• Mondo
  • Domenica 17 dicembre 2023

Il centrodestra ha vinto le elezioni parlamentari in Serbia

La maggioranza dei voti è andata al partito del presidente Vučić: secondo gli oppositori ci sono stati brogli, soprattutto a Belgrado

Serbia
(Vladimir Zivojinovic/ Getty Images)
Caricamento player

Il Partito Progressista Serbo, il partito di centrodestra del presidente Aleksandar Vučić, ha vinto le elezioni parlamentari che si sono tenute domenica: ha ottenuto il 46,6 per cento dei voti e la maggioranza dei seggi in parlamento, 129 su 150. Serbia contro la violenza, la coalizione in cui si erano riuniti tutti i partiti di opposizione, si è fermata invece al 23,1 per cento dei voti. La coalizione porta lo stesso nome delle enormi proteste organizzate durante l’estate dopo due sparatorie di massa nel giro di pochi giorni.

Nella notte tra domenica e lunedì Vučić ha tenuto una conferenza stampa per confermare la vittoria del suo partito insieme alla prima ministra Ana Brnabic, del Partito Progressista Serbo, e al presidente dell’area serba della Bosnia Erzegovina, Milorad Dodik. «Questa vittoria netta mi rende molto felice. Siamo coscienti dei risultati raggiunti nell’ultimo periodo, e delle difficoltà che ci aspettano», ha detto Vučić.

– Leggi anche: Le manifestazioni contro le armi hanno già cambiato la politica serba

Oltre che per il parlamento nazionale, domenica si è votato anche per rinnovare il sindaco della capitale Belgrado, la città più popolosa del paese e un’area dove il consenso per il partito di Vučić è inferiore rispetto al resto del paese. Durante la conferenza stampa il presidente ha detto che il suo partito ha vinto a Belgrado con il 39 per cento dei voti, contro il 34,1 per cento della coalizione di opposizione.

Diversi osservatori indipendenti hanno denunciato varie irregolarità nelle procedure di voto, e i rappresentanti dei partiti di opposizione hanno detto che contesteranno i risultati «con tutti i mezzi democratici». Secondo Miroslav Aleksic, uno dei leader di Serbia contro la violenza, alcuni cittadini che vivono in altre aree del paese sono stati portati a Belgrado con «pullman, van e auto» appositamente per votare per il Partito Progressista Serbo, grazie a oltre 40mila documenti falsi. «Non possiamo accettare quello che è successo oggi come il risultato di un’elezione equa e democratica», ha detto Aleksic.

La presenza di bus in arrivo a Belgrado è stata denunciata anche dal Centro per la ricerca, la trasparenza e la responsabilità (CRTA), un’organizzazione indipendente e apartitica che si occupa tra le altre cose di monitorare il corretto svolgimento dei processi elettorali. Il CRTA ha detto anche che alcuni elettori sarebbero stati pagati per votare per il Partito Progressista Serbo. La prima ministra Barnabic ha smentito le accuse di brogli, affermando che tutto si è svolto in modo regolare e che gli osservatori volevano solo «creare un’atmosfera di caos, panico e scarsa fiducia».

Il partito di Vučić domina la politica serba da ormai una decina d’anni. A novembre il presidente aveva sciolto il parlamento e indetto elezioni anticipate con una strategia che il suo partito aveva usato spesso per massimizzare i consensi: il Partito Progressista era considerato il favorito già nei sondaggi prima delle elezioni, con il CRTA che lo dava al 49 per cento contro il 40 di Serbia contro la violenza. Secondo alcuni analisti Vučić voleva quindi approfittare del momento positivo per consolidare il proprio potere in seguito alle grosse proteste organizzate dall’opposizione durante l’estate.

Vučić non era personalmente candidato alle elezioni, ma ha sempre fatto campagna elettorale a favore del suo partito. È una figura fondamentale nella politica serba: negli ultimi anni è riuscito a consolidare enormemente il controllo esercitato dal suo partito sulla politica, sui media e sulla società serba. Usa una retorica simile a quella di altri governi autoritari dell’Europa orientale sui diritti dei migranti e della comunità LGBT+, e il governo sostenuto con una larga maggioranza dal suo partito è stato accusato di avere legami con le gang criminali responsabili di violenze, estorsioni e traffici illegali in varie zone del paese.

Nominalmente il Partito Progressista è in favore di un avvicinamento all’Unione Europea, ma di fatto la Serbia è anche uno dei più stretti alleati europei della Russia, a cui è legata da solidi legami culturali ed economici. A oggi la Serbia è l’unico paese dell’Europa geografica a non essersi unito alle sanzioni stabilite dall’Unione contro la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina.