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  • Mercoledì 21 febbraio 2024

Come De Laurentiis ha smontato il Napoli

Nel campionato di calcio italiano nessuna squadra era mai andata così male dopo aver vinto lo Scudetto: colpa soprattutto delle scelte del suo presidente

De Laurentiis alla presentazione di Rudi Garcia la scorsa estate
De Laurentiis alla presentazione di Rudi Garcia la scorsa estate (Alessandro Garofalo/LaPresse)
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Lunedì sera la squadra di calcio del Napoli ha esonerato l’allenatore Walter Mazzarri e ha nominato al suo posto Francesco Calzona, ex vice allenatore di Maurizio Sarri e di Luciano Spalletti proprio al Napoli, e finora commissario tecnico della nazionale slovacca. Calzona sarà il terzo allenatore della squadra in questa stagione, dopo il francese Rudi Garcia e lo stesso Mazzarri, entrambi esonerati dal presidente Aurelio De Laurentiis per via dei risultati deludenti.

Solo fino a pochi mesi fa il Napoli era giudicata internazionalmente come una delle squadre più entusiasmanti d’Europa, e lo scorso maggio aveva vinto con un certo margine lo Scudetto, il terzo della sua storia. Ora invece è nono in Serie A, con 27 punti in meno dell’Inter prima in classifica: non era mai successo che dopo 24 giornate la squadra campione d’Italia in carica avesse un distacco così grande dalla prima, ed è anche la prima volta che i detentori dello Scudetto cambiano tre allenatori in una sola stagione. Le ragioni di questo peggioramento così netto e repentino sono in gran parte attribuibili alle scelte fatte dopo la vittoria dello Scudetto dal suo presidente, il noto imprenditore e produttore cinematografico romano Aurelio De Laurentiis, dopo anni di gestione virtuosa.

La vittoria del campionato 2022-2023 era arrivata in parte in modo inaspettato, visto che il Napoli non ne vinceva uno dal 1990, ma era stata anche molto meritata per la qualità del gioco della squadra e il divario accumulato con le rivali: aveva vinto con 16 punti in più della Lazio e 18 in più dell’Inter che sta dominando il campionato di quest’anno e 20 in più del Milan che lo aveva vinto l’anno prima. Rispetto alla passata stagione peraltro la squadra è cambiata pochissimo: segno che con ogni probabilità il declino dipende poco dai giocatori, o per lo meno non solo da loro.

De Laurentiis è proprietario del Napoli dal 2004, ma era già conosciuto per la sua casa di produzione e distribuzione cinematografica, Filmauro, che aveva fondato insieme al padre nel 1975. Nei suoi vent’anni di presidenza De Laurentiis ha portato il Napoli dalla Serie C, dove era finito per via di un fallimento, ai vertici della Serie A: sono tredici anni consecutivi che la squadra si qualifica alla Champions League o all’Europa League, le due principali competizioni europee, a cui partecipa chi arriva nelle prime posizioni del campionato. La continuità nei risultati sportivi in questi anni è stata spesso affiancata a una gestione finanziaria attenta: lo scorso anno, quello dello Scudetto, il Napoli ha chiuso il bilancio con un utile di 80 milioni di euro, una circostanza non comune per i club di calcio e in particolare quelli italiani, spesso pieni di debiti.

De Laurentiis ci è riuscito gestendo la società in prima persona e prendendo molte decisioni, come capita raramente per i presidenti a questo livello, ma anche accentrando molto potere su di sé e circondandosi di poche persone fidate. Nei giorni successivi alla vittoria dello Scudetto, il sito specializzato Rivista Undici parlava così della guida di De Laurentiis: «Dicono di lui che non sappia delegare. È vero. Il Napoli è una monarchia assoluta. Ma è così che ha sconfitto i colossi del Nord. È in questo modo che il Napoli è diventato il club più solido della Serie A».

È in questo stesso modo, però, che il Napoli è diventato la peggior squadra campione d’Italia di sempre. Alla fine della scorsa stagione De Laurentiis ha chiuso il rapporto di lavoro con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli, passato alla Juventus, e con l’allenatore Luciano Spalletti, che oggi allena la Nazionale italiana. Giuntoli era stato il principale responsabile, attraverso il calciomercato, della composizione della squadra che ha poi vinto lo Scudetto; Spalletti l’aveva portata a giocare un calcio spettacolare e vincente, esaltando al massimo le caratteristiche di ogni calciatore. Entrambi i rapporti si sono chiusi in un modo piuttosto brusco e poco amichevole, come hanno raccontato i principali analisti sportivi e i giornalisti che seguono il Napoli più da vicino, ma come è emerso in parte anche dalle dichiarazioni pubbliche dei diretti interessati.

Molti hanno visto in queste scelte sorprendenti di De Laurentiis la sua convinzione di essere il principale artefice del successo della squadra, e una sottovalutazione del ruolo che avevano avuto persone come Spalletti e Giuntoli. Prima della festa organizzata per lo Scudetto, parlando del possibile successore di Spalletti, De Laurentiis aveva detto ironicamente all’inviato della Rai Giacomo Capuano che poteva anche allenare lui, Capuano, il Napoli, lasciando intendere di aver costruito una squadra talmente forte che chiunque sarebbe stato in grado di renderla vincente. Nei successivi mesi De Laurentiis aveva poi continuato a svalutare i meriti di altri per attribuirli in qualche modo a se stesso: aveva detto per esempio che Khvicha Kvaratskhelia, l’attaccante georgiano votato come miglior giocatore del campionato 2022-2023, non era stato scoperto da Giuntoli, ma da suo figlio Edoardo.

De Laurentiis del resto è noto da tempo per i suoi modi di fare un po’ sbruffoni ed egocentrici, spesso accompagnati comunque da una certa dose di ironia: solo per fare un esempio, nel 2018 alcuni tifosi gli chiesero se sarebbe tornato a giocare al Napoli l’attaccante uruguaiano Edinson Cavani, e lui rispose: «Sono io il vostro Cavani».

Va anche detto che in una rara ammissione di colpa pubblica sulla situazione del Napoli in questa stagione, avvenuta dopo uno 0-0 contro il Monza alla fine dello scorso dicembre, De Laurentiis aveva riconosciuto la sua centralità nei problemi del Napoli: «Chiedo scusa ai napoletani, tutta la colpa di ciò che è accaduto, della posizione in cui siamo in classifica, è mia», aveva detto.

De Laurentiis con il nuovo acquisto Natan la scorsa estate (Alessandro Garofalo/LaPresse)

La scorsa estate De Laurentiis aveva nominato come nuovo direttore sportivo Mauro Meluso, un dirigente che fino a quel momento aveva lavorato quasi esclusivamente per squadre di Serie B e C, e senza mai esperienze in grandi squadre. Secondo diversi critici di De Laurentiis questa scelta sarebbe andata nella direzione di accentrare ulteriormente su di lui le decisioni più importanti, come quelle dei giocatori da comprare tra quelli segnalati dai responsabili dello scouting.

I giocatori migliori della stagione dello Scudetto sono rimasti tutti al Napoli, a eccezione del difensore coreano Kim Min-jae, ceduto al Bayern Monaco per 50 milioni di euro e sostituito con il brasiliano Natan, acquistato dalla squadra brasiliana Red Bull Bragantino per 10 milioni di euro. Per sostituire Spalletti, che pure aveva fatto capire che sarebbe rimasto volentieri al Napoli, De Laurentiis aveva scelto invece il francese Rudi Garcia.

Garcia era stato un allenatore di discreto successo nello scorso decennio: aveva vinto il campionato francese con il Lille nel 2011 e nel 2014 era arrivato secondo in Serie A con la Roma, dietro alla Juventus che in quel periodo era una delle migliori squadre d’Europa e difficilmente superabile. Negli ultimi anni però Garcia aveva ottenuto risultati altalenanti, se non proprio deludenti. L’ultima squadra che aveva allenato era stata l’Al-Nassr, del campionato arabo, da cui era stato esonerato per gli scarsi risultati sportivi e, soprattutto, perché aveva pessimi rapporti con quasi tutti giocatori.

Garcia non sembrava l’allenatore ideale per il Napoli, sia perché era in una fase molto calante della sua carriera, sia perché non aveva mai avuto un incarico difficile come quello di riconfermare o migliorare una delle squadre migliori d’Europa. Anche a livello tattico sembrava poco adatto a proseguire l’ottimo lavoro di Spalletti e avviare un ciclo vincente per il Napoli. De Laurentiis disse di averlo scelto in una lista di ben 42 potenziali candidati alla panchina del Napoli, tra molto scetticismo.

Le cose sono andate abbastanza male da subito. Il Napoli ha cominciato presto a giocare peggio dell’anno scorso, è diventata una squadra meno organizzata e più fragile, e ha raccolto risultati deludenti soprattutto in casa (con Garcia ha vinto appena 2 partite su 8 allo stadio Maradona). I giocatori più importanti, come l’attaccante nigeriano Victor Osimhen, hanno mostrato una certa insofferenza nei confronti dell’allenatore francese. Il 14 novembre, quando il Napoli era quarto in classifica a 10 punti di distanza dall’Inter prima, e dopo una sconfitta fuori casa contro l’Empoli, De Laurentiis ha sconfessato la scelta di pochi mesi prima e ha esonerato Rudi Garcia.

Al suo posto il presidente aveva provato a prendere il croato Igor Tudor, che aveva allenato Marsiglia e Verona ed era stato vice allenatore di Andrea Pirlo alla Juventus. Tudor fa l’allenatore da pochi anni ma è considerato promettente: sarebbe stata una scelta in linea con altre fatte dal Napoli in questi anni, sempre alla ricerca di giocatori e allenatori talentuosi ancora non all’apice della propria carriera, da lanciare e valorizzare. Al momento di trovare l’accordo, però, Tudor aveva rifiutato la proposta del Napoli, che prevedeva un contratto di soli sette mesi, quindi fino alla fine della stagione.

In modo di nuovo molto sorprendente, a quel punto De Laurentiis ha ripiegato su Walter Mazzarri, che aveva già allenato il Napoli tra il 2009 e il 2013, ma che ancor più di Garcia sembrava un allenatore molto in declino, se non proprio vicino alla fine della sua carriera. Mazzarri era senza squadra da un anno e mezzo e nella sua ultima esperienza era retrocesso in Serie B con il Cagliari. Da quando aveva lasciato l’Inter, nel 2014, aveva allenato solamente squadre di seconda fascia (il Watford in Inghilterra, il Torino e appunto il Cagliari) e tra l’altro le sue idee tattiche, oltre che poco moderne, sono molto distanti da quelle di Spalletti: Mazzarri preferisce un gioco più difensivo e reattivo e ha quasi sempre schierato le sue squadre con moduli che prevedessero 3 difensori, mentre Spalletti al Napoli giocava con 4 difensori e proponendo un calcio offensivo. Per i difensori passare da un sistema di difesa a 3 a uno a 4 è spesso complicato e può richiedere tempo: per questo una scelta del genere a stagione iniziata aveva stranito molti.

Mazzarri durante la semifinale di Supercoppa italiana contro la Fiorentina (AP Photo)

Mazzarri, insomma, è sembrata una scelta quasi disperata di De Laurentiis, che cercava un allenatore disposto a guidare la squadra per soli sette mesi e senza guadagnare troppo (Mazzarri prenderà in tutto 900mila euro fino alla fine della stagione, poco per una squadra di alta classifica). La speranza del presidente era che, avendo già allenato il Napoli, Mazzarri non avesse difficoltà ad ambientarsi e riuscisse a rianimare la squadra, che con Garcia era sembrata soprattutto demotivata.

È andata ancora peggio, però. Mazzarri è apparso da subito inadeguato e il Napoli ha continuato a giocare male e a perdere tantissimi punti, scendendo addirittura al nono posto in classifica. Dopo 24 partite, la squadra campione d’Italia in carica ha appena 36 punti: lo scorso anno in questo momento ne aveva 65, quasi il doppio. In Coppa Italia è stato eliminato dopo una pesantissima sconfitta per 4-0, in casa, contro il Frosinone, e l’unica competizione per cui è ancora in corsa è la Champions League. Grazie soprattutto ai punti conquistati con Rudi Garcia, infatti, il Napoli si è qualificato in un girone competitivo con Real Madrid, Sporting Braga e Union Berlino, finendo secondo dietro al Real. Mercoledì sera si è giocata l’andata dell’ottavo di finale tra Napoli e Barcellona, un’altra squadra che sta vivendo una stagione caotica dopo aver vinto l’ultima edizione del campionato spagnolo. La partita è finita 1-1 e si giocava a Napoli.

In un ulteriore tentativo di motivare i giocatori per provare a conquistare un quarto di finale che, considerate le premesse, sarebbe abbastanza insperato, De Laurentiis ha scelto quindi di cambiare ancora una volta allenatore, nominando Calzona al posto di Mazzarri. Anche questo è un azzardo, perché Calzona non ha mai allenato in Serie A e prima della partita contro il Barcellona aveva avuto un solo allenamento a disposizione.

Dopo l’anno scorso sarebbe stato probabilmente esagerato pretendere che il Napoli ripetesse una stagione così eccezionale, in cui oltre alla vittoria Scudetto era riuscita ad arrivare ai quarti di finale di Champions League, il miglior risultato della sua storia. Allo stesso tempo però sembravano esserci le premesse perché il progetto non si interrompesse così bruscamente, eliminando una grossa parte del lavoro che era stato fatto di recente (per esempio da Spalletti e Giuntoli). In passato De Laurentiis è sempre stato in grado di rinnovare il Napoli per mantenere la squadra ad alti livelli, ma al momento le aspettative dei tifosi sono basse: visti i risultati di questa stagione la prossima estate diversi giocatori importanti potrebbero decidere di andarsene, su tutti Victor Osimhen, tra i protagonisti dello Scudetto e apprezzato da alcuni dei migliori club europei, che peraltro in questa stagione ha avuto diverse divergenze con la società.

In quel caso De Laurentiis dovrà essere bravo a investire i soldi che incasserà da eventuali cessioni, come gli è già capitato in passato: del resto anche la stagione dello Scudetto era cominciata con la vendita di alcuni dei giocatori più importanti del Napoli come Kalidou Koulibaly, Lorenzo Insigne e Dries Mertens, sostituiti da giocatori molto meno noti come Kim e Kvaratskhelia.