Le riserve italiane di gas per l’inverno sono quasi piene

Hanno superato il 90 per cento con largo anticipo rispetto al termine del 1° novembre deciso dall'Unione Europea

Riserve gas
(EPA/STEPHANIE LECOCQ)
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Gli stoccaggi italiani di gas naturale, ovvero i vecchi giacimenti esauriti che ora fanno da deposito, sono pieni oltre il 90 per cento: è un livello alto per questo periodo dell’anno, durante il quale le riserve vengono riempite in vista dell’inverno, quando la domanda generalmente aumenta a causa soprattutto degli impianti di riscaldamento. Il 23 agosto, intervenendo al Meeting di Rimini, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha detto infatti di essere «abbastanza tranquillo» riguardo alle riserve di gas.

Secondo i dati più aggiornati dell’Aggregated gas storage inventory – una rete europea che raggruppa i principali operatori del settore del gas – al 23 agosto le riserve italiane erano piene al 91,9 per cento, un livello in linea con la media europea: la Francia per esempio era all’87 per cento, la Germania al 93,4 per cento e la Spagna al 100 per cento. Le riserve di gas spagnole comunque sono sempre molte alte: il paese usa molto di più il gas naturale liquefatto (GNL), e quindi sfrutta meno gli stoccaggi di gas tradizionale.

Da inizio aprile inoltre i paesi europei stanno effettuando quelle che in gergo vengono definite “iniezioni nette” nei propri stoccaggi nazionali: ossia ogni giorno viene acquistato e depositato nelle riserve più gas di quello che viene effettivamente utilizzato per soddisfare la domanda quotidiana. È il normale funzionamento del ciclo annuale di stoccaggio del gas, che si divide nella fase di immissione, durante la quale le riserve vengono riempite (generalmente in primavera e in estate), ed erogazione, quando si svuotano (in autunno e inverno). In Italia, in particolare, fin dallo scorso 18 marzo il gas stoccato ogni giorno è sempre stato maggiore di quello utilizzato.

In questo modo i paesi europei hanno raggiunto con largo anticipo l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea, secondo cui le riserve avrebbero dovuto essere piene almeno al 90 per cento entro il prossimo 1° novembre. È una misura presa per assicurarsi che i vari governi abbiano a disposizione gas sufficiente per non rischiare di trovarsi senza in inverno, come si temeva che potesse accadere lo scorso anno, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

Fino all’inizio del 2022, infatti, circa il 40 per cento delle forniture europee di gas era assicurato dai giacimenti russi. Poi, con l’inizio della guerra, i governi dell’Unione Europea hanno cercato di sostituire il più possibile il gas importato dalla Russia con quello di altri fornitori, in modo da ridurre la dipendenza energetica da un paese ritenuto ostile e inaffidabile. Il governo russo aveva utilizzato il gas come arma di ricatto già nei mesi precedenti all’invasione: i flussi verso i paesi europei erano stati ridotti senza troppe spiegazioni e i prezzi erano saliti tantissimo, fino a più di 300 euro al megawattora circa un anno fa, ad agosto del 2022. Da lì in poi i prezzi sono scesi, e oggi si aggirano intorno ai 30 euro al megawattora.

– Leggi anche: La dipendenza italiana dal gas russo si è molto ridotta

Nel corso dell’ultimo anno l’Italia ha fatto accordi con paesi produttori come l’Algeria e quelli del Nord Europa per ridurre la dipendenza dal gas russo. Sia il precedente governo di Mario Draghi che quello attuale, di Giorgia Meloni, hanno migliorato le infrastrutture per il trattamento del gas naturale liquefatto, ossia gas che può essere importato via nave allo stato liquido ma prima di essere immesso nelle tubature del sistema nazionale deve essere riportato allo stato gassoso in appositi impianti, chiamati rigassificatori. A luglio è entrato in attività un nuovo rigassificatore a Piombino, in provincia di Livorno, e un altro nei pressi di Ravenna dovrebbe diventare operativo nel 2024. Oltre a quello appena installato a Piombino, al momento l’Italia ha altri tre rigassificatori funzionanti: uno sulla terraferma a Panigaglia (La Spezia) e due in mare, rispettivamente a Rovigo e nel tratto tra Livorno e Pisa.

Oltre all’ampliamento dei sistemi di rigassificazione, negli ultimi anni Snam, l’azienda che distribuisce il gas in Italia, ha annunciato più volte di voler aumentare la capienza dei siti dove viene stoccato il gas, che al momento sono 13. E vorrebbe anche aprire nuovi punti di stoccaggio, in modo da assicurare sempre la presenza di scorte sufficienti.

L’Italia si è anche impegnata a ridurre il consumo di gas adottando una serie di regole, decise sia a livello nazionale che europeo, tra cui ridurre l’illuminazione delle attrazioni turistiche nelle ore notturne, ritardare l’accensione dei riscaldamenti domestici e abbassare la temperatura massima nelle abitazioni. I piani, anche grazie a un inverno particolarmente mite, hanno funzionato: tra agosto del 2022 e marzo del 2023 il consumo di gas nell’Unione Europea è sceso del 17,7 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti, e anche in Italia i consumi sono scesi del 18 per cento.