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  • Domenica 4 febbraio 2024

Il racconto di Nikola Sandulović sugli abusi dell’intelligence serba

È stato pubblicato dall'Observer: a gennaio il politico di opposizione era stato arrestato ed era finito in ospedale in circostanze poco chiare

Agenti di polizia a Belgrado durante la parata del Pride, nel 2022 (Andreea Campeanu/Getty Images)
Agenti di polizia a Belgrado durante la parata del Pride, nel 2022 (Andreea Campeanu/Getty Images)
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Il 3 gennaio Nikola Sandulović, un politico d’opposizione noto in Serbia per le sue posizioni critiche del presidente Aleksandar Vučić e delle politiche serbe sul Kosovo, è stato portato via da casa sua. Quando la famiglia lo rivide, alcune ore dopo, lo trovò in pessime condizioni fisiche e con numerose contusioni sulla faccia e sul corpo. La figlia Karla dichiarò che Sandulović, che ha 61 anni, era rimasto paralizzato al lato destro del corpo dopo essere stato picchiato.

La vicenda aveva aperto un caso politico in Serbia, i cui contorni ancora oggi rimangono piuttosto incerti. Il 3 gennaio Sandulović fu arrestato e rilasciato nel giro di poche ore, durante le quali fu apparentemente picchiato. Fu arrestato una seconda volta qualche giorno dopo con l’accusa di istigazione all’odio nazionale, razziale e religioso, un reato che in Serbia può portare a cinque anni di reclusione. L’arresto è stato confermato da Aleksandr Vulin, che fino allo scorso novembre era il capo della principale agenzia di intelligence serba, la BIA. Vulin ha invece negato che gli agenti abbiano usato la violenza, in qualsiasi modo, contro Sandulović.

– Leggi anche: L’arresto e il pestaggio di Nikola Sandulović, in Serbia

La causa delle ferite e dei danni fisici riportati da Sandulović rimase a lungo incerta. Domenica il settimanale britannico Observer (che è l’edizione domenicale del quotidiano Guardianha pubblicato una lunga intervista con Sandulović, che spiega nel dettaglio cosa gli è successo il 3 gennaio. Helena Smith, l’autrice dell’articolo, ha detto che Sandulović non riesce ad alzarsi dal letto, e i due si sono incontrati nella casa del politico a Belgrado.

Sandulović ha raccontato che il 3 gennaio scorso, verso le 15:20, tre camioncini neri con i vetri oscurati si sono presentati davanti a casa sua. A bordo c’erano alcuni agenti della BIA con il volto coperto, che dissero a Sandulović di essere stati mandati lì a causa delle sue posizioni a favore del Kosovo, l’ex provincia serba con cui sono in corso da decenni violente tensioni etniche e territoriali. Il Kosovo ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza nel 2008, ma la Serbia non ha mai riconosciuto la decisione.

Sandulović aveva sempre mostrato interesse per la causa kosovara, ma nei mesi prima dell’arresto aveva fatto alcuni gesti pubblici piuttosto provocatori. Proprio il 2 gennaio, il giorno prima dell’arresto, aveva condiviso su X (Twitter) un video che lo ritraeva deporre una corona di fiori sulla tomba di Adem Jashari, uno dei leader del movimento per l’indipendenza del Kosovo nella guerra contro l’esercito jugoslavo, alla fine degli anni Novanta.

Secondo la versione di Sandulović, gli agenti lo portarono nella sede centrale della BIA e lo picchiarono fino a fargli perdere conoscenza. «Nel van fui colpito alla testa, ricevetti pugni in faccia e calci. Una volta arrivati negli uffici mi tolsero la maglietta, mi obbligarono a inginocchiarmi, a baciare le foto appese al muro degli agenti [serbi] che morirono in Kosovo», ha detto. «Continuavano a chiedermi chi ci fosse dietro alla mia decisione di visitare la tomba, chi mi avesse pagato per farlo».

Sandulović ha detto che gli agenti lo chiamavano «traditore» e continuavano a colpirlo alla testa mentre filmavano tutto. A un certo punto dichiarò che non avrebbe più risposto a nessuna domanda: «Uccidetemi oppure chiamate un dottore», disse.

Le torture durarono sei ore. Alla fine Sandulović fu portato in ospedale, dove rimase per un giorno. Tornato a casa, trovò ad attenderlo la polizia con un mandato di arresto e passò i successivi 12 giorni nell’ospedale della prigione centrale di Belgrado.

Vulin, l’ex capo della BIA, ha confermato di aver ordinato l’arresto di Sandulović ma ha negato che gli agenti abbiano usato la forza contro di lui. Vulin ha anche fatto intendere che non necessariamente si sarebbe opposto, e che un pestaggio (che secondo lui non è mai avvenuto) sarebbe stata una punizione appropriata per le posizioni di Sandulović sul Kosovo: «Mi scuso per non aver potuto fare di più», ha detto al quotidiano serbo Večernje novosti.

Sandulović è il leader del Partito Repubblicano serbo, un piccolo partito d’opposizione senza seggi in parlamento: il suo arresto era sembrato subito piuttosto strano. Inizialmente era stato ipotizzato che l’arresto e il pestaggio potessero collegati, oltre alle sue affermazioni sul Kosovo, anche alle frequenti critiche di Sandulović nei confronti del presidente della Serbia Aleksandar Vučić, del Partito progressista serbo, di centrodestra. Negli anni Vučić è diventato una figura fondamentale nella politica del paese e ha consolidato molto il potere e il controllo esercitato dal partito sui media e sulla società serba.