture, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo i gemelli identici entrarono a far parte dell’immaginario collettivo in modi nuovi. In alcuni studi scientifici cominciarono a essere utilizzati come soggetti sperimentali ideali, perché permettevano di valutare gli effetti di determinati trattamenti a parità di caratteristiche genetiche: possibilità notoriamente sfruttata anche negli esperimenti di eugenetica del regime nazista.

Questo genere di sperimentazione, secondo Dillon, contribuì nel tempo a determinare un effetto di «disumanizzazione» dei gemelli. In molti contesti cominciarono a essere visti, più che come persone, come soggetti di studi scientifici e di curiosità morbosa, se non addirittura come fenomeni da baraccone, soprattutto nel caso particolare dei gemelli siamesi.

Nel corso del XX secolo i gemelli identici diventarono un tema ricorrente anche nel cinema horror, che ereditò in parte dalla letteratura gotica le categorie associate al sosia – le dicotomie tra bene e male, tra civile e incivile, tra Jekyll e Hyde – e le associò ai gemelli: di solito per descrivere lati diversi di uno stesso individuo.

armata delle tenebre

Una scena della commedia horror del 1992 “L’armata delle tenebre”

In particolare, secondo Dillon, il tema del gemello “maligno” nel cinema horror permise di descrivere il male come un fenomeno che va oltre ogni comprensione o spiegazione. Anche a parità di condizioni ambientali, e quindi senza alcuna ragione apparente, due gemelli potevano infatti crescere manifestando l’uno caratteristiche di malvagità e l’altro caratteristiche di bontà. E sia per ragioni pratiche che per enfatizzare l’estrema somiglianza fisica, grazie alla tecnologia, era spesso lo stesso attore a interpretare i due ruoli diversi: Margot Kidder nel film di Brian De Palma Le due sorelle (1973), per esempio, e Jeremy Irons in Inseparabili (1988) di David Cronenberg.

In altri casi, come nell’apprezzato film horror del 2019 Us, diretto dallo statunitense Jordan Peele, il tema del doppio è utilizzato invece con obiettivi drammatici diversi: per descrivere condizioni ambientali radicalmente diverse vissute da persone apparentemente indistinguibili. Più di recente, l’effetto impressionante dei gemelli identici è stato ripreso anche nella moda: la sfilata di Gucci dello scorso settembre con coppie di modelli identici vestiti nello stesso modo aveva fatto molto parlare di sé.

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Secondo Dillon, che peraltro ha una gemella, la ragione principale per cui la percezione dei gemelli identici nel corso del XX secolo è rimasta sostanzialmente immutata è, banalmente, l’eccezionalità del fenomeno: il fatto che non sia un caso così frequente ha impedito che altre storie soppiantassero quegli stereotipi letterari. Gli studi sui gemelli continuano inoltre a essere un punto fermo nella ricerca scientifica: uno dei più noti e recenti fu condotto dalla NASA nel 2019 sui gemelli Kelly – Scott, astronauta, e Mark, ex astronauta in pensione e attuale senatore dell’Arizona – per valutare come i lunghi periodi nello Spazio influenzino gli astronauti.

Scott Kelly, Mark Kelly

L’astronautra Scott Kelly, a sinistra, e suo fratello gemello Mark, ex astronauta e attuale senatore americano dell’Arizona, a Houston, il 4 marzo 2016 (AP Photo/Pat Sullivan)

Esistono infine raduni mondiali di gemelli monozigoti, come il Twins Days Festival a Twinsburg, in Ohio, in cui capita di vedere decine e decine di gemelli identici vestiti allo stesso modo, che si contendono vari premi. E questo tipo di raduni attira da anni – oltre che ricercatori universitari e aziende interessate a coinvolgere gemelli nei loro studi – anche molte persone che vivono il loro gemellaggio come un «tratto distintivo della loro identità», secondo Dillon. Cosa che «ribadisce tutti gli elementi del “freakshow”» e, di conseguenza, contribuisce alla sopravvivenza di molti stereotipi.

«Sarei ricca se avessi un centesimo per ogni volta che qualcuno mi ha chiesto: “Ci cascano mai gli insegnanti, se vi scambiate di classe? Riuscite a leggere l’una nei pensieri dell’altra? Avete un linguaggio segreto?”», ha detto Dillon, descrivendo come «un contesto sociale unico» l’esperienza di crescere con una gemella identica. E ha aggiunto che, per quanto divertenti possano sembrare, gli stereotipi possono anche avere un impatto psicologico significativo, e che sarebbe meglio trattare i gemelli come individui, dato che lo sono: sono «due individui che hanno semplicemente condiviso un grembo materno».