La protesta alla Sapienza di Roma contro le collaborazioni accademiche con Israele

I collettivi studenteschi chiedono di interrompere la partecipazione a un bando di ricerca internazionale, come già fatto da altre università: ci sono stati scontri con la polizia

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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Martedì pomeriggio nei pressi dell’Università Sapienza di Roma ci sono stati scontri tra studenti e polizia, durante una manifestazione organizzata per chiedere che vengano fermati i progetti di collaborazione accademica tra l’ateneo e alcune università israeliane. Due persone sono state arrestate.

Il riferimento è in particolare a un accordo fatto tra il ministero israeliano dell’Innovazione, Scienza e Tecnologia (MOST) e il ministero italiano degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI), per finanziare progetti di ricerca tra i due paesi in vari ambiti scientifici. L’iniziativa è però stata molto criticata da studenti, professori e ricercatori, secondo i quali rischierebbe di finanziare tecnologie cosiddette dual use, ossia sfruttabili sia a scopo civile che militare.

Per partecipare al bando era necessario presentare dei progetti di ricerca entro lo scorso 10 aprile: da settimane alcuni collettivi studenteschi della Sapienza chiedono al senato accademico – l’organo che rappresenta gli studenti e il corpo docente – di non partecipare, ma finora la richiesta non è stata ascoltata.

Martedì si è tenuta un’altra riunione del senato accademico: in segno di protesta, in mattinata due studentesse si sono incatenate davanti all’ingresso del rettorato, e nel pomeriggio è partito un corteo a cui hanno partecipato diversi comitati di studenti: hanno provato a entrare nell’edificio, gridando slogan come «fuori la guerra dall’università», ma sono stati fermati dagli agenti in borghese. A quel punto il corteo si è spostato verso al commissariato di polizia vicino, dove i manifestanti pensavano fosse stato portato uno degli arrestati, e poi nel quartiere San Lorenzo, dove ci sono stati altri scontri.

Oltre al blocco delle collaborazioni previste dall’ultimo bando del MAECI, gli studenti che hanno partecipato alla protesta chiedono al senato accademico di eliminare tutte le collaborazioni attive tra la Sapienza e le università israeliane, l’industria bellica e le forze armate italiane, e le dimissioni della rettrice dell’Ateneo, Antonella Polimeni. Una volta usciti dalla zona dell’università gli studenti sono stati bloccati dalle forze dell’ordine.

La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha espresso solidarietà alla rettrice Polimeni: «Quello che sta accadendo all’Università La Sapienza è vergognoso», ha scritto su X. «La ricerca non si boicotta».

Dopo la fine della riunione di martedì pomeriggio, il senato accademico e il Consiglio di amministrazione della Sapienza hanno pubblicato un comunicato per commentare i fatti. Le due istituzioni hanno espresso «sentimenti di dolore e orrore per l’escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina», ma hanno ribadito che la ricerca scientifica deve rimanere estranea alle richieste politiche: «Sapienza rifiuta l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana», si legge.

– Leggi anche: Le proteste delle università italiane contro il bando di cooperazione con Israele aumentano

Nelle ultime settimane ci sono state proteste in molte università italiane contro il bando di cooperazione con Israele promosso dal MAECI. A metà marzo il senato accademico dell’Università di Torino aveva approvato una mozione che vietava la partecipazione al bando MAECI, accogliendo in parte le richieste fatte da alcuni collettivi e associazioni studentesche che in realtà chiedevano di sospendere tutti i nove accordi di collaborazione in corso tra l’università di Torino e le università israeliane.

Poco dopo, a fine marzo, il senato accademico della Scuola Normale Superiore aveva approvato una mozione simile a quella di Torino e nella quale chiedeva di riconsiderare il bando. La mozione cita in particolare l’articolo 11 della Costituzione che «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». La settimana scorsa anche il senato accademico dell’Università di Bari ha votato per non partecipare al bando.