• Mondo
  • Mercoledì 18 ottobre 2023

Le ipotesi sull’esplosione all’ospedale di Gaza, in ordine

Dall’analisi dei video circolati ne sono emerse due principali: un razzo palestinese o un missile israeliano di Iron Dome

Il luogo dell'esplosione all'ospedale al Ahli di Gaza. (AP Photo/Abed Khaled)
Il luogo dell'esplosione all'ospedale al Ahli di Gaza. (AP Photo/Abed Khaled)

A distanza di diverse ore dalla grossa esplosione che ha causato molti morti nell’ospedale di al Ahli, nella città di Gaza, non ci sono certezze su chi o cosa l’abbia causata.

Hamas ha accusato Israele, sostenendo che l’ospedale sia stato colpito in un bombardamento israeliano, mentre Israele ha dato la responsabilità al Jihad Islamico, gruppo radicale della Striscia di Gaza, dicendo che l’esplosione sarebbe stata causata da un razzo lanciato dalla Striscia. Diversi paesi a maggioranza musulmana hanno condiviso la posizione di Hamas e accusato Israele. Gli Stati Uniti, il principale alleato internazionale di Israele, hanno detto che in base alle informazioni attualmente in loro possesso ritengono che Israele non sia responsabile. Una portavoce della Casa Bianca ha detto che l’attuale valutazione del governo statunitense è «basata sull’analisi di immagini aeree, intercettazioni e informazioni open source», ma ha anche precisato che stanno continuando «a raccogliere informazioni» al riguardo.

Anche gli esperti di ricostruzione video, una figura che negli ultimi anni si è diffusa molto nelle redazioni dei principali quotidiani e centri di ricerca, non hanno una posizione univoca e si sono divisi sulle possibili cause dell’esplosione. Michael A. Horowitz, rispettato analista di cose militari per la società di consulenza mediorientale Le Beck International, ha fatto questa premessa alla sua analisi sull’esplosione: «Se pensate che esista una conclusione definitiva, sarete delusi». BBC Verify, una redazione composta da 60 giornalisti investigativi della BBC che si occupa specificamente di verificare la veridicità di notizie e dati, ha concluso che gli elementi certi a disposizione sull’esplosione – il suono e la dimensione – non permettono di stabilirne, e quindi per il momento nemmeno i responsabili.

Esistono però alcuni punti certi. Per esempio il fatto che una esplosione sia effettivamente avvenuta nell’area dell’ospedale di al Ahli, gestito da molti anni dalla Chiesa anglicana e situato in una zona centrale della città di Gaza. In un video diffuso sui social la cui autenticità è stata verificata da vari giornali internazionali, tra cui il New York Times e il Washington Post, si vede il momento in cui c’è un’improvvisa esplosione. Anche la tv Al Jazeera, che stava riprendendo in diretta il centro di Gaza, ha filmato una simile esplosione, ma da più lontano.

Diversi esperti di ricostruzione video già martedì sera erano riusciti a confermare che l’edificio dove era avvenuta l’esplosione era effettivamente l’ospedale al Ahli, e non una struttura vicina. L’analista Benjamin Pittet del collettivo Geoconfirmed, che collabora spesso col famoso sito di giornalismo investigativo Bellingcat, ha riconosciuto alcune strutture peculiari dell’ospedale nel video diffuso da Al Jazeera. E le ha evidenziate con quattro colori diversi. Anche le prime immagini scattate di giorno confermano che l’esplosione sia avvenuta nell’area dell’ospedale, per la precisione in un parcheggio.

Nessuno dei due video però mostra con chiarezza cosa abbia causato l’esplosione.

A detta di diversi esperti di ricostruzione video, il filmato più chiaro che mostra i momenti immediatamente precedenti all’esplosione proviene da Al Jazeera, e sembra una versione più definita del video circolato moltissimo sui social. Evan Hill, giornalista che lavora nella redazione di ricostruzione video del Washington Post, sostiene che il video mostri «l’intercettazione di un razzo, seguita da una piccola esplosione a terra a una certa distanza, seguita a sua volta da una esplosione più grande all’ospedale al Ahli».

L’interpretazione di Hill va spiegata. Ormai da anni i gruppi radicali palestinesi lanciano razzi più o meno sofisticati dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano. Dal 2011 Israele ha attivato un sistema di difesa anti-missile chiamato Iron Dome, che individua e intercetta i razzi che partono dalla Striscia di Gaza. Israele sostiene che l’anno scorso Iron Dome abbia intercettato il 97 per cento dei razzi lanciati dalla Striscia in primavera durante un ciclo di violenze e attacchi reciproci con il Jihad Islamico.

Iron Dome funziona con un sistema piuttosto sofisticato che calcola la traiettoria di un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza, e aggiusta in tempo reale la traiettoria del missile lanciato da Israele per intercettarlo. Iron Dome dispone anche di un rilevatore di calore che permette al missile di ricalibrare la propria traiettoria per individuare con più precisione il razzo.

La tecnologia dei razzi usati dai gruppi radicali palestinesi, cioè soprattutto Hamas e il Jihad Islamico, non è così sviluppata: i razzi vengono lanciati ma non vengono “guidati”, e atterrano dove capita. Al contempo però sono razzi più potenti rispetto a qualche anno fa: sia Hamas sia il Jihad Islamico hanno a disposizione razzi che possono colpire a decine di chilometri di distanza e con una discreta quantità di esplosivo. Sono più potenti rispetto ai Qassam, usati per anni soprattutto da Hamas, cioè razzi semi-artigianali che possono contenere al massimo 20 chili di esplosivo.

Riassumendo, gli elementi coinvolti in questa storia sono due: i razzi lanciati dai gruppi palestinesi e i missili di Iron Dome. Al momento le interpretazioni si dividono fra chi ritiene che l’esplosione sia stata causata da un razzo palestinese che abbia avuto un qualche malfunzionamento, e chi da un missile israeliano. Esiste poi una terza ipotesi: che cioè l’ospedale sia stato colpito dai detriti di un razzo palestinese intercettato da un missile israeliano. Nessuna delle tre è stata confermata ufficialmente, e vanno quindi prese con enorme cautela.

La prima ipotesi, cioè di un malfunzionamento di un razzo palestinese, è sostenuta da Israele ma anche da alcuni esperti di ricostruzione video, e sta diventando via via quella più accreditata. Oliver Alexander, che ha collaborato con vari giornali statunitensi, sostiene per esempio che nel video esteso di Al Jazeera si intraveda un razzo produrre un pennacchio di fumo poco prima di disintegrarsi. «Assomiglia più a un guasto al motore del razzo, che a un’intercettazione», ha scritto su Twitter.

Seguendo questa ipotesi, la prima piccola esplosione segnalata da Hill sarebbe stata causata da un detrito del razzo mentre la seconda, decisamente più grande, dal razzo vero e proprio.

Mercoledì mattina l’esercito israeliano ha aggiunto alcuni dettagli alla propria ricostruzione. L’esercito sostiene che il razzo sia stato lanciato da un cimitero nei pressi dell’ospedale, e che sia caduto nel parcheggio dell’ospedale per un malfunzionamento. L’esercito dice anche che il cratere causato dall’esplosione non è compatibile con le bombe che sgancia l’aeronautica israeliana durante un bombardamento. Non si dice nulla, però, di un possibile missile lanciato da Iron Dome.

Un’ipotesi circolata molto martedì, sostenuta soprattutto da un analista molto citato da altri analisti, sostiene proprio che l’esplosione sia stata causata da un errore di Iron Dome e del suo sistema di rilevazione del calore: insomma avrebbe scambiato l’ospedale e le sue fonti di energia per il motore di un razzo. Anche l’analista Justin Bronk, dell’istituto britannico Royal United Services Institute, sostiene che il suono dell’unico video verificato ricordi quello di un missile “lanciato”. Nelle ore successive però non sono emerse ulteriori conferme in questo senso.

La terza ipotesi, quella dei detriti, è circolata molto nelle ultime ore ma nessuno l’ha circostanziata meglio.

Oltre alla responsabilità dell’esplosione restano da chiarire diversi punti: per esempio perché l’esplosione sia stata così grande, tanto da essere notata a molta distanza. Su questo punto Bronk cita due ipotesi, entrambe collegate a un razzo palestinese. L’esplosione potrebbe essere stata ingigantita dal carburante del razzo stesso, che si era consumato poco o nulla perché il razzo era appena stato lanciato. Oppure nel parcheggio dell’ospedale era conservato del carburante, che avrebbe prodotto lo stesso effetto. Il cratere dell’impatto è stato individuato da Bellingcat sulla base di diversi video e foto disponibili, e molti esperti in queste ore lo stanno descrivendo come relativamente piccolo e non compatibile con quelli lasciati normalmente dai bombardamenti aerei.

L’esplosione ha procurato estesi danni all’ospedale. Diverse testimonianze raccontano dell’improvviso crollo del soffitto: «Stavamo lavorando nell’ospedale quando abbiamo sentito una forte esplosione e il soffitto è crollato in sala operatoria», ha raccontato Ghassan Abu Sittah, medico di Medici Senza Frontiere a Gaza. «All’inizio pensavamo che fosse un’esplosione di quelle che sentiamo sempre, non pensavamo fosse avvenuta nell’ospedale. Poi le persone hanno iniziato ad arrivare nel reparto di chirurgia gridando di salvarle, e dicendoci che c’erano feriti e morti», ha raccontato a Reuters un altro medico dell’ospedale, Fadl Naeem. «L’ospedale era pieno di cadaveri, feriti e parti di corpi».

Associated Press scrive di avere visto dei video girati all’interno dell’ospedale che mostrano il pavimento coperto di corpi, molti dei quali appartenevano a bambini, mentre le fiamme avvolgevano l’edificio. Anche Bellingcat parla di un video in cui si vedono almeno venti morti. Alcuni rappresentanti della Chiesa anglicana di Gerusalemme, che gestisce l’ospedale, hanno parlato con BBC e con il Guardian. Il canonico Richard Sewell ha detto che al momento dell’esplosione circa mille sfollati palestinesi si stavano rifugiando nello spazio del parcheggio, mentre il vescovo Hosam Naoum ha parlato di diverse migliaia di persone che avevano trovato rifugio in quei giorni nella struttura.

Rimane comunque una certa ambiguità sul numero totale delle vittime: ci sono testimonianze che parlano di moltissimi corpi ritrovati nei pressi dell’ospedale dopo l’esplosione, ma non è chiaro se i morti siano effettivamente 471, come detto dal ministero della Salute della Striscia, espresso da Hamas. Inizialmente Hamas aveva parlato di almeno 500 morti, ma l’analista militare Nathan Ruser dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) in una analisi preliminare aveva sostenuto che quella stima non fosse compatibile con i danni provocati dall’esplosione. Dubbi sul reale numero di morti sono stati sollevati anche da un funzionario di un servizio di intelligence europeo che parlando in forma anonima con l’agenzia di stampa AFP ha sostenuto che non ci fossero elementi per ipotizzare centinaia di morti, e che probabilmente le persone uccise siano tra le 10 e le 50 in tutto.

È possibile che nelle prossime ore e nei prossimi giorni avremo maggiori informazioni, mano a mano che più persone raggiungeranno il sito dell’esplosione e sarà disponibile un numero superiore di immagini rispetto a quelle circolate martedì sera.

Nella confusione e incertezza di martedì, fra l’altro, sono circolati diversi video, testimonianze e ricostruzioni piuttosto fuorvianti. L’account ufficiale dello stato di Israele, per esempio, a un certo punto aveva incluso in un tweet un video che sembrava mostrare il momento dell’esplosione, ma poco dopo l’ha rimosso: l’orario impresso nella registrazione (le 20) non combaciava con quello dell’esplosione, avvenuta poco prima delle 19:30 locali.

Anche un collaboratore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Hananya Naftali, poco dopo l’esplosione aveva twittato che la responsabilità era dell’esercito israeliano, poi aveva cancellato il tweet. Naftali è una specie di consulente per la comunicazione che pubblica decine di tweet sopra le righe al giorno, non ha un rapporto di lavoro così stretto con Netanyahu ed è improbabile insomma che fosse a conoscenza di una eventuale responsabilità israeliana già nei primi minuti dopo l’esplosione.

Israele ha poi pubblicato quella che sostiene essere un’intercettazione telefonica tra due miliziani di Hamas che ammettono che il razzo fosse del Jihad Islamico. Non ci sono però conferme indipendenti che sia autentico, e l’indagine di BBC non ha trovato elementi per provare la sua veridicità.

Infine, martedì sera era circolata molto su Twitter la presunta testimonianza di una certa Farida Khan, che si definiva una giornalista di Al Jazeera e affermava di aver visto un razzo di Hamas atterrare sull’ospedale. Al Jazeera ha smentito qualsiasi collegamento con questo account, che nella notte è stato cancellato.