• Media
  • Venerdì 16 febbraio 2024

C’era una spia sovietica a dirigere il settimanale francese L’Express

Dal 1946 al 1981 il giornalista Philippe Grumbach fu un agente del KGB in Francia, uno dei più importanti nel paese, grazie anche ai suoi rapporti stretti con due presidenti

Un'immagine dal servizio di France 24 sulla questione (YouTube)
Un'immagine dal servizio di France 24 sulla questione (YouTube)
Caricamento player

Philippe Grumbach fu direttore del settimanale francese L’Express dal 1971 al 1978: entrò nel 1954 nella redazione del giornale, uno dei più influenti in Francia, soprattutto dagli anni Sessanta fino agli anni Novanta quando vendeva circa 500mila copie. Morto nel 2003, Grumbach fu ricordato come una figura importante del giornalismo francese, anche per i suoi rapporti stretti con due presidenti, Valéry Giscard d’Estaing e François Mitterrand. Nel numero attualmente in edicola proprio il settimanale L’Express ha però raccontato come dal 1946 al 1981 Grumbach fu anche una spia del KGB, il servizio segreto dell’Unione Sovietica.

Il nome di Grumbach era già stato inserito in passato fra quelli dei possibili collaboratori segreti dei sovietici, ma la nuova inchiesta ha permesso di definirne in modo più chiaro l’importanza: fu con ogni probabilità una delle più grandi spie dell’Unione Sovietica in Francia nel secondo Dopoguerra.

Le nuove rivelazioni partono dalla scoperta di Cyril Gelibter, uno studente di dottorato dell’università parigina Sorbona: nel 2018 Gelibter andò a Cambridge, nel Regno Unito, per consultare gli “archivi Mitrokhin”, una serie di documenti dei servizi segreti sovietici.

Vasili Mitrokhin fu capo archivista del KGB dal 1972 al 1982: dopo la caduta dell’Unione Sovietica emigrò nel Regno Unito, portando con sé tutti i suoi archivi, migliaia di note su centinaia di operazioni segrete e agenti sotto copertura. La sua “esfiltrazione” è ritenuta dalla CIA, il servizio segreto statunitense, una delle più grandi operazioni di controspionaggio del secondo Dopoguerra. Negli anni le moltissime informazioni contenute nei “dossier Mitrokhin” hanno permesso di rivelare influenze e operazioni sovietiche nell’Europa occidentale: in Italia nel 2002 fu instaurata una commissione parlamentare per analizzare le informazioni contenute negli archivi.

Nell’analisi dei documenti, Gelibter si imbatté in due note che hanno permesso di definire con certezza il reclutamento di Grumbach da parte del KGB nel 1946, ma anche di collegarlo con un nome in codice, “Brok”. Soprattutto quest’ultima informazione è stata decisiva: l’agente Brok, di cui non si conosceva la reale identità, era una figura nota nell’ambiente dello spionaggio e la sua importanza era riconosciuta. Da queste note in russo, poi tradotte e verificate dall’Express, è stato possibile confermare che Grumbach fosse Brok.

Negli archivi Mitrokhin viene descritta una sola missione di Grumbach, durante la campagna presidenziale del 1974. All’agente vennero consegnati alcuni falsi documenti statunitensi con consigli a Giscard d’Estaing per vincere la competizione elettorale con Mitterrand, candidato socialista, e Jacques Chaban-Delmas, di centrodestra. Grumbach li doveva consegnare a quest’ultimo, in modo da compromettere i rapporti fra lui e Giscard d’Estaing ed evitare un accordo elettorale al secondo turno, che avrebbe complicato le cose per Mitterrand. L’idea era suggerire che Giscard d’Estaing stesse lavorando insieme agli Stati Uniti all’insaputa di Chaban-Delmas, potenziale alleato di destra, compromettendo così il rapporto di fiducia fra i due.

Per il resto, negli archivi ci sono molti riferimenti ad attività che svolse Brok, tra cui raccolta di informazioni e azioni di vario genere che il direttore dell’Express realizzò per il KGB. Grumbach per molti anni fu molto vicino al centro della politica francese, non solo per il suo ruolo, ma anche per rapporti personali con alcuni degli uomini più influenti della Francia dell’epoca.

Una copertina del 2012 dell’Express in una edicola di Parigi (AP Photo/Laurent Cipriani)

Grumbach, ebreo, era nato nel 1924 ed era emigrato negli Stati Uniti a 16 anni, quando nel 1940 la Francia venne occupata dai nazisti. Studiò giornalismo alla Columbia University, a New York, venne arruolato nell’esercito durante la Seconda guerra mondiale e si avvicinò a idee marxiste: quando tornò in Francia nel 1950 era considerato su posizioni di sinistra, ma si spostò presto verso il centro liberale.

Nei dossier del KGB si scrive che venne reclutato nel 1946 per «ragioni ideologiche», ma che poi iniziò a lavorare per denaro, per «incrementare il suo stipendio da giornalista e comprare una casa a Parigi». Secondo quanto è stato possibile recuperare dagli archivi, fra il 1976 e il 1978 ricevette 400mila franchi, corrispondenti a oltre 250mila euro di oggi, tenendo conto dell’inflazione. Questi sarebbero solo una parte dei compensi, indicativi però del ruolo di alto livello che l’Unione Sovietica gli riconobbe.

Nel frattempo, la carriera giornalistica di Grumbach procedette senza apparenti interferenze: caporedattore all’Express, lo lasciò nel 1963 per tornarvi dopo altre esperienze nel 1971, da direttore. Sia prima che durante la direzione il settimanale non sembrò influenzato dal rapporto di Grumbach con l’Unione Sovietica: l’Express pubblicò copertine sul dissidente Aleksandr Solženicyn e criticò più volte le derive totalitarie sovietiche. Apparentemente il KGB non gli chiese mai opere di disinformazione, ma preferì salvaguardarne la copertura di uomo di centro.

Il rapporto fra l’agente Brok e i servizi segreti di Mosca si interruppe nel 1981, per scelta del KGB: negli archivi è contenuto un rapporto che indica Grumbach come «poco sincero e apertamente bugiardo» nei rapporti con l’agenzia. Si legge: «esagera le sua capacità di ottenere informazioni e compiere azioni, ingigantisce il valore dei suoi consigli e manifesta tendenze mercenarie, poca disciplina e inefficienza».

Nel 1984 diventò condirettore di Le Figaro, uno dei quotidiani francesi più importanti. Nonostante i documenti di Mitrokhin fossero diventati disponibili sin dagli anni Novanta, il suo nome a lungo non emerse. All’inizio degli anni Duemila il giornalista e saggista Thierry Wolton, esperto di paesi ex-comunisti e dei loro rapporti con l’Europa occidentale, lo intervistò più volte proprio sulla presenza del suo nome negli archivi di Mitrokhin: Grumbach prima sembrò confermare, poi negò e minacciò azioni legali. Wolton, senza altre conferme sicure e non conoscendo il livello del coinvolgimento di Grumbach, desistette.

Nell’inchiesta attuale l’Express ha invece ottenuto un’ulteriore conferma da Nicole Grumbach, moglie di Philippe Grumbach dall’ottobre del 1981. La donna ha confermato che il marito collaborò con il KGB: ha detto di averlo scoperto proprio quando Wolton andò a intervistarlo. Allora Grunbach le rivelò il rapporto con i servizi segreti sovietici, che lei ignorava: «Mi disse che era stato disgustato dal razzismo che aveva visto in Texas durante il periodo in cui aveva svolto il servizio militare con l’esercito statunitense e che per questo aveva iniziato. Aggiunse che poi avrebbe voluto interrompere, ma che era stato minacciato e temeva per la sua famiglia di allora».

Dalle informazioni presenti negli archivi Mitrokhin, sembra che l’Express non fu l’unico media francese ad avere subito infiltrazioni sovietiche: si parla anche di sei agenti e due contatti dentro l’Agenzia di stampa Agence France-Presse. I nomi dei giornalisti coinvolti non sono mai stati scoperti, ma finora le informazioni contenute nei documenti di Mitrokhin si sono sempre rivelate credibili.