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  • Sabato 30 dicembre 2023

La proposta di legge con cui Milei vuole cambiare l’Argentina

Il nuovo presidente di estrema destra vuole abrogare o cambiare decine di leggi, limitare il diritto a manifestare e prendersi pezzi di potere del parlamento

Javier Milei durante un comizio (AP Photo/Natacha Pisarenko)
Javier Milei durante un comizio (AP Photo/Natacha Pisarenko)
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Mercoledì il presidente argentino di estrema destra e ultraliberista Javier Milei ha presentato un disegno di legge che contiene un esteso insieme di riforme strutturali che, se approvate, porterebbero a dei grossi cambiamenti per l’Argentina. La proposta, chiamata “Legge delle basi e dei punti di partenza per la libertà degli argentini”, in breve anche “legge omnibus”, è composta da 664 articoli che abrogano o modificano leggi in materia economica, fiscale, sociale e amministrativa molto diverse fra loro, ma che rientrano nell’ambizioso e controverso programma elettorale di Milei.

Fra le proposte più discusse dai media c’è ad esempio una importante riforma elettorale, la privatizzazione di quasi una quarantina di aziende statali e l’aumento delle pene per chi organizza manifestazioni non autorizzate. Nella legge viene anche richiesto un temporaneo trasferimento di poteri dal parlamento al presidente per motivi di “emergenza pubblica”, una cosa che preoccupa l’opposizione per l’eventuale accentramento di poteri nella figura di Milei. È comunque improbabile che questa proposta venga accettata dal Congresso.

La “legge omnibus” è il terzo e più grande insieme di riforme presentato da Milei da quando si è insediato come presidente il 10 dicembre 2023.

Appena 48 ore dopo il suo insediamento, il ministro dell’Economia Luis Caputo aveva annunciato una prima manovra economica che svalutava il peso, la moneta argentina, e includeva grossi tagli alla spesa pubblica. Una settimana dopo, Milei aveva presentato il “Decreto di necessità e urgenza” (DNU), entrato in vigore il 29 dicembre, che contiene più di 300 modifiche alle leggi argentine in materia di economia. Il DNU abroga la norma che impedisce la privatizzazione delle aziende statali, annunciata poi nella “legge omnibus”. Fra le altre cose elimina anche decine di controlli statali che regolavano il prezzo degli affitti, delle assicurazioni sanitarie e dei prodotti considerati essenziali.

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Queste misure sono state presentate da Milei come l’unico modo per superare la gravissima crisi economica che l’Argentina sta attraversando da diversi anni, con un’inflazione al 147 per cento e una povertà dilagante. A queste si è aggiunta anche la scelta, annunciata venerdì, di non entrare a far parte dei BRICS (il gruppo di paesi emergenti composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), probabilmente per avvicinarsi di più alla sfera d’influenza degli Stati Uniti.

Tuttavia, se queste decisioni hanno riguardato prettamente l’ambito economico, la “legge omnibus” è molto più vasta e include proposte assai varie, più o meno popolari.

La legge comprende modifiche al sistema pensionistico e fiscale, alla gestione delle opere pubbliche e inserisce una tassa per gli studenti universitari stranieri che vogliono studiare in Argentina. Semplifica anche il processo di divorzio e allarga il concetto di “legittima difesa”. Tuttavia, i punti più discussi dalla stampa argentina e internazionale sono quattro.

Una sezione della legge riguarda un’ambiziosa riforma elettorale che abolirebbe le cosiddette “primarie simultanee obbligatorie”, chiamate PASO, e cambierebbe il modo in cui sono eletti i deputati alla Camera bassa del parlamento: attualmente un partito elegge i propri deputati attraverso un sistema proporzionale, che assegna un certo numero di seggi in base a quanti voti sono stati presi da quel partito a livello nazionale. La “legge omnibus” invece creerebbe un sistema di 257 circoscrizioni uninominali (una per seggio) in cui verrebbe candidata una persona per partito e verrebbe eletta quella che prende più voti.

Questo sistema maggioritario uninominale (detto anche first-past-the-post) assomiglia a quello già utilizzato nel Regno Unito e negli Stati Uniti e porterebbe a un significativo aumento dei seggi assegnati dalla provincia di Buenos Aires. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais, questa riforma avvantaggerebbe i partiti di medie dimensioni, tra cui quello di Milei, La Libertad Avanza.

Un altro punto molto contestato è quello sulla privatizzazione di circa quaranta aziende statali che potrebbero essere d’ora in poi anche quotate in borsa.

L’elenco delle aziende, allegato alla legge, comprende alcune che Milei aveva già nominato durante la sua campagna elettorale: la compagnia petrolifera YPF e quella di estrazione del carbone YCRT, la compagnia aerea e quella ferroviaria statale, così come l’azienda che gestisce la rete idrica AySa, l’agenzia stampa Télam e quella che gestisce il sistema postale, Correo Argentino. Sono inclusi anche il Banco de la Nación e tutte le sue filiali, ossia la banca centrale argentina, la Zecca, dove si stampa il denaro, e la compagnia elettrica statale Nucleoeléctrica Argentina.

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Sempre secondo la proposta di legge, tutti i dipendenti statali le cui posizioni saranno soppresse dall’eliminazione di alcuni enti avranno un anno di tempo per trovare una nuova posizione nel settore pubblico o verranno licenziati. A tutti coloro che invece lavorano nella pubblica amministrazione a tempo determinato da meno di un anno, circa 7mila persone, non verrà rinnovato il contratto. Ad oggi lavorano nella pubblica amministrazione argentina quasi 3,5 milioni di persone e queste riduzioni del personale avverranno soprattutto negli organismi locali, dove lavorano circa 150mila dipendenti.

Durante la sua anticonvenzionale campagna elettorale Milei aveva parlato più volte di voler privatizzare e snellire gran parte dell’apparato statale argentino. Dopo la sua elezione aveva parzialmente ritrattato alcune sue proposte più estreme, in particolare riguardo alla privatizzazione del settore della sanità e della scuola, che infatti nella riforma non vengono quasi toccati.

La terza proposta molto discussa è quella che propone l’aumento delle pene per chiunque «dirige, organizza o coordina una riunione o una manifestazione che impedisce, ostacola o intralcia il traffico o il trasporto pubblico o privato», che potrebbe d’ora in poi essere punita con pene fino a cinque anni di carcere.

Inoltre, qualsiasi «congregazione intenzionale e temporanea di tre o più persone» che ostacola il libero transito o la fornitura di servizi pubblici senza previa autorizzazione dovrà essere considerata una manifestazione punibile fino a sei anni. Ogni «riunione o manifestazione» dovrà essere notificata «con il massimo anticipo possibile» al ministero della Sicurezza della Nazione, che potrà «opporsi allo svolgimento per questioni legate alla sicurezza delle persone o alla sicurezza nazionale». 

Infine, la proposta di cui si sta discutendo di più è quella che chiede di dichiarare «l’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, di sicurezza sociale, di difesa, tariffaria, energetica, sanitaria, amministrativa e sociale fino al 31 dicembre 2025» con una possibile proroga di altri due anni. Una situazione di emergenza pubblica consentirebbe a Milei di acquisire poteri legislativi che al momento sono riservati al parlamento. Data la situazione economica disastrosa dell’Argentina, Milei non è il primo presidente a chiederlo: l’ultimo era stato Alberto Fernández nel 2019.

Tuttavia, gli oppositori di Milei sostengono che, date le sue idee radicali, la concentrazione di poteri nella sua persona potrebbe essere molto pericolosa.

A differenza di altre parti della legge che godono un ampio sostegno al Congresso, questa proposta ha poche possibilità di essere approvata: nonostante Milei sia stato eletto con il 56 per cento dei voti al secondo turno delle elezioni presidenziali, i seggi alla Camera e al Senato sono stati assegnati secondo i risultati del primo turno e il suo partito, La Libertad Avanza, è rappresentato solo da 38 deputati su 257 alla Camera e 7 senatori su 72 al Senato. Alla Camera governa grazie all’appoggio esterno della coalizione di centrodestra Juntos por el Cambio, di cui fanno parte anche alcuni ministri, ma al suo interno non tutti sono d’accordo con le proposte più estreme.

Da quando è stata presentata mercoledì, la “legge omnibus” sta venendo discussa durante delle sessioni straordinarie indette da Milei, per farla approvare il prima possibile: non è chiaro quanto verrà modificata.

Il “Decreto di necessità e urgenza” verrà invece discusso solo a partire da marzo 2024, quando potrà essere respinto attraverso il voto negativo di entrambe le camere. Secondo diversi giuristi sentiti dal quotidiano spagnolo El Pais e da quello argentino La Nación, il Decreto presenta tuttavia moltissime norme di dubbia costituzionalità e potrebbe quindi anche essere annullato prima di quella data dalla Corte Suprema argentina.