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  • Giovedì 16 novembre 2023

Il caso della lettera di bin Laden diffusa su TikTok

Fu pubblicata 20 anni fa ma se n'è tornati a parlare in relazione alla guerra a Gaza: il Guardian, che ne ospitava una traduzione, l'ha rimossa

Osama bin Laden (AP Photo/Mazhar Ali Khan, File)
Osama bin Laden (AP Photo/Mazhar Ali Khan, File)

Mercoledì il Guardian, uno dei principali giornali britannici, ha rimosso dal suo sito una lettera che Osama bin Laden, il fondatore del gruppo terroristico al Qaida, scrisse nel 2002 per incolpare gli Stati Uniti di vari crimini e giustificare in questo modo le azioni terroristiche del suo gruppo. Negli ultimi giorni il testo di questa lettera, rimasto online per più di vent’anni, si è diffuso sui social network, e in particolare su TikTok, dove molte persone l’hanno ricollegato alla guerra attualmente in corso nella Striscia di Gaza e l’hanno usato per condannare Israele, in molti casi senza nemmeno dire che la lettera era stata scritta da uno dei peggiori terroristi degli ultimi decenni.

Non è del tutto chiaro, però, quanto i video che parlano della lettera di bin Laden, intitolata “Letter to America”, si siano effettivamente diffusi, né quanto siano stati presi sul serio dalle persone che li hanno visti.

Nel 2002 il Guardian aveva pubblicato la “Letter to America” collegandola a un articolo di spiegazione in cui forniva il contesto su chi era bin Laden e su quali erano gli intenti della lettera, cioè di giustificare i passati attacchi terroristici di al Qaida e di minacciarne di nuovi.

Al Qaida, tra le altre cose, è il gruppo terroristico che mise in atto gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York e Washington, in cui morirono quasi 3mila persone, e compì numerosi altri attacchi terroristici in varie parti del mondo. bin Laden fu ucciso nel 2011 in un’operazione delle forze speciali statunitensi.

La lettera all’America di bin Laden è un lungo documento in cui il leader terrorista pretende di spiegare la ragione per cui organizzazioni come al Qaida attaccano l’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti. Gli argomenti di bin Laden fanno tutti parte della retorica che i gruppi islamisti utilizzano da decenni, secondo cui gli attentati terroristici sarebbero una mera risposta agli attacchi che l’Occidente porta avanti contro i musulmani di tutto il mondo. La lettera cita alcuni paesi in cui gli Stati Uniti hanno fatto operazioni militari, come la Somalia, e sostiene che l’Occidente abbia attaccato i paesi musulmani per impossessarsi delle loro ricchezze.

Cita anche motivazioni decisamente fanatiche, sostenendo per esempio che l’Occidente impedisca ai paesi musulmani di adottare la sharia, cioè la legge morale islamica che se interpretata in modo estremo e radicale, come nel caso di al Qaida, è fonte di discriminazione e oppressione. Tra le altre cose, bin Laden accusa l’Occidente di «fornicazione, omosessualità, uso di sostanze, gioco d’azzardo e prestare i soldi a interesse».

Una parte rilevante della lettera riguarda Israele e la Palestina, anche questo uno degli argomenti forti della retorica islamista. Bin Laden sostiene che «il sangue che sgorga dalla Palestina deve essere vendicato in maniera proporzionale», e accusa l’Occidente di essersi «arreso agli ebrei», aggiungendo numerosi pregiudizi antisemiti.

Questa lettera, che il Guardian aveva pubblicato come un documento storico, è stata ripresa sui social network come un documento politico e in alcuni casi perfino come un appello morale. Alcuni utenti di TikTok che ne hanno parlato hanno detto che, dopo aver letto la lettera di bin Laden, hanno «aperto gli occhi» sui crimini degli Stati Uniti e di Israele. Quasi nessuno citava il fatto che l’autore della lettera fosse il capo di un gruppo terroristico, o ne mostrava gli argomenti più problematici o fanatici.

Come spesso avviene con i social network però bisogna prendere questi fenomeni con le pinze. Anzitutto è piuttosto complicato capire davvero quanto i video che parlano di “Letter to America” si siano diffusi e quanto siano stati visti dagli utenti di TikTok e di altri social. Venerdì pomeriggio l’hashtag #lettertoamerica, usato da molti dei video che parlano della lettera, aveva accumulato 13 milioni di visualizzazioni: sono moltissime, ma sono relativamente poche per un social network come TikTok, in cui i video più visti hanno miliardi di visualizzazioni.

Non è inoltre possibile capire le intenzioni né di chi ha fatto i video né di chi li ha guardati. Se alcune persone hanno sicuramente pubblicato i video su “Letter to America” con l’intento di promuoverne il contenuto, altre potrebbero semplicemente aver approfittato di un trend che stava crescendo per racimolare visualizzazioni sul proprio canale, senza obiettivi politici particolari. Anche il fatto che un video abbia molte visualizzazioni non significa, ovviamente, che le persone che lo guardano siano d’accordo con il suo contenuto.

In ogni caso, la diffusione dei video che esaltavano “Letter to America” è stata sufficiente da mettere in allarme il Guardian, che ha notato un forte aumento delle visite alla pagina che ospitava il documento: la pagina è tuttora nell’elenco degli articoli più visti sul sito del giornale. Anche per questo il Guardian ha deciso di oscurarla, pubblicando al suo posto un messaggio in cui si dice che la lettera è stata rimossa il 15 novembre. Parlando con il Daily Beast, un portavoce del giornale ha detto che «la trascrizione pubblicata vent’anni fa è stata diffusa estesamente sui social media senza il suo contesto originale. Per questo abbiamo deciso di rimuoverla e di indirizzare i lettori sull’articolo che al tempo forniva il contesto».