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  • Venerdì 16 febbraio 2024

L’Egitto sta costruendo infrastrutture al confine con la Striscia di Gaza

Vicino alla città di Rafah, forse per accogliere e al tempo stesso rinchiudere i profughi palestinesi che in caso di attacco israeliano non avranno altro posto dove andare

Un uomo in un edificio bombardato a Rafah (AP Photo/Fatima Shbair)
Un uomo in un edificio bombardato a Rafah (AP Photo/Fatima Shbair)
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Video e immagini satellitari riprese negli ultimi giorni e verificate in maniera indipendente mostrano che l’Egitto sta costruendo alcune strutture nella zona a ridosso del confine meridionale della Striscia di Gaza, quello con la città di Rafah, che potrebbe essere attaccata nei prossimi giorni dall’esercito israeliano e dove attualmente si trovano 1,4 milioni di palestinesi. Non è ancora chiaro a cosa potrebbero servire le strutture, tanto più che il governo egiziano nega che siano in corso lavori, ma l’ipotesi più probabile è che l’Egitto stia creando una zona in cui accogliere e al tempo stesso rinchiudere i palestinesi che scapperanno una volta che Israele avrà attaccato Rafah, l’ultima città della Striscia di Gaza.

Se confermato, questo sarebbe un grosso cambiamento nelle politiche del governo egiziano, che finora aveva detto con molta decisione che non avrebbe mai consentito ai palestinesi di passare il confine con la Striscia e di entrare in Egitto. Il governo ha sempre detto di voler evitare una nuova “nakba”, cioè la cacciata di 700 mila palestinesi nel 1948 dopo la fondazione dello stato di Israele, ma al tempo stesso è molto preoccupato per l’afflusso di centinaia di migliaia di profughi in un momento in cui l’economia e la società egiziane sono estremamente fragili.

I grossi lavori sono cominciati a partire dal 5 febbraio. In alcuni video verificati dal New York Times si vedono camion, bulldozer e altri mezzi pesanti operare nell’area. Secondo fonti del giornale, sono in corso i lavori per costruire un muro a una certa distanza dal confine, in modo da creare una specie di zona cuscinetto in territorio egiziano tra Egitto e Striscia di Gaza. Il muro dovrebbe essere alto cinque metri e delimitare una striscia di terra di cinque chilometri quadrati. Il Washington Post ha inoltre confermato che i bulldozer stanno spianando il terreno nell’area, cosa che fa pensare alla creazione di successive infrastrutture.

È possibile che il muro serva a rafforzare la zona di frontiera con la Striscia, ma varie fonti sentite da Reuters sostengono invece che l’Egitto stia preparando un’area delimitata in cui accogliere eventuali profughi palestinesi provenienti da Rafah.

Rafah, che si trova nel sud della Striscia, addossata al confine con l’Egitto, è l’ultima grande città che l’esercito israeliano non ha ancora attaccato. In città e nei suoi dintorni sono attualmente ospitati circa 1,4 milioni di palestinesi, che in questi mesi si sono rifugiati nell’estremità meridionale della Striscia di Gaza in seguito alle progressive evacuazioni del resto del territorio, in corrispondenza delle operazioni militari israeliane.

Ora però l’esercito israeliano è arrivato in prossimità della città e il governo ha lasciato intendere piuttosto chiaramente che sta progettando di invaderla, rischiando un ulteriore e probabile massacro di civili, vista l’altissima densità di persone presenti nell’area.

– Leggi anche: A Rafah 1,4 milioni di palestinesi aspettano l’esercito israeliano

Il governato di Rafah (una suddivisione territoriale e amministrativa accomunabile a una nostra provincia) prima della guerra ospitava circa 275mila persone sui suoi 64 chilometri quadrati di territorio: già allora era una delle aree più densamente popolate della Striscia di Gaza, che a sua volta è una delle aree più densamente popolate al mondo. Oggi quella popolazione è aumentata di almeno cinque volte, ogni spazio aperto si è trasformato in una tendopoli e la densità media è stata stimata in 22mila persone per chilometro quadrato, anche se nelle aree cittadine è ancora maggiore. Per avere un termine di paragone, a Milano la densità della popolazione è di circa 2.000 persone per chilometro quadrato, all’interno dei confini del Comune.

Il governo israeliano ha detto che durante l’attacco di Rafah cercherà di evacuare i civili in altre zone della Striscia, ma la maggior parte degli analisti ritiene che questo piano sia irrealizzabile, sia perché è impossibile spostare così tante persone (si stima che attualmente a Rafah ci siano circa 600 mila minori) sia perché nella Striscia non c’è più nessun luogo adatto a ospitarle, dopo mesi di bombardamenti e combattimenti.

È in corso da settimane un tentativo diplomatico da parte di vari alleati di Israele, tra cui gli Stati Uniti, sia per raggiungere un cessate il fuoco sia per, quanto meno, evitare che l’esercito attacchi Rafah senza le necessarie misure per evitare una strage di civili. Il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, però, al momento non ha accettato nessun accordo che limiti le sue attività militari nella Striscia.

In questo contesto, è probabile che l’Egitto abbia capito che, in caso di attacco israeliano a Rafah, sarà impossibile contenere i profughi palestinesi dentro la Striscia, e stia preparando delle contromisure. Finora il governo egiziano ha reagito molto duramente all’idea di accogliere palestinesi provenienti dalla Striscia, e nei giorni scorsi alcuni giornali internazionali avevano scritto che sarebbe stato pronto anche a sospendere l’accordo di pace che regola i rapporti con Israele nel caso in cui ci fosse un’invasione di Rafah: il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha però successivamente smentito le notizie riportate dai giornali.