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  • Lunedì 11 dicembre 2023

La conferenza sul clima del 2024 si farà in Azerbaijan

È stato deciso in ritardo per il veto russo alle candidature di paesi dell'Unione Europea e grazie al consenso dell'Armenia

Una bandiera delle Nazioni Unite alla COP28 di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, l'11 dicembre 2023 (AP Photo/Kamran Jebreili)
Una bandiera delle Nazioni Unite alla COP28 di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, l'11 dicembre 2023 (AP Photo/Kamran Jebreili)
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La COP29, cioè la conferenza delle Nazioni Unite sul contrasto al cambiamento climatico dell’anno prossimo, si farà in Azerbaijan, nella capitale Baku. È stato deciso solo sabato, molto in ritardo rispetto a quanto di solito viene scelto il paese ospite dell’evento: finora a causa dei veti imposti da alcuni paesi, e principalmente dalla Russia, non era stato possibile farlo.

Le COP sono organizzate a rotazione nei cinque gruppi regionali in cui sono suddivisi i quasi 200 paesi dell’ONU. Per ogni conferenza i paesi del gruppo di turno possono candidarsi a organizzarla, o sostenere la candidatura di un altro paese. Poi si raggiunge un accordo per consenso, senza votazioni formali, e l’ONU dà la sua approvazione. Generalmente avviene tutto senza intoppi, ma questa volta le cose sono andate diversamente. Il turno per il 2024 spetta al Gruppo Europa orientale, che comprende 23 paesi: a lungo la Bulgaria era stata il candidato con più sostegno, ma la Russia si opponeva a qualsiasi candidatura di un paese membro dell’Unione Europea, per via delle sanzioni che le sono state imposte per l’invasione dell’Ucraina.

La situazione si è sbloccata grazie a un accordo tra altri due paesi che si erano candidati a ospitare la COP29 e che fino a qualche giorno fa si osteggiavano a vicenda: l’Azerbaijan e l’Armenia. I due stati sono storicamente rivali e di recente sono stati al centro di una crisi internazionale: a settembre l’Azerbaijan ha infine preso il controllo del Nagorno Karabakh, lo stato separatista nel proprio territorio che era abitato principalmente da persone di etnia armena. Ma proprio giovedì scorso i due governi hanno annunciato l’avvio di colloqui di pace per normalizzare i propri rapporti.

Formalmente il fatto che sarà l’Azerbaijan a ospitare la COP29 sarà deciso con l’approvazione del documento finale della COP28 che è in corso a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e durerà almeno fino a martedì.

Intanto c’è già chi ha criticato il fatto che anche la prossima conferenza sul contrasto al cambiamento climatico, come già quella di quest’anno, si farà in un paese esportatore di combustibili fossili, il cui uso è la principale causa del riscaldamento globale. L’Azerbaijan è infatti uno dei membri dell’OPEC+, il gruppo allargato dei paesi esportatori di petrolio. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina è diventato un fornitore di gas naturale sempre più importante per l’Unione Europea (Italia compresa), nelle strategie di riduzione della dipendenza dal gas russo.

L’Azerbaijan è però anche un paese in cui non c’è piena libertà d’espressione, e anche per questo la scelta di svolgervi la COP29 è già stata contestata. In particolare si sta parlando del fatto che lo scorso luglio la polizia azera ha arrestato con le accuse di contraffazione di denaro ed estremismo Gubad Ibadoghlu, professore della London School of Economics e ricercatore sulla corruzione in Azerbaijan che aveva criticato l’industria petrolifera nazionale. A settembre il Parlamento Europeo ha approvato una mozione per chiedere un’indagine sull’arresto di Ibadoghlu.

La conferenza del 2025, la COP30, sarà organizzata a Belem, in Brasile: anche questa decisione sarà formalizzata nel documento finale della COP28, ma è nota già dallo scorso maggio.