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  • Martedì 26 settembre 2023

“Quelli che il calcio” cambiò il racconto del calcio in TV

Lo fece mescolando varietà, cronaca sportiva e comicità: la prima puntata andò in onda 30 anni fa

di Pietro Cabrio

Lo studio di "Quelli che il calcio" nel 2001 al Centro di produzione Rai di Milano (ANSA)
Lo studio di "Quelli che il calcio" nel 2001 al Centro di produzione Rai di Milano (ANSA)
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Alle 14:25 del 26 settembre del 1993, una domenica, cominciò su Rai 3 la prima puntata di Quelli che il calcio, un varietà televisivo che nacque in modo del tutto sperimentale, senza riferimenti e quasi alla cieca, ma che in poco tempo riuscì a diventare una delle trasmissioni più viste e riconoscibili della televisione italiana.

Il programma fu ideato da Angelo Guglielmi, storico direttore di Rai 3 che negli anni in cui fu in carica (dal 1987 al 1994) contribuì a formare l’identità del terzo canale Rai, il più giovane, quello ritenuto alternativo e di nicchia. Per la conduzione di Quelli che il calcio — nome che si ispirava a una canzone del 1975 di Enzo Jannacci, poi sigla delle prime edizioni in versioni rivisitate — Guglielmi pensò inizialmente a Dario Fo, all’epoca sessantenne e autore di una lunghissima produzione artistica e letteraria che nel 1997 gli avrebbe fatto vincere il premio Nobel per la letteratura.

Fo era stato preso in considerazione perché la trasmissione doveva essere a metà tra la cronaca calcistica della cosiddetta “domenica di campionato” e un tradizionale programma televisivo della domenica pomeriggio, ma di Rai 3, quindi con elementi di attualità, cultura e spettacolo. Al colloquio con gli autori del programma, tuttavia, Fo rifiutò l’offerta (secondo il giornalista Marino Bartoletti, autore e poi co-conduttore, la moglie Franca Rame disse: «Il mio Dario una stronzata così non la farà mai»).

La scelta per la conduzione andò quindi su Fabio Fazio, non ancora trentenne ma già da alcuni anni conduttore di programmi per ragazzi. Fu una scelta fatta da Bartoletti e dall’allora capo struttura della Rai Bruno Voglino che però inizialmente non piacque a Guglielmi, come rivelò anni dopo Bartoletti. Prima di dare il via libera, il direttore di Rai 3 avvisò entrambi: «Ve ne assumete tutta tutta la responsabilità perché secondo me questo Fazio “non buca”».

L’idea della trasmissione rimase invece la stessa. La Rai non aveva i diritti per trasmettere le partite in diretta, quindi il racconto della giornata di campionato era affidato ai commenti degli inviati dagli stadi e agli ospiti che guardavano le partite dallo studio.

Per le prime stagioni vennero coinvolti nel racconto delle partite — all’epoca ancora concentrate tutte la domenica pomeriggio — le voci storiche del programma radiofonico Tutto il calcio minuto per minuto, come Nando Martellini e Sandro Ciotti, che avevano raccontato il calcio al paese quando il calcio in televisione non esisteva. Successivamente il loro ruolo da inviati fu dato a semplici personaggi dello spettacolo senza grandi conoscenze calcistiche, anche se Tutto il calcio minuto per minuto continuò a essere un riferimento nei momenti più significativi, che già nei primi dieci anni furono tanti: gli Scudetti consecutivi delle due squadre romane, quello all’ultima giornata del Milan allenato da Alberto Zaccheroni nel 1999 e quello del famoso 5 maggio 2002 perso dall’Inter e vinto dalla Juventus.

Tra le cronache dagli stadi senza immagini delle partite, ma con inquadrature delle tribune stampa e del pubblico sugli spalti, intervenivano gli ospiti in studio invitati in base al loro tifo calcistico, e gli inviati mandati in giro per l’Italia a raccontare in modo semiserio gli eventi più disparati, che a volte non erano nemmeno eventi. Ne venne fuori un programma a prima vista caotico che permetteva a tutti di seguire le partite, ma in mezzo a un sacco di altre cose che potevano intrattenere anche il pubblico senza particolare interessi nei confronti del campionato.

Il racconto calcistico era inoltre affidato solo in piccola parte ai giornalisti specializzati, che peraltro in studio erano soltanto due: nei primi anni furono Bartoletti e Carlo Sassi, che era stato uno dei creatori della cosiddetta moviola alla Domenica Sportiva condotta da Enzo Tortora. Sassi raccontò poi in un’intervista: «A dire la verità, venendo dalla Domenica Sportiva, ero perplesso riguardo alla mia presenza in una trasmissione così innovativa. Quanto a Fazio, si era fatto conoscere come conduttore di programmi per ragazzi, ma tenere il timone di un programma pomeridiano domenicale, con in più la sacralità del campionato da rispettare, sembrava un grosso azzardo. Invece alla terza puntata andai da lui e gli dissi: mi scuso, perché non credevo fossi così bravo».

Lo stesso Fazio era al corrente della fragilità della trasmissione: «Era un programma nato senza nessuna speranza. Rai 3 in quegli anni la domenica pomeriggio faceva un ascolto del 5-6 per cento» disse in uno speciale Rai dedicato alla storia di Quelli che il calcio, che invece funzionò fin da subito. La sua popolarità aumentò di anno in anno, anche cambiando molto tra una stagione e l’altra, fino al passaggio su Rai 2 tra il 1998 e il 1999, cosa che sancì il successo definitivo con punte di massime di oltre 7 milioni di telespettatori.

A trent’anni di distanza dalla prima stagione, Quelli che il calcio è ricordato anche per i suoi tanti interpreti, alcuni arrivati già famosi, altri ancora sconosciuti. I comici Teo Teocoli e Anna Marchesini, per esempio, furono per anni una presenza fissa del programma con i loro personaggi, così come lo furono il tifoso juventino Idris, Paolo Brosio, la tifosa laziale Suor Paola e Peter Van Wood, che in Italia si era fatto conoscere già negli anni Cinquanta, come musicista. A Quelli che il calcio Van Wood fu soprattutto il presidente dell’Atletico Van Goof, una vera squadra di calcio del bolognese che fu “adottata” dal programma. A iniziative come queste ne seguirono poi tante altre, come quella che coinvolse un gruppo di calciatori ed ex calciatori, “allenati” da Gigi Maifredi, per riprodurre dal vivo i gol segnati dalle squadre di Serie A.

Tra il 2000 e il 2001 il programma cambiò conduttore per la prima volta. Fazio proseguì la sua carriera in Rai diventando autore e conduttore di Che tempo che fa e il suo posto fu preso per i successivi dieci anni da Simona Ventura. In quel periodo il programma continuò ad avere un certo successo ma iniziò anche a fare i conti con i cambiamenti in atto nel mondo del calcio. La programmazione delle giornate di campionato si fece infatti sempre più frastagliata per via delle esigenze delle televisioni che trasmettevano le partite a pagamento, in orari e giorni sempre diversi, e più raramente in contemporanea.

La parte calcistica di Quelli che il calcio diminuì quindi sempre di più fino a farlo diventare un varietà quasi scollegato dal calcio giocato. Le partite però erano sempre state al centro del programma, anche se in modo non così appariscente, e la loro diminuzione contribuì a snaturare l’idea alla base del format. Dopo Ventura lo condussero Victoria Cabello, Nicola Savino, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Mia Ceran, con ascolti e rilevanza sempre più bassi fino alla chiusura definitiva nel 2021.

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