Il ministro dell’Istruzione ha difeso l’italiano nelle scuole usando un’esposizione un po’ confusa

Giuseppe Valditara ha ribadito la necessità di imporre un limite alla percentuale di studenti senza cittadinanza italiana nelle classi, che però esiste già

Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara
Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara (Roberto Monaldo / LaPresse)
Caricamento player

Nell’ultima settimana il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è intervenuto più volte sul tema del numero di studenti senza cittadinanza italiana nelle scuole. Lo ha fatto sulla scorta delle polemiche alimentate dalla destra sulla decisione del consiglio d’istituto della scuola Iqbal Masih di Pioltello, in provincia di Milano, di sospendere le lezioni il 10 aprile per la festa di fine Ramadan. Gli esponenti del governo più polemici sono stati leghisti: il ministro Valditara, appunto, che ha ordinato un’ispezione nell’istituto, e quello dei Trasporti Matteo Salvini.

Nel suo ultimo post su X (Twitter) Valditara ha ribadito la necessità di garantire la maggioranza di studenti italiani nelle classi per consentire agli stranieri di aderire meglio ai valori della Costituzione e di imparare meglio l’italiano. Tuttavia lo ha fatto con una frase lunga e piuttosto confusa, con un uso dell’italiano incerto che ha suscitato diverse critiche. A Valditara è stato contestata in particolare la sintassi faticosa e intricata, e il fatto che abbia usato un congiuntivo a sproposito (in una successione invece tutta al futuro): «Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani […], se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana».

La decisione di sospendere le lezioni per la festa del Ramadan presa dal consiglio d’istituto della scuola di Pioltello era stata motivata proprio dalla presenza di molti studenti stranieri nelle classi: in tutta la scuola poco più del 40 per cento di studenti è di origine straniera e di fede musulmana. Negli anni passati, in occasione della festa del Ramadan, il tasso di assenze era stato molto alto. Come è stato dimostrato negli ultimi giorni, la decisione della scuola era legittima in quanto ogni istituto ha facoltà di inserire nel calendario alcuni giorni di sospensione delle lezioni in completa autonomia, purché si rispetti il numero complessivo di giorni di lezione previsto.

Nonostante questo, sia Valditara che Salvini hanno alimentato le polemiche ribadendo la proposta di imporre per legge un limite alla percentuale di studenti stranieri per ogni classe, che in realtà esiste già (pur con alcune deroghe): nel 2010 l’allora ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini firmò una circolare per introdurre un limite in ogni classe del 30 per cento di studenti con una «ridotta conoscenza della lingua». Il limite del 30 per cento è lo stesso di cui hanno parlato Salvini e Valditara negli ultimi giorni.

Secondo i dati più recenti del ministero dell’Istruzione, in Italia il 6,8 per cento delle classi ha una quota di studenti stranieri superiore al 30 per cento. La percentuale è più alta, 11,2 per cento, nella scuola primaria. La presenza di studenti stranieri è più alta soprattutto nelle scuole delle regioni del Nord.

Valditara propone di limitare il divario formativo, soprattutto nell’apprendimento dell’italiano, con percorsi formativi differenziati tra studenti stranieri e italiani. «Premesso che tutti i ragazzi saranno inseriti nella stessa classe con i compagni italiani, le scuole potranno creare gruppi classe o interclasse solo per l’italiano ed eventualmente la matematica per i ragazzi che hanno bisogno di un potenziamento», ha detto alla Stampa. «Oppure potranno decidere di inserire questi ragazzi sempre nelle classi ordinarie, ma con l’obbligo di frequentare corsi extracurricolari pomeridiani di potenziamento. Gli insegnanti che dovranno occuparsene saranno formati specificamente».