• Libri
  • Giovedì 13 ottobre 2016

La morte di Dario Fo

Lo scrittore, drammaturgo, regista e moltissime cose insieme aveva 90 anni, nel 1997 aveva vinto il premio Nobel per la Letteratura

Dario Fo nel 1968 (ANSA-DPA)
Dario Fo nel 1968 (ANSA-DPA)

Dario Fo è morto giovedì 13 ottobre all’ospedale Sacco di Milano, dove – come ha scritto il Corriere della Sera – era ricoverato da 12 giorni per problemi respiratori. Fo, che aveva 90 anni ed era nato a Sangiano, in provincia di Varese, nel corso della sua vita era stato moltissime cose: scrittore, drammaturgo e regista, attore e scenografo, attivista politico e pittore, e nel 1997 aveva vinto il premio Nobel per la letteratura.

Fo vinse il Nobel per la letteratura – in modo inaspettato – con la motivazione: «Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi». La notizia della vincita del premio arrivò a Fo mentre si trovava in automobile con la cantante e showgirl Ambra Angiolini per girare una puntata di Milano/Roma, un programma di interviste registrate in macchina sull’autostrada che collega le due città.

Per cosa è famoso Dario Fo

Nel 1954 Dario Fo sposò Franca Rame, con cui ebbe un figlio nel 1955, l’attore Jacopo Fo. Rimasero insieme per quasi sessant’anni, fino alla morte di lei nel 2013, lavorando e condividendo l’impegno civile e quello lavorativo: a Dario Fo era dedicato un ultimo post di Franca Rame pubblicato nel suo blog sul Fatto Quotidiano. Nel suo discorso di ringraziamento pronunciato dopo aver ricevuto il premio, Fo disse: «Permettete che io dedichi una buona metà della medaglia che mi offrite a Franca. Franca Rame, la mia compagna di vita e d’arte che Voi, Membri dell’Accademia, ricordate nella motivazione del premio come attrice e autrice, che con me ha scritto più di un testo del nostro teatro».

Prima di iniziare a lavorare in teatro, Fo studiò all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Nel 1950 cominciò a lavorare per la RAI come attore e autore di testi satirici. Franca Rame e Dario Fo iniziarono a lavorare insieme nel 1958 fondando la “Compagnia Dario Fo-Franca Rame”: lui era il regista e il drammaturgo del gruppo, lei la prima attrice e l’amministratrice. Durante il 1968, sempre insieme, decisero di fondare il collettivo “Nuova Scena” dal quale si separarono «per divergenze politico-ideologiche». Questo portò alla nascita di un altro gruppo di lavoro: “La Comune”, celebre per gli spettacoli di satira e critica politica che mise in scena, come Morte accidentale di un anarchico e Non si paga, non si paga!.

Nel 1969 Dario Fo portò per la prima volta in scena Mistero buffo, che divenne poi la sua opera più famosa: Fo era l’unico attore in scena e recitava – rielaborandoli – testi antichi in un linguaggio teatrale che mescolava lingue e dialetti. Questo linguaggio inventato si chiama grammelot ed è fatto di onomatopee e parole prive di significato che imitano il ritmo e l’intonazione di linguaggi esistenti: nel caso di Fo era una mescolanza dei dialetti della pianura padana. Comunque si fa prima ad ascoltarlo che a spiegarlo.

Negli anni Settanta e Ottanta, oltre che nella produzione artistica, Fo era impegnato nell’attivismo politico di sinistra e negli anni Novanta fu tra i difensori – con un’opera portata in teatro – degli ex membri di Lotta Continua accusati dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi: Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi. Nel 1973 Franca Rame fu rapita da un gruppo di estrema destra dal quale subì, come lei stessa ricordò, «ogni tipo di violenza», come forma di ritorsione per l’impegno suo e del marito. La compagnia teatrale Fo-Rame subì anche altre minacce e fu protagonista di numerosi processi per via di Morte accidentale di un anarchico.

Morte accidentale di un anarchico, messa in scena per la prima volta il 5 dicembre 1970 a Varese, è una delle opere di impegno politico di quel periodo. L’opera, una farsa, era ispirata alla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, che il 15 dicembre 1969 precipitò da una finestra del quarto piano della questura di Milano, dove si trovava per via delle indagini relative alla Strage di Piazza Fontana. Il titolo dell’opera di Fo è ironico perché la tesi dello spettacolo è che Pinelli non sia morto per un incidente, ma sia stato ucciso. A causa del rischio di subire dei processi per via dello spettacolo, Fo decise di fare dei cambiamenti al testo di Morte accidentale di un anarchico: spostò l’ambientazione dell’opera negli Stati Uniti, nella New York degli anni Venti, dove accadde un fatto di cronaca simile alla morte di Pinelli. Il 3 maggio 1920 l’anarchico italiano Andrea Salsedo morì cadendo dal quattordicesimo piano del Park Row Building, dove erano siti gli uffici dell’Fbi.

Negli anni alcuni critici e gli avversari politici di Fo gli hanno anche rimproverato che durante la Seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si arruolò come volontario nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. Fo, che nel 1943 aveva 17 anni, ammise che i fatti si fossero svolti in questo modo e disse di essersi arruolato in quanto «italiano» e non in quanto «fascista» e per non essere deportato in Germania.

Dalla fine degli anni Novanta si è molto impegnato nella critica di Silvio Berlusconi, sul quale ha scritto le opere satiriche Ubu rois, Ubu bas e L’Anomalo Bicefalo, l’ultima con Rame che interpretava Veronica Lario mentre Fo Berlusconi.

Nel 2006 Fo partecipò alle elezioni primarie del centrosinistra per la nomina del candidato a sindaco di Milano. Ottenne il 23,3 per cento dei voti e arrivò secondo, dopo Bruno Ferrante, che però poi perse le elezioni municipali: fu eletta Letizia Moratti. Negli ultimi anni Fo ha sostenuto il Movimento 5 Stelle e con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio scrisse il libro Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 Stelle pubblicato dalla casa editrice Chiarelettere nel 2013. Nello stesso anno Grillo propose Fo come Presidente della Repubblica, dopo Giorgio Napolitano. Nel 2007 invece Fo partecipò come personaggio e voce narrante a un documentario cospirazionista sull’attentato terroristico dell’11 settembre 2001, Zero. Inchiesta sull’11 settembre.

Una delle sue ultime apparizioni televisive è stata durante il programma Le invasioni barbariche su La7 nel 2014: in quell’occasione duettò con Mika (suo grande fan) cantando “Ho visto un re”, una canzone da lui scritta per Enzo Jannacci, e “The origin of love”.