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  • Martedì 10 ottobre 2023

I massacri di civili nei kibbutz di Be’eri e Kfar Azza

Stanno emergendo racconti e immagini delle enormi violenze compiute da Hamas nelle due comunità vicine alla Striscia di Gaza

Soldati israeliani accanto ai corpi degli israeliani uccisi dai militanti di Hamas nel kibbutz Kfar Azza (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
Soldati israeliani accanto ai corpi degli israeliani uccisi dai militanti di Hamas nel kibbutz Kfar Azza (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
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I kibbutz sono piccole comunità ebraiche egalitarie, nate soprattutto prima e dopo la Seconda guerra mondiale come comunità di agricoltori fondate su principi socialisti e che poi si sono evolute con il tempo. In quello di Be’eri, che si trova a pochissimi chilometri dalla Striscia di Gaza ed era abitato da circa un migliaio di persone, e in quello vicino di Kfar Azza, fondato nel 1951 e abitato da poco meno di 800 persone, ci sono stati alcuni dei peggiori massacri di civili israeliani compiuti dai miliziani di Hamas a partire dalle prime ore di sabato mattina.

Secondo i volontari del servizio di emergenza israeliano Zaka, che in questi giorni sono stati i primi ad arrivare nelle cittadine israeliane attaccate, a Be’eri sono stati uccisi almeno 108 israeliani: gran parte era residente del kibbutz, alcuni erano soldati israeliani. Altre persone sono state prese in ostaggio e portate via, come si vede da alcuni video: si sospetta che tra loro ci sia l’attivista pacifista israelo-canadese Vivian Silver, che ha 74 anni, vive a Be’eri e per anni ha lavorato a iniziative per la mediazione e la pace.

Non è invece ancora chiaro quante persone siano state uccise o rapite a Kfar Azza: diversi giornalisti che sono stati portati dall’esercito israeliano a visitare il kibbutz hanno detto di aver visto mucchi di corpi di civili israeliani e miliziani di Hamas ancora a terra, oltre a case bruciate e auto date alle fiamme. Bel Trew, affidabile giornalista che si occupa da anni di Medio Oriente, ha scritto: «Si sente l’odore di morte».

Il generale israeliano Itai Veruv, che era presente sul posto insieme al gruppo di giornalisti, ha detto: «Abbiamo visto bambini, madri e padri nascondersi nelle proprie camere da letto e venire uccisi dai terroristi. Questo non è un campo di battaglia: è un massacro». La giornalista del canale israeliano i24News Nicole Zedeck, in un video dal kibbutz circolato molto sui social media, ha riferito che i soldati israeliani le hanno detto di aver visto «bambini con le teste mozzate» e «famiglie intere uccise nei propri letti»: sono informazioni che vanno prese con cautela, che non arrivano da una testimonianza diretta della giornalista ma da quello che le è stato riferito dall’esercito israeliano. In ogni caso alcune foto di persone uccise nelle loro case sono circolate in diversi canali Telegram.

Be’eri è stata una delle prime comunità colpite da Hamas sabato mattina, attorno alle 7, dopo che i miliziani erano riusciti a superare la barriera che separa la Striscia di Gaza da Israele.

Secondo le ricostruzioni, basate sulle testimonianze dei residenti sopravvissuti e dai video raccolti e verificati da varie testate giornalistiche, un numero non meglio precisato di miliziani è arrivato su motociclette e automobili, ha ucciso il personale di sicurezza che pattugliava l’ingresso del kibbutz e ha cominciato a entrare in ciascuna casa sparando ai residenti e dando fuoco alle abitazioni. Molte persone sono rimaste intrappolate nelle loro case per ore, aspettando che i miliziani lasciassero il kibbutz: secondo il Times of Israel, Hamas ha avuto il pieno controllo di Be’eri per 17 ore.

Domenica i sopravvissuti sono stati trasferiti da Be’eri a un hotel sul mar Morto trasformato in un rifugio. Gli ultimi combattimenti tra forze israeliane e miliziani di Hamas a Be’eri si sono tenuti nella notte tra domenica e lunedì.

Un’auto carbonizzata all’ingresso di Be’eri (South First Responders)

Varie foto e video recuperate dal gruppo “South First Responders”, un gruppo di soccorritori israeliani che sta andando nelle varie città e kibbutz attaccati, mostrano le violenze compiute in molti casi contro civili.

In uno dei video pubblicati si vedono alcuni miliziani che tirano fuori tre corpi da un’auto per poi salire a bordo e andarsene. In altri si vedono miliziani armati che sequestrano cinque civili israeliani vicino a un incrocio, tenendo le loro mani legate dietro alla schiena e spingendoli lungo la strada a piedi scalzi, puntando contro delle armi automatiche. Un altro video, pubblicato a pochi minuti di distanza, mostra i corpi di quattro dei cinque civili a terra.

Cadaveri a terra per le strade di Be’eri (South First Responders)

«Sono corso fuori dal soggiorno fino al balcone, sono saltato tra i cespugli e mi sono nascosto lì», ha raccontato ad Haaretz il presidente del kibbutz Amit Shalvi, di 70 anni. Avendo lasciato in casa il cellulare, è rimasto per ore fermo nei cespugli in attesa che arrivassero i soccorsi. «Andavano in giro per Be’eri come se fosse casa loro», ha raccontato un altro sopravvissuto, Haim Jelin. «Hanno sparato indiscriminatamente, hanno rapito chiunque potevano, hanno bruciato le case delle persone in modo che dovessero scappare dalla finestra, dove li stavano aspettando».

Anche dal kibbutz di Kfar Azza sono arrivate testimonianze molto forti. I volontari di South First Responders hanno pubblicato foto e video in cui si vedono i cadaveri di civili uccisi e riversi sui pavimenti delle proprie case (tre foto molto forti si possono vedere qui: attenzione, mostrano civili nelle proprie case). Altre immagini mostrano corpi abbandonati di fianco a delle auto: alcuni sono stati uccisi mentre cercavano di scappare, altri – come mostrano i video delle telecamere sui parabrezza e diffusi dai volontari di South First Responders – sono stati uccisi mentre erano alla guida, e poi i cadaveri trascinati fuori dai miliziani.

In un video pubblicato martedì pomeriggio su X (ex Twitter) dalla giornalista Bel Trew si vede come nelle strade del kibbutz ci siano ancora alcuni cadaveri.

Sempre martedì il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato su X un video in cui il giornalista Anshel Pfeffer mostra la situazione a Kfar Azza dopo l’attacco di Hamas: «Molte case sono state completamente distrutte», dice, aggiungendo che si pensa ci siano almeno 100 morti. Verso la fine del video si sente un’esplosione.

Altri 18 kibbutz e un moshav vicini al confine con la Striscia di Gaza sono stati attaccati durante il fine settimana (il moshav è un altro tipo di comunità agricola cooperativa costituita da singole fattorie, istituita dai sionisti socialisti durante la seconda ondata di immigrazione ebraica all’inizio del Ventesimo secolo). È quindi probabile che nei prossimi giorni saranno condivise nuove testimonianze di violenze compiute in altri posti, come Mefalsim, Nahal Oz, Nir Am e Gvulot, da cui non sono state ancora condivise molte notizie.

– Leggi anche: Le violenze e i sequestri a Sderot

In totale, in base a ciò che si sa al momento, i miliziani di Hamas hanno ucciso più di un migliaio tra civili e militari israeliani, prendendo in ostaggio più di 150 tra israeliani e stranieri. Il numero dei miliziani che hanno partecipato all’attacco sembra essere maggiore di quanto inizialmente ipotizzato: solo quelli uccisi sono 1.500, ha detto Israele. I palestinesi uccisi finora sono invece 830, ma il numero salirà molto nelle prossime ore e nei prossimi giorni, visti gli intensi bombardamenti di Israele in corso sulla Striscia.

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