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  • Mercoledì 6 dicembre 2023

Il governo francese vuole riformare le scuole medie

Gli studenti verrebbero divisi in classi diverse a seconda del loro livello di apprendimento, cosa che sta facendo molto discutere

(Vincent Isore/ IP3 via ZUMA Press, ANSA)
(Vincent Isore/ IP3 via ZUMA Press, ANSA)
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Martedì in Francia il ministro dell’Istruzione Gabriel Attal ha annunciato una grande riforma del sistema scolastico nazionale che prevede in particolare una completa riorganizzazione delle scuole medie: se la riforma verrà attuata, gli studenti verranno suddivisi in classi diverse a seconda del loro livello di apprendimento, cosa che avviene già in alcuni paesi europei. La riforma include anche una revisione dei programmi delle scuole elementari e alcune modifiche per i licei e gli istituti professionali.

Secondo Attal i primi cambiamenti entreranno in vigore a partire dal settembre del 2024 (non è ancora chiaro se per alcuni passaggi passerà dal parlamento o se il governo attuerà l’articolo della Costituzione che permette di aggirare il voto del parlamento). Il governo sostiene che la riforma abbia l’obiettivo di rendere il sistema educativo francese «più esigente» e aumentare più in generale le competenze degli studenti a lungo termine. Tuttavia, diversi esperti e quasi tutti i sindacati di categoria hanno criticato le misure, sostenendo che invece di produrre questi risultati potrebbero finire per accentuare le diseguaglianze.

Attal ha presentato la riforma poche ore dopo la pubblicazione dell’ultimo Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA), uno studio condotto ogni tre anni che esamina le competenze in termini di lettura, matematica e scienze degli studenti di 15 anni nei paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Attal ha legato la sua riforma ai risultati del PISA, che dicono che negli ultimi tre anni gli studenti francesi hanno registrato un calo senza precedenti del livello di comprensione del testo e di competenze in matematica, come è successo in molti altri paesi a causa della pandemia.

In Francia capita spesso che i ministri dell’Istruzione propongano riforme del sistema scolastico subito dopo la pubblicazione dei risultati PISA perché in quel momento l’attenzione della popolazione sul tema è più alta e i risultati vengono usati per legittimare politicamente le riforme. Questa riforma però sembra particolarmente ambiziosa ed è la prima che interessa l’intero sistema scolastico da quando Emmanuel Macron è stato eletto presidente nel 2017.

Il sistema scolastico francese si compone di cinque anni di elementari, seguiti da quattro anni di scuole medie e tre anni di liceo o istituto professionale. Da anni in Francia si discute della riduzione del livello d’istruzione degli studenti francesi e molti individuano il problema nel divario che si crea alle scuole medie, che in francese si chiamano collège. Secondo Attal, l’attuale sistema frenava gli studenti con voti più alti, che dovevano procedere a un ritmo più lento insieme al resto della classe per quattro anni, e lasciava comunque indietro gli studenti con più difficoltà che arrivavano al liceo con lacune difficili da colmare.

Quando la riforma sarà a regime le classi di prima media saranno divise in tre livelli in cui verranno smistati gli studenti in base alle loro competenze in francese e matematica ottenute alle elementari. Gli alunni potranno essere spostati da una classe all’altra nel corso dei quattro anni a discrezione dei professori e sulla base dei progressi compiuti. Si prevede anche che agli studenti con particolare difficoltà possa essere temporaneamente modificato il piano di studi per fargli seguire più ore di matematica e francese a discapito delle altre materie.

Questa differenziazione creerà classi più piccole e necessiterà l’assunzione di migliaia di nuovi insegnanti, ma i sindacati hanno fatto notare che il bilancio per l’istruzione nazionale del 2024 prevede attualmente la diminuzione del personale scolastico di 2.500 posti di lavoro, dopo che dal 2017 ne sono stati soppressi oltre 6mila. A questo si aggiunge che la professione dell’insegnante non è molto popolare in Francia: negli ultimi sei anni sono mancati ogni anno più di mille posti nelle graduatorie nazionali per insegnanti, soprattutto di francese e matematica.

Tra le altre cose, Attal ha anche annunciato di voler avviare «un esperimento su larga scala» per provare a introdurre le divise scolastiche per la prima volta nelle scuole. In un’intervista alla radio France Info, Attal ha detto di non essere convinto che questa misura possa risolvere i problemi delle scuole francesi, ma si è detto «interessato» a capire che conseguenze avrebbe in termini di ambiente scolastico e del rendimento degli studenti, ma anche «sul rispetto delle autorità, sul bullismo e sulla laicità».

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La creazione di diversi livelli a scuola esiste già in altri paesi, come ad esempio in Svizzera e Danimarca. Secondo Attal, questo darebbe la possibilità agli studenti che hanno ottenuto risultati più bassi in francese e matematica di porre rimedio alla situazione prima di dover scegliere in quale liceo o istituto professionale andare, ma la sua opinione non è condivisa.

Diversi esperti, tra cui alcuni membri del Consiglio scientifico del ministero dell’Istruzione francese, sostengono però che il raggruppamento degli studenti in base al loro livello tenda ad aumentare le disuguaglianze, non a ridurle. Questa differenziazione non porterebbe neanche a un innalzamento del livello generale, che sarebbe danneggiato dagli effetti «catastrofici» che la divisione avrebbe sugli alunni più in difficoltà.

Sempre secondo gli esperti del Consiglio gli studenti che finiscono al livello più basso provengono spesso da contesti socioeconomici più complessi e raggrupparli in questo modo sin dai 12 anni compromette la loro autostima e la motivazione a migliorare in un età molto delicata. Anche l’ex direttore generale dell’Istruzione Jean-Paul Delahaye sostiene che la riforma sia «una cattiva notizia per gli alunni provenienti da ambienti popolari, che sono i più vulnerabili dal punto di vista accademico nel nostro sistema iniquo». Per come è strutturata la società francese, una buona parte di questi studenti sarebbero probabilmente figli di persone non bianche immigrate in Francia, che già vivono in comunità piuttosto isolate dal punto di vista sociale ed economico.

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Secondo gli esperti infatti creare dei gruppi di lavoro per persone con delle necessità precise funziona solo se sono flessibili, limitati nel tempo e focalizzati sull’apprendimento di una competenza specifica, in modo da evitare la stigmatizzazione degli alunni che finiscono nelle classi inferiori. Eric Charbonnier, analista francese della Direzione Istruzione dell’OCSE, poco prima della pubblicazione dei risultati PISA aveva avvertito che se la Francia voleva creare dei “gruppi di livello” avrebbe dovuto garantire che questi «non stigmatizzassero gli alunni» e che «gli insegnanti fossero formati adeguatamente», per evitare di ampliare un divario già molto presente e visibile nel PISA: gli studenti francesi che ottengono risultati migliori sono ai livelli di quelli dei paesi in cima alla classifica, ma quelli con più difficoltà sono molto al di sotto della media.

Il secondo grande cambiamento per le scuole medie è la riforma dell’esame chiamato “diplôme national du brevet”, che veniva fatto alla fine del quarto anno di medie. Finora il brevet serviva solo a valutare le competenze acquisite dagli studenti prima della fine della scuola dell’obbligo e non pregiudicava l’iscrizione al liceo. Invece, dal 2025 il suo ottenimento diventerà un requisito necessario per iniziare il liceo o l’istituto professionale. Anche il modo di ottenerlo cambierà e si baserà più sui risultati degli esami finali e meno sulla media scolastica.

Coloro che non lo superano, che oggi sono circa il 12% degli studenti e vengono in maggioranza da scuole in aree più povere, frequenteranno un «liceo preparatorio» per un anno, prima di scegliere se proseguire gli studi. Questo istituto è una novità per il sistema scolastico francese e la sua organizzazione non è stata ancora ben definita. Attal ha detto che è stato concepito per evitare che gli studenti bocciati debbano ripetere l’ultimo anno delle medie, ma dato che la scuola dell’obbligo finisce a 16 anni, bocciare a un esame a pochi mesi dal compimento di questa età e dover seguire un anno di “corsi preparatori” potrebbe portare gli studenti ad abbandonare gli studi più frequentemente. In Italia ad esempio superare l’esame di terza media è necessario per accedere al liceo, ma i due anni successivi fanno ancora parte della scuola dell’obbligo e non c’è un esame da superare per accedere al terzo anno.

Il ministro Attal ha detto che è consapevole che questa riforma porterà a un aumento degli studenti bocciati, ma che questo «è un prezzo da pagare per aumentare il livello degli studenti».

La riforma include anche una revisione dei programmi della scuola elementare, che saranno d’ora in poi più standardizzati e l’apprendimento verrà valutato ogni anno o ogni sei mesi. Verrà inoltre inserito a partire dall’anno scolastico 2025-2026 un nuovo esame al penultimo anno di tutti i licei e istituti tecnici che servirà a valutare le competenze scientifiche degli studenti.