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  • Martedì 23 gennaio 2024

Stati Uniti e Regno Unito hanno di nuovo bombardato i ribelli Houthi in Yemen

Hanno colpito otto obiettivi e distrutto alcuni radar, droni, missili e depositi sotterranei di armi: è l'ottavo attacco in due settimane

Un aereo militare si prepara a decollare da una portaerei statunitense ferma nella zona del mar Rosso, il 22 gennaio (Kaitlin Watt/U.S. Navy via AP)
Un aereo militare si prepara a decollare da una portaerei statunitense ferma nella zona del mar Rosso, il 22 gennaio (Kaitlin Watt/U.S. Navy via AP)
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Nella notte tra lunedì e martedì una coalizione militare guidata da Stati Uniti e Regno Unito ha bombardato otto diversi obiettivi in Yemen controllati dai ribelli Houthi, un gruppo armato sciita sostenuto dall’Iran. L’informazione è stata confermata dal Centcom, il comando centrale dell’esercito statunitense responsabile delle operazioni in Medio Oriente, Nord Africa e Asia Centrale.

L’attacco è cominciato verso la mezzanotte di lunedì ora locale (le 22 in Italia) ed è stato compiuto da Stati Uniti e Regno Unito con il supporto di Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi. Ha colpito alcuni radar, droni, missili e depositi sotterranei di armi utilizzati dagli Houthi, ma non è chiaro in quali zone dello Yemen. Un ufficiale dell’esercito statunitense, restando anonimo, ha detto all’agenzia di stampa Reuters che sono state usate almeno 20 munizioni, tra cui alcune lanciate da un aereo da guerra statunitense.

Quello tra lunedì e martedì è stato l’ottavo attacco compiuto da una coalizione guidata dagli Stati Uniti contro gli Houthi nelle ultime due settimane: è stato più grande rispetto agli ultimi, durante i quali sono stati colpiti pochi obiettivi, ma comunque meno intenso rispetto al primo, con il quale lo scorso 11 gennaio erano stati colpiti oltre 60 obiettivi militari in circa 30 località diverse dello Yemen.

Secondo un’analisi del New York Times, la “via di mezzo” adottata ora dall’esercito statunitense riflette l’intenzione del paese di continuare a indebolire le capacità militari degli Houthi, ma anche la necessità di evitare un’espansione del conflitto nella regione del Medio Oriente, dove tra le altre cose è in corso da oltre tre mesi e mezzo la guerra nella Striscia di Gaza tra Israele e il gruppo radicale palestinese Hamas.

– Leggi anche: La parola “ribelli” ormai sta stretta agli Houthi

Gli attacchi contro gli Houthi sono cominciati in risposta ai loro numerosi attacchi nel mar Rosso compiuti contro navi commerciali e militari legate a paesi occidentali. Gli Houthi sono stretti alleati dell’Iran, e stanno motivando le operazioni come una ritorsione contro i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza.

Gli attacchi degli Houthi hanno colpito diverse imbarcazioni che transitavano nel mar Rosso per spostarsi tra il mar Mediterraneo e l’oceano Indiano: molte aziende sono state costrette a sospendere il transito nella zona e le navi hanno iniziato a circumnavigare l’Africa, una rotta più lunga di diverse migliaia di chilometri e che richiede fino a due settimane in più di viaggio. Le conseguenze finora sono state molto significative e hanno provocato un aumento dei prezzi di molti beni.

Per ora sembra però che gli attacchi compiuti dagli Stati Uniti e dagli altri paesi alleati non stiano avendo grandi risultati, dato che gli Houthi stanno continuando ad attaccare le navi. La settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva confermato che intende continuare con gli attacchi per cercare di limitare le capacità militari del gruppo: «Stanno fermando gli Houthi? No. Continueranno? Sì», aveva detto giovedì riferendosi agli attacchi statunitensi. «L’obiettivo principale è indebolire gli Houthi al punto da convincerli a fermarsi. Ancora non ci siamo riusciti», ha ribadito Kenneth F. McKenzie Jr., un ex generale del Centcom.