Sul salario minimo per un po’ non ci saranno progressi

Dopo l'incontro tra governo e opposizione Meloni ha chiesto al CNEL di preparare una proposta in tempo per la legge di bilancio

L'incontro tra il governo e le opposizioni a Palazzo Chigi (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
L'incontro tra il governo e le opposizioni a Palazzo Chigi (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
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Domenica i principali partiti di opposizione – Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra e +Europa – hanno pubblicizzato l’inizio di una raccolta firme per accelerare la discussione sull’introduzione di un salario minimo legale a 9 euro lordi in Italia, cioè una soglia minima di compenso stabilita per legge e uguale per tutti i lavoratori a prescindere dalla mansione che svolgono. Il sito su cui è promossa, salariominimosubito.it, ha avuto vari problemi ed è stato per un po’ inaccessibile per le troppe richieste. Questa iniziativa è arrivata dopo che venerdì si era tenuto l’incontro tra il governo e le opposizioni proprio sulla proposta di legge che avevano fatto a inizio luglio i principali partiti che non sono nella maggioranza – tutti tranne Italia Viva – per l’introduzione di un salario minimo in Italia, a cui la destra al governo è storicamente contraria.

Anche in questa occasione i membri del governo hanno ribadito il sostanziale scetticismo sulla misura: il governo ha tuttavia dato l’incarico al CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), un organo consultivo del parlamento, di elaborare entro 60 giorni una proposta ampia per la lotta al lavoro povero, come viene definito quello retribuito così poco da non permettere al lavoratore di superare la soglia di povertà. Il governo sostiene di aver fatto una buona concessione alle opposizioni, dopo che nelle scorse settimane la maggioranza aveva addirittura provato a non far arrivare nemmeno la proposta in parlamento, sospendendo la discussione fino a ottobre. I partiti che hanno partecipato sono però generalmente insoddisfatti dell’incontro.

Negli ultimi anni ci sono state tantissime proposte di legge di salario minimo, di cui però non si è mai fatto nulla. Ma la diminuzione dei salari registrata negli ultimi anni, il precariato e i problemi di accesso al lavoro di alcune fasce della popolazione, come i giovani e le donne, hanno portato diversi politici ed economisti a sostenere l’esigenza di cambiare o rafforzare il sistema attuale di tutele contrattuali. Negli ultimi due anni poi l’inflazione ha peggiorato ulteriormente le cose per chi ha un reddito fisso, erodendone il potere d’acquisto.

Il tema del salario minimo e della necessità di far salire le retribuzioni è tornato dunque centrale nel dibattito politico. In una lettera al Corriere della Sera di sabato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato l’incontro e ha detto che sia i partiti al governo che quelli all’opposizione condividono «la finalità di tutelare i lavoratori e chiudere una lunghissima era di salari bassi che oggi sono ‘sforbiciati’ dall’inflazione. Sulla strada da seguire per centrare l’obiettivo ci sono delle divergenze».

Divergenze che sono venute fuori nell’incontro di venerdì. Tra chi vi ha partecipato ci sono alcuni membri del governo – tra cui Meloni, il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone – e i principali leader dell’opposizione – tra cui la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, il capo del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, il leader di Azione Carlo Calenda, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana – accompagnati da esperti di lavoro dei vari partiti.

La posizione del governo, riassunta in un comunicato stampa di Meloni dopo l’incontro, è che il salario minimo non risolverebbe il problema molto ampio e complesso del lavoro povero. Rischierebbe di essere addirittura controproducente, secondo Meloni, e «in una nazione come la nostra, con una altissima contrattazione collettiva, di peggiorare, per paradosso, la condizione di più lavoratori di quelli ai quali potrebbe migliorarla».

Meloni fa riferimento al fatto che in Italia le condizioni minime dei lavoratori sono storicamente regolate dalle negoziazioni tra i principali sindacati e le associazioni delle aziende, che secondo la destra sono meno distorsive di un salario minimo imposto per legge. È un’idea diffusa tra chi è contrario alla misura: una soglia minima indicata per legge imporrebbe alle aziende un aumento del costo del lavoro che in alcuni casi scoraggerebbe le nuove assunzioni.

Secondo Meloni è necessaria quindi un’analisi più ampia e ha dato mandato al CNEL di elaborare una proposta in tempo per la legge di bilancio di fine anno. Il CNEL è un organo consultivo del parlamento e si occupa di studi in materie economiche e sociali e la scorsa settimana aveva già pubblicato un’analisi sul tema del salario minimo. Tra gli esperti alcuni hanno fatto notare che il CNEL si occupa proprio di queste cose e che quindi una sua proposta potrebbe essere una buona base di partenza, a patto che il mandato sia stato chiaro e puntuale.

Le considerazioni delle opposizioni sull’incontro sono state molto diverse tra i vari esponenti dei partiti. Giuseppe Conte è stato quello più critico: ha definito la mossa del governo di coinvolgere il CNEL «una palla lanciata in tribuna», sostenendo che rischia di non portare sostanzialmente a nulla, anche perché non ci sarebbe stata alcuna controproposta da parte dei partiti di maggioranza. In più ha espresso qualche perplessità sul fatto che l’elaborazione della proposta sia stata affidata a un organo il cui presidente è Renato Brunetta, uno degli storici esponenti di Forza Italia, partito da sempre contrario al salario minimo.

È stato piuttosto critico anche il Partito Democratico. In un’intervista a Fanpage l’economista e deputata del PD Maria Cecilia Guerra – che era presente all’incontro – ha detto che «la maggioranza prende tempo e dice che i problemi sono altri» e che «al tavolo la premier e la sua maggioranza non hanno presentato una sola proposta». Anche lei è piuttosto critica sul coinvolgimento del CNEL, che è già coinvolto in dossier di questo tipo ma che non può fare da «arbitro» su una questione che dovrebbe essere politica. Il più ottimista è sembrato il leader di Azione Carlo Calenda, secondo cui l’incontro è stato costruttivo, con una «discussione solo di merito».

Probabilmente per accelerare la discussione e renderla più pressante grazie al coinvolgimento dei cittadini domenica è poi iniziata una raccolta firme sul sito salariominimosubito.it, organizzata dai partiti di opposizione. In un’intervista pubblicata congiuntamente lunedì su Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa, Meloni ha risposto a questa iniziativa dicendo che «l’opposizione vuole fare politica invece che affrontare davvero la questione. Loro sono consapevoli del fatto che il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero ma ti dicono che siccome hanno iniziato una raccolta di firme la portano avanti».

– Leggi anche: Qual è la soglia giusta per il salario minimo?