• Mondo
  • Giovedì 11 gennaio 2024

L’arresto e il pestaggio di Nikola Sandulović, in Serbia

È un esponente dell’opposizione critico del presidente Aleksandar Vučić e delle politiche serbe sul Kosovo: non è chiaro se e quanto il governo sia coinvolto

Una porta chiusa da alcuni agenti durante le proteste antigovernative a Belgrado (AP Photo/Darko Vojinovic)
Una porta chiusa da alcuni agenti durante le proteste antigovernative a Belgrado (AP Photo/Darko Vojinovic)
Caricamento player

In Serbia l’arresto e il pestaggio di Nikola Sandulović, un politico d’opposizione critico del presidente Aleksandar Vučić e delle politiche serbe sul Kosovo, stanno creando un grosso caso politico dai contorni ancora abbastanza oscuri. L’arresto è stato rivendicato dall’ex capo dell’intelligence serba in circostanze ancora da capire: non è chiaro né perché Sandulović sia stato arrestato, né se e in che modo ci sia un diretto coinvolgimento dello stesso Vučić, eventualità che oltre ad aggravare ulteriormente le tensioni presenti da tempo tra Serbia e Kosovo darebbe al caso tutta un’altra dimensione, per il possibile utilizzo di metodi violenti di repressione del dissenso da parte di un governo formalmente democratico e vicino all’Unione Europea.

Sandulović ha 61 anni ed è il leader del Partito Repubblicano serbo: è un piccolo partito d’opposizione, piuttosto marginale e senza seggi in parlamento, cosa che ha reso ancora più inedito l’arresto del suo leader e la dimensione che sta acquisendo non solo in Serbia ma anche sulla stampa internazionale. Anche il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, si è espresso, accusando il governo serbo di gestire il dissenso in maniera autoritaria e paragonando di fatto Vučić al presidente russo Vladimir Putin.

Vučić è un esponente del Partito Progressista Serbo, di centrodestra, ed è una figura fondamentale nella politica del paese: negli ultimi anni è riuscito a consolidare enormemente il controllo esercitato dal suo partito sulla politica, sui media e sulla società serba. Sandulović è noto da tempo in Serbia per le sue critiche a Vučić, spesso espresse in modi vistosi e provocatori, così come per le sue posizioni a favore del Kosovo, un’ex provincia serba con cui sono in corso da decenni radicate e violente tensioni etniche e territoriali.

Nel 2014, all’inizio della sua carriera politica, Sandulović interruppe una presentazione di Vučić alla London School of Economics, a Londra, accusandolo di brogli elettorali. In molte altre occasioni si è espresso a favore dell’adesione serba alla NATO, l’alleanza militare di cui fanno parte una serie di paesi occidentali, con posizioni atlantiste di fatto lontane molto da quelle di Vučić, che invece è vicino alla Russia e a Putin. In altre occasioni Sandulović si è detto sostenitore dell’ex presidente statunitense Donald Trump. Il governo serbo lo ha anche accusato di far parte di un gruppo considerato criminale, il gruppo Zvezdarska, accusa che lui ha sempre respinto.

Negli ultimi mesi le posizioni di Sandulović a favore del Kosovo si erano concretizzate in  una serie di gesti pubblici piuttosto provocatori. Lo scorso agosto per esempio aveva incontrato a Pristina, la capitale del Kosovo, il leader del Partito Repubblicano del Kosovo Faton Kurti. In quell’occasione aveva firmato, con una cerimonia pubblica, una dichiarazione formale di mutuo riconoscimento tra Serbia e Kosovo come stati sovrani e indipendenti (il governo serbo non riconosce il Kosovo come tale) e di impegno congiunto ad aderire sia alla NATO che all’Unione Europea.

Sandulović è stato arrestato lo scorso 3 gennaio, proprio dopo un’altra sua presa di posizione pubblica a favore del Kosovo: il giorno prima aveva condiviso su X (Twitter) un video che lo ritraeva deporre una corona di fiori sulla tomba di Adem Jashari. Jashari era uno dei fondatori dell’Esercito di liberazione del Kosovo, un’organizzazione paramilitare kosovaro-albanese considerata terroristica dalle Nazioni Unite, che sosteneva i ribelli kosovari albanesi che tra il 1998 e il 1999 combatterono una guerra contro l’esercito jugoslavo, controllato dai serbi. La guerra terminò dopo l’intervento della NATO, che bombardò la Serbia in risposta alla pulizia etnica e alle estese violazioni dei diritti umani compiute dai serbi contro i kosovari albanesi.

Non è chiaro quando esattamente sia stato girato il video pubblicato da Sandulović: se l’anno scorso in occasione della sua visita in Kosovo o più di recente. Condividendolo, comunque, Sandulović ha dichiarato di essere «l’unico politico serbo venuto a rendere omaggio alle vittime innocenti albanesi» e di essersi «scusato e aver chiesto perdono a nome dei serbi».

Il 3 gennaio, il giorno dopo la condivisione del video, Sandulović è stato prelevato da un gruppo di uomini mentre era in casa sua e restituito alla famiglia poco dopo, in pessime condizioni fisiche, con numerose contusioni sulla faccia e sul corpo circolate online in una serie di video. La famiglia di Sandulović ha subito accusato la Bezbednosno-informativna agencija (BIA), l’agenzia nazionale d’intelligence serba, sia dell’arresto che del pestaggio.

Sui motivi dell’arresto di Sandulović sono state fatte fin da subito diverse ipotesi. Una di queste era che fosse legato alle accuse che l’opposizione sta rivolgendo a Vučić su presunte irregolarità alle ultime elezioni, che si sono svolte a dicembre e sono state vinte dal centrodestra. Da settimane queste accuse sono al centro di violente proteste e altri politici d’opposizione hanno dichiarato di aver subìto intimidazioni da parte di Vučić.

– Leggi anche: Il centrodestra ha vinto le elezioni parlamentari in Serbia

Lunedì 8 gennaio Aleksandr Vulin, che era a capo della BIA fino a due mesi fa, ha pubblicamente rivendicato l’arresto, senza commentare il pestaggio: ha detto all’emittente serba Novosti che il leader d’opposizione è stato arrestato «su mio ordine, rimasto in vigore anche dopo le mie dimissioni, perché sospettato di minare l’ordine costituzionale e di lavorare attivamente per sostenere la secessione del cosiddetto Kosovo».

Il giorno dopo essere stato liberato Sandulović è stato nuovamente arrestato e accusato di istigazione all’odio nazionale, razziale e religioso, un reato che in Serbia può portare a cinque anni di reclusione. Al momento si trova in una struttura militare di Belgrado, la capitale della Serbia.

Non è chiaro come possa essere possibile che Vulin, formalmente senza alcun ruolo nella BIA da due mesi, possa aver effettivamente ordinato l’arresto di Sandulović. Intervistato da Deutsche Welle, il politico serbo e avvocato di Sandulović Čedomir Stojković ha detto di ritenere che Vulin menta e che si stia assumendo la responsabilità dell’arresto per conto dello stesso Vučić, con cui avrebbe anche concordato le proprie dimissioni. Al momento non sono però emersi altri elementi per sostanziare queste accuse.

Per ora le istituzioni europee stanno mantenendo posizioni caute: Peter Stano, portavoce della Commissione Europea, ha detto di essere in contatto col governo serbo ma che al momento «è importante avere piena chiarezza di quello che è successo», senza aggiungere altro. La presa di posizione pubblica del primo ministro kosovaro Kurti segnala inoltre come il caso Sandulović abbia già contribuito a inasprire le tensioni tra Serbia e Kosovo, che nel 2023 hanno causato diversi episodi violenti.

Nel frattempo, mercoledì 10 gennaio la famiglia di Sandulović lo ha visitato nella struttura in cui si trova a Belgrado, per la prima volta dal suo secondo arresto. Sua figlia, Karla, ha detto che è rimasto parzialmente paralizzato dopo essere stato picchiato durante la detenzione. Il quotidiano britannico Guardian ha citato una dichiarazione fatta da lei all’organizzazione legale Justice Abroad: «È in grado di comunicare, ma è completamente paralizzato sul lato destro; è su una sedia a rotelle e le sue condizioni di salute sono molto precarie».