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  • Sabato 13 gennaio 2024

Sentiremo molto parlare di Nikki Haley

Nelle primarie Repubblicane l'ex governatrice del South Carolina sta diventando la principale alternativa a Donald Trump, che comunque resta ampiamente favorito

Nikki Haley all'inizio della campagna in South Carolina (AP Photo/Mic Smith)
Nikki Haley all'inizio della campagna in South Carolina (AP Photo/Mic Smith)

Nelle ultime settimane si sta parlando molto di Nikki Haley, l’unica donna candidata alle primarie Repubblicane per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti: la sua campagna elettorale sta prendendo piede, tanto che molti osservatori iniziano a descriverla come l’alternativa migliore e più credibile all’ex presidente Donald Trump, che comunque rimane largamente favorito.

Haley annunciò la sua candidatura a febbraio del 2023, ma inizialmente nessuno la considerò particolarmente pericolosa a livello elettorale né per Trump né per Ron DeSantis, il governatore della Florida che per mesi è stato ritenuto il principale avversario di Trump nel partito. La campagna di DeSantis però non è mai decollata, e anzi sembra essere vicina ad affondare definitivamente. Haley invece ha qualche possibilità per restare in corsa e trasformare delle primarie che sembravano scontate in una vera competizione.

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Haley ha una lunga carriera nel partito Repubblicano: fu governatrice del South Carolina per due mandati, tra il 2011 e il 2017, e poi ambasciatrice alle Nazioni Unite durante gli anni della presidenza Trump, tra il 2017 e il 2018. È una candidata certamente conservatrice, ma nel confronto con Trump viene considerata da molti un’alternativa quasi “tranquillizzante”: pur avendo fatto parte dell’amministrazione Trump è vista come una rappresentante dell’establishment del partito, anche se cerca di non inimicarsi la componente più radicale dell’elettorato. Su di lei potrebbero convergere tutti i voti dei Repubblicani preoccupati da un nuovo possibile mandato di Trump, la cui retorica in questa campagna è stata sempre più radicale e fascista.

Un incontro con gli elettori in Iowa (Photo by Scott Olson/Getty Images)

Le primarie Repubblicane inizieranno il 15 gennaio dall’Iowa, uno stato del Midwest, per poi proseguire in New Hampshire, nel nord-est, il 23 gennaio. Il calendario potrebbe aiutare Haley a confermarsi come un’alternativa credibile: in Iowa la vittoria di Trump nei caucus appare scontata, e l’obiettivo di Haley è di ottenere il secondo posto superando DeSantis. In New Hampshire le condizioni sono più favorevoli a Haley, che secondo i sondaggi ha quasi il 30 per cento dei consensi contro il 41 per cento di Trump e appena il 6 per cento di DeSantis.

Ci sono vari fattori che potrebbero favorire Haley in New Hampshire, a partire dalle caratteristiche demografiche: è uno degli stati più ricchi del paese, l’elettorato è particolarmente moderato e ci sono molte persone laureate (39 per cento), settore della popolazione in cui il gradimento di Trump è minore. A dicembre il popolare governatore Chris Sununu ha detto pubblicamente di sostenere Haley, dando una spinta importante alla sua campagna.

Di recente la sua candidatura è stata rafforzata anche dal ritiro dalle primarie dell’ex governatore del New Jersey, Chris Christie: secondo i sondaggi poteva contare sul 12 per cento delle preferenze in New Hampshire, e molti potrebbero decidere di ripiegare proprio su Haley, spesso indicata come seconda scelta. Inoltre il regolamento delle primarie nello stato permette di votare anche ai cosiddetti “non affiliati”, ossia gli elettori che non sono formalmente iscritti al partito. Secondo gli analisti, anche chi non si riconosce come Repubblicano potrebbe decidere di votare “contro Trump”, scegliendo la persona più credibile per contrastarlo: Haley.

Lo scenario ideale per Haley sarebbe raggiungere un buon secondo posto in Iowa, magari tenendo Trump sotto la soglia del 50 per cento dei voti, e  batterlo poi in New Hampshire, o almeno arrivare molto vicina a farlo. A quel punto la sua candidatura guadagnerebbe ulteriore forza, mentre quella di DeSantis rischierebbe di smontarsi definitivamente.

Il terzo stato in cui si voterà sarà il South Carolina, il 24 febbraio, dove Haley è molto conosciuta grazie ai suoi due mandati da governatrice. Al momento Trump è in largo vantaggio, ma il passato di Haley potrebbe aiutarla.

L’ultimo confronto televisivo con Ron DeSantis (AP Photo/Charlie Neibergall)

Le tre primarie in Iowa, New Hampshire e South Carolina sono solo l’inizio di un lungo percorso elettorale che si concluderà formalmente con la convention Repubblicana di luglio, durante la quale sarà ufficializzato il nome del candidato alle presidenziali. Nonostante la grande eco mediatica che normalmente ricevono, i tre stati da cui iniziano le primarie sono piuttosto piccoli e poco influenti. Una data importante da tenere d’occhio sarà invece il 5 marzo, il cosiddetto Super Tuesday, quando si voterà contemporaneamente in 15 stati e i risultati finali diventeranno molto più chiari.

La strada per Haley resta comunque in salita: risultati deludenti in Iowa, New Hampshire e South Carolina potrebbero di fatto quasi chiudere già la partita non solo per lei, ma per tutti gli avversari di Trump.

Dal 2016 a oggi Haley ha cambiato idea molte volte su Trump, passando da oppositrice a fedele sostenitrice, fino all’atteggiamento prudente adottato durante questa campagna elettorale, in cui paradossalmente anche i principali avversari di Trump lo hanno raramente attaccato e più spesso elogiato, nel timore di scontentare l’agguerrita base del partito che si riconosce nel cosiddetto movimento MAGA (Make America Great Again), vicino a Trump.

Tra le altre cose Haley ha promesso di graziare Trump se verrà eletta, cancellando di fatto le conseguenze dei tanti processi in corso che lo vedono implicato, e non ha escluso di accettare una candidatura a vicepresidente se invece Trump dovesse vincere le primarie. Solo nell’ultimo dibattito televisivo dei Repubblicani dell’11 gennaio (che Trump ha disertato, come sempre in questa campagna) Haley ha attaccato un po’ più apertamente il suo operato, dicendo per esempio: «Per giusto o sbagliato che sia, [Trump] porta con sé il caos».

– Leggi anche: Nikki Haley ha cambiato molte volte idea su Trump

L’immagine di Haley sembra inoltre poco compatibile con quello che è diventato il partito Repubblicano negli ultimi anni. Viene da una famiglia di immigrati dalla regione indiana del Punjab, e Haley è il cognome del marito Michael: lei è nata nel 1972 a Bamberg, in South Carolina, come Nimrata Nikki Randhawa, nome con cui ancora oggi viene chiamata dai suoi avversari e oppositori di destra. Le caratteristiche che la rendevano particolarmente promettente a inizio carriera – è donna, figlia di immigrati e non bianca – potrebbero indebolirla oggi, in un fronte conservatore che si è particolarmente radicalizzato e che ospita posizioni apertamente razziste e misogine.

Trump e Haley alle Nazioni Unite nel 2018 (AP Photo/Evan Vucci)

Le sue idee politiche sono invece allineate al conservatorismo del Partito Repubblicano, soprattutto sui temi dei diritti civili: è contro l’aborto, contro l’estensione di nuovi diritti alla comunità LGBTQ+, sostenitrice della cosiddetta famiglia tradizionale e della libertà di portare armi. Ha posizioni più tradizionali e rassicuranti in politica estera (è fra le più convinte sostenitrici all’interno del partito dell’aiuto militare all’Ucraina), ma è stata al centro di una grande polemica quando pochi giorni dopo Natale, rispondendo a una domanda di un elettore sulle cause della guerra civile americana, ha omesso di citare quella principale: la schiavitù. Haley si è poi scusata.

Alcuni spot elettorali del comitato che sostiene la campagna di Trump hanno iniziato ad attaccarla sostenendo che le sue scelte in economia porterebbero a tasse più alte e a un innalzamento dell’età pensionabile, ma almeno per il momento le primarie Repubblicane non sembrano particolarmente incentrate su contenuti e proposte concrete, quanto sulla figura di Trump e sulle possibili alternative a un candidato alle prese con quattro processi penali.

Se Haley riuscirà a proporsi come “abbastanza di destra” per accontentare la base più motivata a partecipare alle primarie, ma “abbastanza rassicurante” per convincere i moderati e i finanziatori spaventati dall’estremismo e dall’imprevedibilità dell’ex presidente, potrà provare a diventare una reale avversaria per Trump. Ma farlo presuppone doti politiche e di equilibrismo che non tutti le riconoscono. Nel giorno della rinuncia alla sua candidatura, Christie è stato registrato in un fuorionda in cui diceva di lei: «Sarà spazzata via, lo sappiamo sia io che te. Non è all’altezza».