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  • Domenica 24 settembre 2023

Il canale televisivo che in Israele fomenta l’estrema destra

Negli ultimi anni il Canale 14 è diventato uno dei più seguiti: oggi è l'organo di propaganda informale del governo Netanyahu

Il logo di Channel 14, dalla sua pagina YouTube
Il logo di Channel 14, dalla sua pagina YouTube
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Negli ultimi mesi in Israele ha guadagnato sempre più influenza un canale televisivo che fino a pochi anni fa era piuttosto marginale nel panorama mediatico nazionale. Si chiama 14 ערוץ, Canale 14, ed è noto per le sue posizioni radicali e molto vicine all’estrema destra israeliana. Negli ultimi anni il suo pubblico è molto aumentato, in concomitanza con la crescente polarizzazione del dibattito politico in Israele, dove è al governo l’esecutivo più di destra della storia del paese, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu.

Canale 14 è nato meno di dieci anni fa come piccolo canale di nicchia di divulgazione della cultura ebraica, e si è spostato fin da subito su temi politici: oggi è uno dei canali privati più seguiti in Israele, e per via dei suoi contenuti e del suo stile è considerato quasi un organo di propaganda dello stesso Netanyahu. La polarizzazione del dibattito politico in Israele è aumentata anche a seguito della grave crisi politica innescata dalla riforma del sistema giudiziario proposta dal governo, che ha provocato enormi proteste da parte dell’opposizione e della società civile.

In diverse occasioni ospiti e giornalisti di Canale 14 hanno ricalcato in maniera esplicita le posizioni del primo ministro e dei partiti di estrema destra e ultraortodossi che lo sostengono. Poco tempo fa un analista ha definito i giudici della Corte suprema israeliana un gruppo intenzionato a «stabilire un’oligarchia fascista»: la Corte ha posizioni molto critiche sulla riforma della giustizia, che vuole toglierle poteri per affidarli al governo e che è considerata da molti un pericolo per la democrazia, perché di fatto elimina ogni contrappeso al potere del governo in carica (Israele non ha una Costituzione e la Corte suprema rappresenta un importante contrappeso al potere del governo).

Nel corso dei programmi trasmessi da Canale 14 la magistratura è stata accusata di voler attuare una persecuzione politica nei confronti del governo, le estesissime proteste in corso in Israele contro la riforma sono state raccontate come una pericolosa azione sovversiva ed è stato dato spazio a varie teorie del complotto, compresa quella secondo cui le proteste sarebbero state finanziate e sostenute dalla CIA, l’agenzia d’intelligence degli Stati Uniti. Più in generale giornalisti e giornaliste di Canale 14 hanno apertamente rivendicato di avere posizioni di destra e vicine a quelle del governo: Tehilla Shwartz Altshuler, del centro di ricerca israeliano Israel Democracy Institute, ha descritto la programmazione del canale come «molto unilaterale», in cui «non c’è nemmeno la pretesa di essere equilibrati: non c’è alcuna dedizione ai fatti e non ci si scusa per le bugie».

È da un paio d’anni che il canale ha guadagnato visibilità e influenza, ma negli ultimi mesi i dati sugli ascolti ascolti sono saliti moltissimo, arrivando in alcuni casi a superare quelli dei principali canali statali.

– Leggi anche: In Israele non se ne esce

Canale 14 nacque nel 2014 con il nome di Canale 20, vincendo un bando del governo israeliano per creare un “Canale del patrimonio ebraico”. Da allora il principale azionista del canale è Yitzchak Mirilashvili, un miliardario imprenditore israeliano di origini russe e tra i co-fondatori di VKontakte, il principale social network russo. Il padre di Mirilashvili, Michael, è un miliardario ebreo russo considerato molto vicino a Netanyahu.

Al momento della sua fondazione il canale, di divulgazione culturale, non era autorizzato dalle norme in vigore a mandare in onda telegiornali e notiziari, cosa che però tentò di fare fin da subito, ricevendo per questo sanzioni da parte delle autorità. Nel 2016 il canale ottenne infine la licenza per trasmettere notiziari: già allora sui giornali locali Canale 14 veniva soprannominato “la Fox News d’Israele” (Fox News è una delle reti più conservatrici degli Stati Uniti, molto vicina alle posizioni dell’ex presidente Donald Trump).

Un primo momento di svolta per la crescita del canale e del suo pubblico arrivò nel 2018, quando la Knesset, il parlamento israeliano, approvò alcune norme per cui al canale fu permesso di trasmettere notiziari e programmi politici senza limiti di tempo. Il secondo momento di svolta, nel 2021, fu reso possibile invece dai mezzi economici di Mirilashvili, che acquistò con l’equivalente di oltre 1 milione di euro i diritti di trasmissione dei suoi programmi su canale 14 anziché sul canale 20 della televisione commerciale, da cui l’attuale nome Canale 14. La nuova collocazione del canale lo avvicinò a canali molto seguiti come l’11, il 12 e il 13, dando ai programmi trasmessi un pubblico più esteso e una credibilità maggiore.

Fin da subito Canale 14 si è rivolto a un pubblico conservatore e tradizionalista: ebrei ultraortodossi, elettori di Netanyahu, coloni che occupano i Territori palestinesi in Cisgiordania, tra gli altri. La vicinanza a un pubblico tradizionalista è stata creata anche attraverso scelte editoriali molto concrete: diversamente da molti altri canali televisivi israeliani, infatti, Canale 14 non trasmette i propri programmi durante lo Shabbat, il giorno sacro per le persone di religione ebraica.

Benjamin Netanyahu (AP Photo/Bernat Armangue)

Secondo dati citati dal Times of Israel, nel corso di questi nove anni il pubblico di religione ebraica del canale è passato dall’essere meno dell’1 per cento del totale a oltre il 7. I momenti in cui il canale sembra essere più seguito sono quelli in cui tratta gli argomenti politici e le notizie più divisive e discusse, per esempio quelle relative al conflitto con i palestinesi. Il programma più seguito del canale si chiama I patrioti, un talk show in diretta con ospiti e giornalisti che commentano l’attualità.

Nel corso degli ultimi mesi lo stile di Canale 14 ha attirato parecchie attenzioni. Lo scorso giugno, per esempio, tra gli ospiti invitati durante una delle trasmissioni c’era il rabbino Amnon Yitzhak, che ha accusato falsamente i fondatori del partito socialista Mapai, che dominò la prima metà della storia politica israeliana ed è considerato il precursore dell’attuale partito Laburista, di aver contribuito a deportare gli ebrei nei campi di concentramento nazisti.

Circa un anno fa il canale è poi stato accusato di aver proposto ad alcuni esponenti del Likud, il partito di Netanyahu, una copertura positiva e favorevole in cambio di soldi. In un’altra occasione un servizio andato in onda sul canale fu molto criticato per aver invitato gli ascoltatori a «gioire», citando un verso biblico, per la morte del politico arabo israeliano Said al Harumi, accusandolo di essere un sostenitore dei «terroristi» palestinesi. In un’altra occasione ancora un giornalista del canale si è lamentato in diretta per la mancanza di morti in un attacco armato contro una città abitata da arabi israeliani.

Parte del successo guadagnato dal canale è dovuto anche alla promozione che ne fanno alcuni politici di destra. Shuki Tausig, del magazine progressista israeliano The Seventh Eye, ha detto al Times of Israel che il canale riceve una «promozione pazzesca» sui social da parte di Netanyahu e dei suoi ministri. Canale 14 è inoltre uno dei pochi canali israeliani a cui Netanyahu accetta di dare interviste: secondo uno studio di Seventh Eye da ottobre a oggi ne ha date già 14. In molti altri casi Netanyahu si è rifiutato di dare interviste a canali televisivi israeliani, sostenendo che i media avessero messo in atto una persecuzione politica nei suoi confronti.

Ricalcando questa retorica, Canale 14 si è presentato come un’alternativa originale e credibile a un panorama mediatico di sinistra descritto come eccessivamente uniforme e conformista. Orly Goldklang, vicedirettrice del giornale conservatore Makor Rishonha detto che Canale 14 ha soddisfatto una «reale sete di alternative mediatiche» ai canali e alle reti mainstream. Secondo lei questo bisogno sarebbe stato soddisfatto proprio durante le proteste contro la riforma del sistema giudiziario, quando a parte Canale 14, che era favorevole al governo, «tutto il resto in TV era a favore delle proteste».