• Mondo
  • Giovedì 29 febbraio 2024

Nella guerra tra Russia e Ucraina c’è da guardare anche quello che succede in Transnistria

Mercoledì la repubblica separatista ha chiesto «protezione» al governo russo contro presunti abusi perpetrati dalla Moldavia, di cui ufficialmente fa parte: è una storia complicata

Bambini su un carro armato in Transnistria
Bambini giocano su un carro armato in Transnistria, nel 2013 (Fabian Weiss/laif/Contrasto)
Caricamento player

Mercoledì il parlamento della Transnistria, una regione filorussa che formalmente fa parte della Moldavia ma da tempo si proclama indipendente, ha chiesto al governo russo di mettere in atto alcune misure, non specificate, per «proteggere» la regione dalle «crescenti pressioni» ricevute dal governo moldavo, che invece è filoeuropeista. Nel suo discorso Vadim Krasnoselsky, il presidente autoproclamato della Transnistria, ha sostenuto che gli oltre 220mila cittadini russi che vivono nella regione sarebbero vittime di un «genocidio» da parte della Moldavia.

Non è chiaro perché l’appello sia arrivato proprio ora, ma molto potrebbe dipendere dalla difficile situazione economica della Transnistria e dalla necessità del suo governo di ottenere un qualche aiuto esterno.

Il ministero degli Esteri russo ha risposto dicendo che «proteggere gli interessi degli abitanti della Transnistria, nostri compatrioti, è una delle nostre priorità», ma per ora non ha annunciato misure concrete per farlo. La richiesta di aiuto però ha già provocato diverse preoccupazioni, perché alcuni esperti temono che la Russia possa usare l’argomento di difendere le popolazioni russofone locali come pretesto per prendere il controllo della Transnistria, come aveva fatto a partire dal 2014 nell’oriente ucraino.

La Transnistria è una sottile striscia di terra, lunga 400 chilometri e in cui vivono circa 470mila persone. Confina con la Moldavia, di cui formalmente fa parte, e con l’Ucraina: non condivide invece alcun confine territoriale con la Russia, da cui anzi dista centinaia di chilometri.

Quella di mercoledì è stata la prima riunione del parlamento della Transnistria negli ultimi 18 anni. Nel corso dell’incontro precedente, nel 2006, il governo autoproclamato della regione indisse un referendum per chiedere formalmente l’indipendenza dalla Moldavia, in previsione di una futura annessione alla Russia: i favorevoli alla proposta vinsero con più del 95 per cento dei voti, ma i risultati non furono poi riconosciuti dalla comunità internazionale e nemmeno dalla Russia, che da allora non si è mai mossa per cercare di formalizzare l’annessione. L’indipendenza è quindi solo autoproclamata, ma non è stata riconosciuta da alcun paese.

Alcuni analisti temevano che la stessa proposta sarebbe stata ripresentata nella riunione di mercoledì, cosa poi non avvenuta. Il governo della Moldavia è comunque intervenuto per “calmare le acque”: il paese ha definito la riunione un «evento di propaganda», e ha detto che le dichiarazioni di Krasnoselsky erano state solo un tentativo di creare «isteria». Un portavoce del governo moldavo ha anche detto che al momento non ci sono rischi per una possibile «escalation» di violenze nella regione separatista.

Transnistria

Memorabilia dell’Unione Sovietica in un bar a Tiraspol, in Transnistria (CRISTIAN MOVILA/The New York Times/Redux/Contrasto)

Le istanze separatiste in Transnistria cominciarono a emergere all’inizio degli anni Novanta, quando la Moldavia divenne indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Nel 1992 ci furono combattimenti intensi tra truppe separatiste e moldave, aiutate rispettivamente dalla Russia e dalla Romania. Nei combattimenti fu ucciso circa un migliaio di persone prima che si arrivasse a un cessate il fuoco a luglio.

Negli anni seguenti si cercò di trovare una soluzione politica alla crisi, ma senza successo: nel 2005 iniziarono a dialogare la Russia, la Moldavia, l’Ucraina e i paesi dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per trovare un accordo sulla creazione di una Moldavia federale di cui facesse parte anche la Transnistria. Le trattative però rimasero sempre poco concrete e si interruppero definitivamente nel 2014, con l’annessione della Crimea da parte della Russia.

La Moldavia però non ha reale controllo su questa sua regione separatista, che ha un suo governo e una sua valuta, il rublo transnistriano. Nella bandiera ufficiale c’è la falce e il martello, un simbolo riproposto anche sugli edifici pubblici e sulle insegne. Tiraspol, la capitale, è piena di statue dedicate a generali sovietici, compresa una gigantesca di Lenin davanti al palazzo del governo.

Un busto di Lenin a Tiraspol, in Transnistria (Anton Polyakov/Getty Images)

Un busto di Lenin a Tiraspol, in Transnistria (Anton Polyakov/Getty Images)

In tutti questi anni è rimasto un forte legame tra la Transnistria e la Russia. Una buona parte della popolazione parla russo, nella regione si usa l’alfabeto cirillico e le trasmissioni televisive sono dominate dai media russi filogovernativi, i quali diffondono versioni distorte della guerra in Ucraina di cui molti in Transnistria sono convinti. Dal 1992 in Transnistria sono anche presenti circa 1.500 soldati russi, presentati come una forza di peacekeeping, quindi di mantenimento della pace.

– Leggi anche: Per la Transnistria è difficile decidere da che parte stare

La Transnistria è sempre stata generalmente vicina alla Russia, mentre negli ultimi anni la Moldavia ha preso la strada opposta, rafforzando i rapporti con l’Occidente e soprattutto con l’Unione Europea.

Nel 2020 alle elezioni presidenziali vinse Maia Sandu, ex dirigente della Banca Mondiale laureata ad Harvard, che aveva impostato la sua campagna sulla lotta alla corruzione. La sua elezione segnò un primo spostamento della Moldavia verso l’area di influenza europea, che si è molto rafforzato in questi mesi. A giugno del 2022 il Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di stato e di governo dell’Unione Europea, decise di assegnare alla Moldavia lo status ufficiale di paese candidato a entrare nell’Unione, e lo scorso dicembre annunciò che le procedure per l’adesione sarebbero cominciate presto.

– Leggi anche: L’Unione Europea avvierà la procedura per l’adesione dell’Ucraina e della Moldavia

Viste le somiglianze con le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, che sono filorusse ma si trovano in territorio ucraino, all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina si parlò della possibilità che la Russia cercasse in qualche modo di prendere il controllo anche sulla Moldavia, a partire proprio dalla Transnistria. Finora questo non è successo, ma alcuni analisti sostengono che se la guerra fosse andata secondo i piani di Putin, la Russia avrebbe conquistato rapidamente la zona di Odessa (nel sudovest) e da lì avrebbe potuto raggiungere anche la Transnistria e arrivare fino alla Moldavia. A fine febbraio il ministero degli Esteri ucraino ha detto che il paese risponderebbe «in modo deciso» a ogni eventuale tentativo di coinvolgere la Transnistria nella guerra.

Paradossalmente, negli ultimi anni la regione ha accolto non pochi profughi che scappavano dall’Ucraina, dato che molti abitanti della Transnistria hanno origini ucraine oltre che russe.

– Leggi anche: Per la Transnistria è difficile decidere da che parte stare

Celebrazioni per la “Giornata della vittoria” a Tiraspol, in Transnistria, nel 2015 (Chiara Dazi/Anzenberger/contrasto)

In questo contesto, non è chiaro perché la Transnistria abbia deciso di organizzare la riunione del parlamento e di chiedere protezione alla Russia proprio ora. Secondo alcuni analisti potrebbe essere un tentativo di destabilizzare il governo filoeuropeista della Moldavia, che è già uno dei paesi più poveri d’Europa. La richiesta di aiuto potrebbe anche avere a che fare con la situazione economica della regione, che dall’inizio della guerra in Ucraina è molto peggiorata.

Fino a circa due anni fa la Russia inviava ai propri soldati presenti in Transnistria rifornimenti di cibo e strumenti attraverso il porto ucraino di Odessa, che si trova a circa 100 chilometri da Tiraspol. Con l’inizio della guerra però l’Ucraina ha chiuso i propri confini, tagliando un importante punto di passaggio per tutta l’economia della Transnistria, che ora può comunicare con l’estero solo passando prima per la Moldavia.

L’economia della regione è stata messa in ulteriore difficoltà a causa della decisione della Moldavia di introdurre, a partire dallo scorso gennaio, alcuni dazi doganali sulle merci importate in Transnistria: finora la regione era stata esentata dal pagamento di alcune tasse, ma ora il regime fiscale per le operazioni di import ed export è stato equiparato a quello già da tempo in vigore per le aziende moldave. La decisione è stata molto criticata dal governo (non formalmente riconosciuto) della Transnistria e secondo Dumitru Minzarari, docente al Baltic Defence College, sarebbe stato uno dei motivi principali che avrebbero spinto il governo locale a chiedere aiuto alla Russia.

Durante la riunione di mercoledì Alexander Korshunov, uno dei leader del parlamento della Transnistria, ha detto che la Moldavia sta usando l’economia della regione come «uno strumento di pressione e ricatto». Secondo Korshunov la Moldavia vorrebbe «distruggere il potenziale economico» della Transnistria e «creare condizioni di vita insostenibili», accuse negate dal governo moldavo.

Dall’altro lato, dall’inizio della guerra in Ucraina la Moldavia ha accusato varie volte la Russia di cercare di destabilizzare la situazione in Transnistria. Ad aprile del 2022 ci furono vari attacchi contro edifici pubblici, che secondo il governo moldavo furono compiuti da forze russe o filorusse per creare un potenziale pretesto che giustificasse l’invasione della Moldavia da parte della Russia (poi non avvenuta). A febbraio del 2023 la presidente Sandu disse che la Russia stava preparando una sorta di colpo di stato per sovvertire il suo governo, e alzò molto i livelli di sicurezza nel paese (alla fine non ci fu alcun colpo di stato). Lo scorso marzo la polizia moldava disse di aver sventato il piano di un gruppo persone che erano state pagate per creare una sommossa durante una manifestazione contro il governo.

La posizione della Russia riguardo alla Transnistria è però difficile da interpretare. Da un lato, come detto, la Russia ha sempre mantenuto stretti legami con la regione, sia economici che militari. Dall’altro, non ha risposto concretamente alla richiesta di annessione presentata dal paese con il referendum del 2006, e anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina non ha dato segnali diretti di volersi interessare troppo della Transnistria.