Le foto di Franca Rame

Aveva 84 anni, era stata attrice teatrale, attivista femminista e senatrice

©lapresse
archivio storico
spettacolo
teatro
anno 1957
Franca Rame
nella foto: Franca Rame a Saint-Vincent dopo aver terminato le riprese del film "Cocco di mamma"
BUSTA: 6558
©lapresse archivio storico spettacolo teatro anno 1957 Franca Rame nella foto: Franca Rame a Saint-Vincent dopo aver terminato le riprese del film "Cocco di mamma" BUSTA: 6558

È morta a Milano Franca Rame, attrice teatrale, attivista femminista ed ex senatrice: aveva 84 anni. Franca Rame era malata da tempo: il 19 aprile dell’anno scorso aveva avuto un ictus ed era stata ricoverata d’urgenza al Policlinico di Milano.

Nata a Parabiago, in provincia di Milano, in una famiglia con antiche tradizioni teatrali, Franca Rame iniziò a lavorare giovanissima nel campo dello spettacolo. Nel 1954 sposò Dario Fo da cui ebbe un figlio nel 1955. Rimasero insieme per quasi sessant’anni, lavorando e condividendo l’impegno civile e quello lavorativo: a Dario Fo è dedicato l’ultimo post di Franca Rame pubblicato nel suo blog sul Fatto Quotidiano. Franca Rame e Dario Fo iniziarono a lavorare insieme nel 1958 fondando la “Compagnia Dario Fo-Franca Rame”: lui era il regista e il drammaturgo del gruppo, lei la prima attrice e l’amministratrice.
Durante il 1968, sempre insieme, decisero di fondare il collettivo “Nuova Scena” dal quale si separarono «per divergenze politico-ideologiche». Questo portò alla nascita di un altro gruppo di lavoro: “La Comune”, celebre per gli spettacoli di satira e critica politica che mise in scena, come “Morte accidentale di un anarchico” e “Non si paga! Non si paga”. Franca Rame recitò anche in alcuni film: “Lo sai che i papaveri” di Marcello Marchesi e “Lo Svitato” di Carlo Lizzani.

Nel 1971 Franca Rame sottoscrisse la lettera aperta pubblicata sul settimanale “L’Espresso” sul caso Pinelli, l’anarchico morto a Milano dopo essere precipitato dagli uffici della Questura. Il suo impegno maggiore fu però a partire dalla fine degli anni Settanta, quando decise di aderire e partecipare attivamente al movimento femminista italiano, iniziando anche a interpretare testi teatrali composti da lei. A causa della sua militanza, nel marzo del 1973 fu rapita da un gruppo di estrema destra dal quale subì, come lei stessa ricordò, «ogni tipo di violenza». Il procedimento penale giunse a sentenza definitiva solo 25 anni dopo e il reato venne prescritto. Da quell’esperienza nel 1981 nacque un lavoro: «Lo stupro», recitato in diretta televisiva durante una puntata di “Fantastico”.

Il video del monologo “Lo Stupro”

Franca Rame fu impegnata sul fronte dei diritti civili, anche negli ultimi anni, partecipando e dando il proprio appoggio a numerose battaglie: quella delle vittime dell’uranio impoverito o, a fianco dei “No Dal Molin” contro la realizzazione della base americana a Vicenza. Fu anche senatrice dal 2006 al 2008: fu eletta in Piemonte con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e da lui venne proposta per la presidenza della Repubblica (ricevette 24 voti). Franca Rame si dimise prima della fine della legislatura, spiegando la sua decisione con una lettera.

Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso, senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco.
Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a un dovere di servizio, in base al quale ha senso esserci, se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà. Ciò, nel mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.

E’ stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato.