Come sarà il festival di Venezia in mezzo allo sciopero degli attori di Hollywood

Nonostante un accordo con gli studios sembri lontano le facce famose ci saranno comunque, grazie ai film indipendenti

(Andreas Rentz/Getty Images)
(Andreas Rentz/Getty Images)

Nelle ultime settimane non ci sono stati grandi progressi per quanto riguarda le trattative tra gli studios e gli sceneggiatori e gli attori di Hollywood, e non è stato raggiunto un accordo che consentisse la fine dei due scioperi. Al momento continuano i picchetti quotidiani davanti alle sedi dei grandi studi di produzione e delle maggiori piattaforme di streaming. L’unica proposta di soluzione arrivata dai produttori la scorsa settimana è stata giudicata insufficiente dagli sceneggiatori, e tutto rimane in stallo quando sta per iniziare la Mostra del cinema di Venezia, che comincerà domani, mercoledì 30 agosto, e si concluderà sabato 9 settembre.

Lo sciopero di sceneggiatori e attori significa non solo che non vengono scritti nuovi copioni e che quelli già fatti non vengono recitati, ma anche che attori e attrici si stanno astenendo da qualsiasi attività promozionale per i film pronti. E questo include la partecipazione a eventi come i festival. In un modo o nell’altro, però, la Mostra del cinema di Venezia riuscirà a non essere del tutto priva di star hollywoodiane.

Nelle ultime edizioni la Mostra ha raggiunto uno status tale da indurre qualunque produzione che presenti dei film a portare tutti gli attori principali e tutti i registi, anche i più grossi. Solo una decina di anni fa non era garantito per tutte le produzioni. Anche per questa ragione la capacità attrattiva del festival nei confronti delle star americane è diventata uno dei suoi punti di forza maggiori: non è solo un evento culturale rilevante, ma anche un evento mediatico importante, capace di attrarre fotografi, sponsor, discussioni e tutto quello che la presenza di molte star porta con sé. L’impatto e la rilevanza di una Mostra senza attori e attrici famosi sarebbero quindi decisamente ridotti.

Questa eventualità però è stata scongiurata dalla presenza a Venezia di una buona quota di film americani indipendenti, cioè non finanziati dai sette grandi studios riuniti nell’associazione AMPTP (Disney, Prime Video, Warner, Sony/Columbia, Universal, Netflix, Paramount) contro i quali attori e sceneggiatori stanno scioperando. I film indipendenti sono prodotti da società più piccole, i cui contratti sono diversi da quelli standard degli studios. Queste società possono quindi chiedere al sindacato degli attori (SAG-AFTRA) un permesso speciale che, se concesso, consente alle star di fare promozione regolarmente. Il sindacato valuta la situazione, l’opportunità e quanto la manifestazione o l’attività per la quale viene richiesto il permesso abbia eventualmente ricadute di cui possono beneficiare anche gli studios. A essere valutato però è anche l’opposto, cioè quanto saltare l’attività in questione potrebbe essere un danno per le case di produzione che non hanno problemi con gli attori, e hanno stipulato con loro accordi che il sindacato approva.

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Durante il mese che è passato tra l’annuncio del programma della Mostra e il suo inizio sono stati richiesti i permessi e al momento è sicuro che i maggiori film indipendenti presentati li abbiano ottenuti. Variety ha scritto che, tra i più famosi, ci saranno Adam Driver, protagonista di Ferrari di Michael Mann, Jessica Chastain per Memory di Michel Franco (il suo primo ruolo da quando ha vinto l’Oscar), uno degli attori emergenti più importanti, Caleb Landry Jones per Dogman di Luc Besson, Mads Mikkelsen per The Promised Land, Lily James per il film italo-americano Finalmente l’alba di Saverio Costanzo. Tra quelli un po’ meno famosi, ci saranno Cailee Spaeny e Jacob Elordi, che interpretano Elvis Presley e sua moglie Priscilla nel film Priscilla di Sofia Coppola.

A mancare sicuramente invece saranno star come Bradley Cooper, attore ma anche regista di Maestro, il film su Leonard Bernstein prodotto da Netflix. Cooper avrebbe potuto forse presenziare nella sola veste di regista del film, ma la mossa sarebbe stata vista comunque di cattivo occhio dal sindacato degli attori. Non ci sarà Emma Stone per Povere creature! di Yorgos Lanthimos, prodotto da una società del gruppo Disney, né ci saranno Michael Fassbender e Tilda Swinton per The Killer di David Fincher, prodotto da Netflix. Il film che avrebbe dovuto aprire il festival, Challengers di Luca Guadagnino con Zendaya (prodotto dalla MGM, recentemente acquisita da Amazon), è stato poi ritirato quando è iniziato lo sciopero. Come per tutte le edizioni della Mostra l’elenco dei partecipanti è flessibile e viene aggiustato di continuo fino al giorno stesso d’arrivo.

Se negli ultimi anni il festival di Venezia era riuscito a garantirsi almeno un grandissimo nome al giorno, questa volta ci saranno quindi alcuni giorni senza star, ma nel complesso l’assenza non dovrebbe essere troppo percepita.

Per i film, non poter essere promossi pienamente al festival di Venezia è un problema più grande di quel che possa sembrare. Da anni la Mostra è considerata la piattaforma di lancio delle campagne per gli Oscar, che partono in autunno con una lunga serie di eventi, manifestazioni, feste e occasioni pubblicitarie per ottenere il maggior numero di nomination e poi per poter vincere. L’Academy, la società che gestisce il sistema di votazione e organizza la serata di premiazione a oggi prevista per il 10 marzo del 2024, ha fatto sapere di aver annullato una serie di eventi nei festival nordamericani di Telluride e Toronto, che si svolgono a inizio settembre. Il segnale fa pensare a molti che quest’anno la promozione in vista degli Oscar inizierà più avanti.

Lo sciopero degli attori, che a livello di marketing ha un impatto più grosso di quello contemporaneo degli sceneggiatori, ha già spinto la Warner a spostare l’uscita di Dune 2, il film di fantascienza con Timothée Chalamet e Zendaya, da questo autunno al 2024. La mossa lascia sguarnite le sale, a cui verrà a mancare una grossa fonte di introiti in quel periodo. Altri film che puntano a un grande incasso, hanno ambizioni da Oscar e la cui uscita mondiale è prevista per l’autunno, come Napoleon di Ridley Scott o Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, al momento non sono ancora stati spostati. Ma si teme comunque che la stagione autunnale possa portare meno incassi complessivi alle sale rispetto al previsto.

Una conclusione per lo sciopero e quindi un accordo tra le parti al momento sembrano ancora lontani. Il 22 agosto gli studios hanno reso pubblica la loro prima proposta concreta da quando le discussioni con le controparti erano state interrotte, circa un mese fa. Il destinatario della proposta era il sindacato degli sceneggiatori, entrato in agitazione prima di quello degli attori e che ha superato il limite simbolico dei 100 giorni di protesta, cosa che era successa solo di rado nella sua storia. La proposta è stata rigettata con forza nonostante contenesse progressi sui tre argomenti fondamentali che tengono le trattative ferme.

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Gli studios hanno proposto per prima cosa un aumento sia nelle paghe che nei diritti d’autore per i film di maggiore incasso. Poi hanno proposto un nuovo sistema per formare gli sceneggiatori, così che diventino showrunner (ovvero quegli sceneggiatori che non scrivono solo le puntate di una serie ma ne supervisionano tutti gli aspetti, i referenti artistici del progetto), e di promuovere due sceneggiatori per ogni gruppo di scrittura di film e serie al ruolo di produttori. Un altro punto prevedeva 10 settimane di impiego minimo nella fase di sviluppo delle sceneggiature, un altro la divulgazione dei dati sulla visione delle produzioni sulle piattaforme di streaming fornite nella forma del totale di ore viste, e infine assicurazioni sul fatto che gli sceneggiatori non saranno svantaggiati nei loro compensi e diritti d’autore dall’eventuale uso dei software di intelligenza artificiale per scrivere parti di sceneggiature.

Il sindacato degli sceneggiatori (WGA), in una lettera inviata ai propri membri, ha spiegato di aver rifiutato queste proposte giudicandole insufficienti su tutti i fronti e piene di buchi, espressioni vaghe e di quelle che definiscono “trappole”. Ad esempio dal lato dei diritti d’autore per quanto riguarda lo streaming, la AMPTP non ha fatto nessun riferimento specifico al loro ammontare, ma solo alla possibilità di divulgare i dati, cioè semplicemente mostrare la base sulla quale dovrebbero essere calcolati. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale la richiesta è invece che le sceneggiature dei membri della WGA non siano inserite nell’archivio a cui la tecnologia attinge per generarne di nuove, e di questo non c’era menzione. Infine sul fronte dell’impiego la richiesta principale che non è stata soddisfatta è che ci sia un minimo di sceneggiatori su ogni produzione, invece di premiarne pochi e solo per le produzioni più ricche, con l’accesso a uno status superiore e più pagato.

A rendere le trattative più complicate poi ci sono state le modalità con cui è arrivata ed è stata discussa la proposta. La AMPTP prima ha divulgato la sua offerta pubblicamente, e successivamente ha condotto l’incontro in cui è stata discussa: nel comunicato ufficiale del sindacato però si dice che abbiano tenuto «una predica su quanto fosse buona la loro unica offerta». Secondo gli sceneggiatori gli studios non volevano discutere le proposte, ma pretendevano che fossero accettate così com’erano. A margine dell’evento e in un discorso pubblico finalizzato a compattare gli sceneggiatori, progressivamente sempre più in difficoltà dopo più di tre mesi senza guadagni, il creatore della serie tv Andor Tony Gilroy ha detto: «Noi siamo il contenuto. Sono le nostre idee che riempiono i parchi a tema e i negozi di giocattoli; sono i nostri personaggi quelli sui cestini per il pranzo e da cui sono creati i costumi di Halloween».