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  • Martedì 9 gennaio 2024

La Corea del Sud ha vietato la carne di cane

Dal 2027 sarà illegale allevare, commerciare e macellare cani per mangiarli: la pratica è comunque in declino da tempo

manifestanti sorreggono un cartellone con la sagome di un cane per protesta contro il consumo di carne di cane
Una manifestazione contro il consumo di carne di cane a Seul (AP Photo/Ahn Young-joon, File)
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Martedì il parlamento della Corea del Sud ha approvato una legge che vieta l’allevamento e il macello di cani destinati ad essere mangiati, così come il commercio della loro carne. Il divieto sarà preceduto da un periodo di transizione di tre anni: entrerà pienamente in vigore nel 2027. Il consumo di carne di cane è in declino nel paese ed è sempre meno frequente fra i giovani, e negli ultimi anni erano state presentate numerose proposte per vietarlo, ma avevano sempre incontrato una forte opposizione da parte dei gruppi di allevatori.

La proposta di legge è stata approvata dall’Assemblea Nazionale, il parlamento unicamerale della Corea del Sud, con 208 voti favorevoli e nessuno contrario. Per entrare pienamente in vigore dovrà essere approvata dal governo e firmata dal presidente: in questo caso è considerato un passaggio puramente formale, dato che entrambi sono favorevoli al divieto. La legge prevederà pene fino a tre anni di carcere o multe pari a circa 20mila euro per i trasgressori.

Nel paese la carne di cane è tradizionalmente considerata come un cibo rinvigorente, e tutt’ora è consumata soprattutto nei mesi estivi più caldi, luglio e agosto. Oggi a mangiarla sono quasi esclusivamente persone con più di 50 anni. Il consumo è calato negli ultimi anni, per la maggiore diffusione dei cani come animali domestici che ha creato maggiore sensibilità attorno alla questione, specialmente tra i giovani. In particolare i metodi di uccisione dei cani sono molto criticati dagli attivisti e da gran parte della popolazione.

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In Corea del Sud la carne di cane viene mangiata da secoli. È stata una fonte di alimentazione importante in tempi di scarsità di cibo – in particolare durante l’occupazione giapponese (tra il 1910 e il 1945) e la Guerra di Corea (tra il 1950 e il 1953) – e ha continuato a essere consumata anche dopo la fine dei conflitti. In passato i cani si potevano allevare facilmente e ce n’erano molti di più rispetto per esempio ai bovini, che invece venivano impiegati principalmente per trainare i carri o arare i campi.

Tra i piatti più diffusi ci sono il boshintang – una zuppa di carne bollita e considerata rinvigorente – e il gaesoju, una bevanda che si ottiene facendo bollire la carne di cane assieme a varie erbe. Si stima che ogni anno per realizzare queste ricette in Corea del Sud vengano allevati circa due milioni e mezzo di cani, spesso in condizioni descritte come terribili: per lo più sono nureongi e mastini coreani, ma ci sono anche jindo e incroci, a cui si sommano cani di razza che vengono abbandonati dai loro padroni e poi introdotti negli allevamenti.

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Secondo i dati del ministero dell’Agricoltura sudcoreano, nel paese esistono circa 1.100 allevamenti, in cui vengono allevati 570.000 cani. I ristoranti che servono carne di cane sono 1.600. La legge approvata martedì prevede anche compensazioni e agevolazioni per gli allevatori per aiutarli a cambiare attività. Inoltre vincola allevatori, macellai e commercianti che lavorano con la carne di cane a presentare alle amministrazioni locali un piano di transizione da mettere in atto entro il 2027.

Sia l’attuale presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol (di centrodestra), sia il suo predecessore, Moon Jae-in (di centrosinistra), sono amanti degli animali e hanno adottato diversi cani. Già nel 2021 Moon aveva detto di voler vietare il consumo di carne di cane, ma poi della proposta non si era fatto nulla.

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